Nonostante la risposta di mia madre non mi avesse convinto abbastanza, non fui in grado di approfondire il discorso.
Preferì illudermi di essermi sbagliata, di aver interpretato male il suo umore.
D'altronde i miei genitori si amavano molto. Ricordavo che da bambina li vedevo come l'emblema dell'amore.
Mio padre, a volte, era un tiranno con chiunque avesse attorno, ma con lei no, mai. Con lei era stato costantemente gentile e rispettoso.
Erano due complici, sempre d'accordo l'uno con l'altra. Un re non prende ordini da nessuno, ma più di una volta mi era sembrato cheper amore, avesse seguito i suoi consigli.Ad essere sinceri però, negli ultimi tempi, l'umore di mia madre era cambiato. Non per colpa di lui e questo era evidente, anche perché a tutti era chiaro quanto la venerasse.
Tuttavia, qualcosa, senza dubbio, era accaduto, ma non era dato sapere, né a me, né a nessun altro.Forse un po' egoisticamente, l'idea che di lì a poco sarebbero partiti, riuscì a distrarmi totalmente da quella preoccupazione. Quell'idea mi pervase, come un'ondata di serenità.
"Finalmente!" pensai.Erano anni ormai che mi pesavano tutte le restrizioni che giorno dopo giorno dovevo subire.
La vita a corte era fatta di "Non si può" o ancor peggio "Tu non puoi".
Nelle favole che la balia mi leggeva da bambina, la vita della principessa appariva tutt'altra cosa. Privilegi su privilegi, opportunità, avventure.
Chissà quante bambine, ascoltando quelle storie mi avevano invidiato.
Ciò che non sapevamo però, era che in quella vita da sogno, di sogno c'era veramente poco.
Tolti gli abiti sfarzosi, tolte le camere ben arredate, rimanevano solo obblighi e leggi da rispettare.
Non si poteva fare quasi niente, se non quello che era deciso dalle educatrici, che a loro volta facevano ciò che era deciso dal re, che a sua volta era una pedina di un sistema che andava avanti da secoli.Io ero una ragazza curiosa e piena di voglia di fare. Tutte quelle restrizioni, mi pesavano come catene, tanto che potevo quasi sentirne i segni che mi lasciavano sui polsi.
Amavo leggere, avrei voluto leggere di tutto. Mi sarei alimentata volentieri solo di libri. Dovevo però accontentarmi dei libri che sceglievano per me, senza avere voce in capitolo neanche in questo. Certe cose e soprattutto certe scritture, non sono adatte ad una principessa.
Amavo fare passeggiate all aperto, perdermi nel verde, nel silenzio misto al rumore del vento che sposta le foglie. Ma non potevo mai camminare da sola; alle mie spalle si muoveva il corteo delle mie balie, che non mi perdeva d'occhio neanche per un secondo, come la scia che si disegna nelle acqua, appena dietro la poppa di un battello.Amavo stare tra la gente. La gente normale, quella del popolo, la gente vera insomma. Ma tra le cose vietate, questa era la più proibita. A contatto col popolo ci si poteva stare solo durante celebrazioni stabilite, occasioni in cui tutta la famiglia reale si muoveva insieme, circondata dall' esercito per fare la sua apparizione fugace.
In realtà tutto ciò era normale. Ero io strana a non farmelo andare bene.
Anche Paul la pensava come me, sotto sotto.
Più volte avevamo parlato della nostra curiosità di uscire e sperimentare.
Lui era appassionato ai lavori manuali, specialmente all'intarsio del legno. "Che darei per vedere un artigiano all'opera, da vicino", mi confessò una volta, parlandone davanti al camino.
Ma, mentre mio cugino, come già detto, era fin troppo ligio, e teneva i suoi desideri e le sue curiosità chiuse nel cassetto più profondo della sua anima, io ero molto più debole alla tentazione.
La curiosità per me era il motore del mondo.
Sin da ragazzina, fu il desiderio di scoprire, di imparare, ad alimentare la mia voglia di vivere.
Mi piegavo a quel sentimento, come un fuscello si fa travolgere dal vento.Se non si poteva esplorare il territorio oltre le mura del palazzo, io l'avevo fatto.
Lo feci una, due, tre, quattro, cento volte. Non me ne ricordavo più il numero ormai.
Lo facevo tutte le volte che ne trovavo o creavo l'occasione. Di notte, di giorno, per poche ore o per giornate intere. Mi accontentavo di tutto.
La notte sognavo quei momenti, ripercorrevo con la mente le immagini di quelle che per me erano avventure e ne potevo risentire addirittura gli odori.