Avete presente quando finalmente riuscite ad inseguire il vostro sogno ma qualcosa vi impedisce di essere felici? Perfetto, siete nella mia stessa situazione.
Tutti noi conosciamo la cherofobia, la paura di essere felici, ma nessuno si è mai soffermato sul vero significato di questa parola.
È una sorta di provvedimento dannoso che arriva addirittura a spezzarti in due, a disgregarti, facendoti diventare solamente un ammasso di polvere.
Addirittura inizi a domandarti se veramente tu sia degno di essere felice, iniziando a dubitare di te stesso, rinchiudendoti nella tua piccola gabbia senza uscita.
Ma la risposta è davvero semplicissima: tutti noi abbiamo il diritto di essere felici, di provare sensazioni nuove, di divertirci, di ritornare a casa sperando vivamente che il giorno dopo sia ancora più bello di quello appena passato.
È allora perché non è sempre così?
Perché una parte del nostro corpo si rifiuta di essere felice?
La felicità è qualcosa di indescrivibile, può anche verificarsi nelle piccole cose, nei gesti che ti fanno scaldare il cuore, tutti dicono che sono i soldi a fare felici le persona, ma a parer mio tutto questo è una grande cazzata.
Essere felici significa avere il sorriso stampato in faccia 24 ore su 24, ma perché fare tutto questo se una volta arrivati a casa la maschera che ci siamo portati dietro per tutto il giorno si spezza? Perché essere chi non siamo veramente in mezzo a delle persone che molto probabilmente ti giudicano per quello che vedono?
È come se dietro l'angolo ci sia una tragedia pronta a prendersi gioco di te come se fossi un giocatollo.
Bisogna veramente essere desiderosi di essere felici, ma come si può se ogni volta che succede qualcosa di bello da farti togliere il fiato il mondo ti cade a dosso schiacciandonti?
Provare felicità è come sentire l'elettricità scorrerti dritto nelle vene, sentire quella scarica elettrica darti l'energia necessaria per fare qualsiasi cosa. Sarebbe davvero bello provare tutte quelle sensazioni, sarebbe bello riuscire a non piangere sul tuo letto tutte le dannate notti, sarebbe bello dire alla gente che non va tutto bene e quella maschera che porti è solamente un tentativo per non fare preoccupare nessuno, mostrando una parte di te che non sei. Sarebbe bello poter alzarsi la mattina e sentirsi felici, carichi, sapendo di star inseguendo il proprio sogno, quello per cui lavorato sin da piccola ma purtroppo io non riesco a fare nulla di tutto ciò.
Non vivendo 24 ore su 24 con l'unica persona che è riuscita a prosciugare ogni singola briciola della tua felicità, se n'è privato come un egoista e quel sorriso che regnava sul mio viso tantissimo tempo fa ormai non è più presente, e solo il pensiero che era proprio quella persona ha procurarmelo anche la mattina appena sveglia mi fa provare solamente tanta rabbia, che cerco però di tenere repressa. Ed ogni singola cosa che possa sembrare bella mi porta a rinchiudermi nella camera gialla a tartassarmi le unghie, mentre nel mio cervello una specie di campana continua a bussare, irrefrenabilmente e continuamente senza sosta causando in me solamente tristezza e amarezza divorando tutta la felicità che mi piacerebbe tanto riprovare come facevo una volta.«È pronta la cena» mi avvisa Christian affacciandosi dalla porta, mentre urlando qualcosa di incomprensibile cerca di, allo stesso tempo, comunicare con Mattia che si trova dall'altra parte della casetta spaparanzato sul divano a causa del gesso che porta al piede, ed essendo che non può fare chissà quali strambi movimenti il ballerino di hip-hop è diventato praticamente la sua tata dunque ogni due per tre Mattia chiama Christian per farsi portare qualcosa, che sia da mangiare o da bere o semplicemente una coperta poco importa.
«Cinque minuti e arrivo»
«Ti conviene correre perché Aisha ha appena sfornato le lasagne, non so quanto possano durare visto che c'è gente già col piatto in mano» mi informa il ragazzo puntando di tanto in tanto qualche sguardo verso la cucina dove Alex e Luigi sono già pronti con il piatto in mano.
«Correrò il rischio allora» dico alzando le spalle finendo di fumare la sigaretta che aveva acceso pochi secondi prima dell'arrivo del ballerino.
«Te ne lascio un po' della mia se vuoi. Va bene?» propone Christian entrando un poco nel giardino, sapendo che, se lascia la porta aperta per così tanto tempo l'ira di Alex potrebbe dar inizio a qualche strano conflitto inarrestabile.