Ricordi
Tutti li abbiamo, nessuno escluso, sono nascosti in dei cofanetti racchiusi nelle nostre menti.
Io li ho sempre definiti come dei piccoli pezzi di puzzle che mano a mano prendono forma rivelando a pieno la nostra figura.
I ricordi sono una cosa astratta, nessuno li vede e nessuno li tocca, ma una cosa è certa, rimarranno sempre impressi nella nostra mente.
Sono una specie di valigia, viaggeranno con noi ovunque andremo, loro ci saranno sia nel passato, nel presente e chissà, magari anche nel futuro.
Possiamo distinguerli in due categorie: i ricordi positivi, che suscitano nelle persone emozioni contrastanti, ci fanno rivivere episodi passati in compagnia della nostra famiglia, dei nostri amici, anche dei nostri nemici, per quanto strano, ma nessuno parla mai dei ricordi negativi.
Sono come una macchia nera che si cospargere in un cielo del tutto azzurro, avvelenano il futuro e offuscano la mente divorando i bei ricordi.
Quelli negativi feriscono, uccidono, cicatrici incise su di noi riaprono ferite ormai chiuse e dimenticate da non so quanto tempo e in quale parte remota di noi.
Perché le ferite sulla pelle sono le uniche a guarire veramente...«Da quel giorno non avete più parlato?» domanda il cantante alzandosi solo per buttare la sigaretta che stava fumando fino a poco fa.
«Io sono partita per Boston e di conseguenza nessuno dei due ha più chiamato» ammetto sospirando pesantemente, stringendomi nel felpone che ho indosso.
«Niente messaggi, niente di nulla. Eravamo praticamente due perfetti sconosciuti» continuo.
«Non avete provato a mantenere i rapporti?» più che una conversazione sembra un interrogatorio, dove le risposte non sono molto ampie.
«No» dico schietta. «Quella è stata l'ultima sera in cui l'ho visto»
Ovviamente è cambiato con il corso del tempo, ora ha 17 anni, ma quando stavamo insieme ne aveva praticamente 15, a cavallo dei 16. Era molto diverso all'ora, i capelli erano leggermente più lunghi di adesso, non erano così scuri come li porta ora, avevano delle sfumature talmente chiare che viste al sole sembravano quasi essere biondi. Gli occhi sempre azzurrissimi, due calamite umane in poche parole. La corporatura è sempre stata un po' magrolina, non ha mai amato la palestra, anzi, ne faceva anche a meno, la riteneva inutile per quelli come lui, ma devo ammettere che adesso, mi duole dirlo, è davvero bello, non che prima non lo fosse non fraintendetemi.
«Non sarò come quei bodybuilders, però ci si accontenta allora stesso» scherzava sempre su questa cosa e ancora mi fa morire il fatto che sia sempre stata io a batterlo a braccio di ferro, e non solo una volta.
«Immagino che sia stata strano rivederlo qui dentro dopo così tanto tempo» afferma Luigi guardandomi dritta negli occhi, mentre io mi decido a fermarmi in un punto del cortile. Altrimenti rischio di fargli venire mal di testa con tutti i miei giri.
«Se ti riferisci al fatto che praticamente mi evita, no, non è neanche stato così tanto strano»
«Aspetta mi correggo. Mi odia proprio» il ragazzo mi guarda con uno sguardo storto, forse per quello che gli ho raccontato poco prima.
«Astrid... C'è una cosa che dovresti sapere» dice di punto in bianco Luigi, sta volta interrompendo il contatto visivo. Sembra in difficoltà adesso.
«Se c'entra ancora Carola giuro che ti tiro un cazzotto» lo ammonisco, come ogni volta che esce il nome della ballerina.
«No no non è quello» afferma poco dopo, quasi in imbarazzo per il paragone.
«So che non dovrei essere io a dirtelo, ma da come me la stai raccontando non c'è proprio un bel rapporto fra voi due»
«Sai che io e Francesco siamo compagni di stanza no?» mi domanda alzando di nuovo lo sguardo verso di me.