Parte Ottava

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Non sapevo bene cosa gli avrei raccontato.

Stetti in silenzio lì per qualche secondo, che in realtà mi sembrò infinito.

Con Andrew avevo da sempre avuto un rapporto di complicità, ma qualcosa mi trattenne dal riferire tutto.

Fui molto incerta, perché non avevo pensato a cosa avrei confidato, né a chi.
Non me avevo avuto il tempo.

Decisi che avrei taciuto. Almeno sulla parte più saliente.
In primis perché sapevo che non avrebbero mai accettato la relazione tra due donne ed in secundis perché, uomo o donna, io mi stavo innamorando di qualcuno che non fosse lui,il mio promesso sposo.

Pensai che per quanto fosse comprensivo, non avrebbe potuto essere felice del fatto che io non l'avrei più sposato.

Perché avevo poche certezze in quel momento, ma una di quelle era proprio questa.

Un cieco sopravvive alla voglia di vedere, solo se non ha mai visto i colori. Se li ha visti, se sa cosa si perde, si dispera.
Come avrei potuto rinunciare all'amore, ora che l'avevo trovato?

Non sapevo chi fosse Lauren e neanche potevo sapere se saremmo state mai davvero insieme, ma l'essermi anche solo avvicinata a quel sentimento così forte, mi aveva dimostrato che esisteva. Ed io, non ne volevo fare a meno.

Avrei potuto rinunciare a tutto, tranne che a quello. Avrei fatto a meno persino della libertà.
Sarei stata felice anche chiusa in un castello senza poter più vedere nessuno, se fossi stata con Lauren.

Lauren, Lauren, Lauren! Quante volte già era risuonato il suo nome nella mia mente, in così poco tempo.

~"Sono andata a cercare quell'uomo, per metterlo in salvo", risponsi finalmente, io che ero abituata alle mezze
verità.

Andrew sbattè un pugno sul comodino che aveva accanto.

-"Camila sei pazza? Se ti avessero visto? O peggio se ti avessero confusa per una contadina qualunque? Cosa avrebbero potuto farti?" urlò senza preoccuparsi di essere sentito.
Vidi i vasi del suo collo gonfiarsi.

Sapevo che fosse la sua preoccupazione a parlare per lui. In altre occasioni non gli avrei permesso quel tono, ma sapevo di aver esagerato. E poi, quel senso di colpa verso di lui, mi faceva quasi sentire di meritare quelle parole.

-"Ti ho cercato ovunque. Ho avuto paura per te", aggiunse, prendendo fiato e calmando il tonalità della sua voce,che si fece più calda e bassa.

Non dissi niente, mi avvicinai e lo abbracciai.

~"Sono qui, non devi temere più per me" gli dissi, quasi ringraziandolo di tutta quella premura.
Non era così scontato avere una persona che si interessasse a me in maniera sincera ed io lo sapevo bene.

~"Ti prometto che non ci andrò più" aggiunsi, per tranquillizzarlo.
Fu allora che mi mise una mano sulla spalla, in segno di gratitudine...

Non sapeva infatti, che era stato facile fare quella promessa a lui , perché l'avevo già fatta poche ore prima alla donna che mi aveva stravolto.

-" Ho persino cercato quella domestica..." mi disse prendendo tempo,come se non me ricordasse il nome.

Mi sembrò strano, sapeva bene come si chiamasse.

~"Emily?" chiesi, senza capire il motivo di quel trattenimento.

-"Sì." rispose lui un po' imbarazzato.
~"Non c'è niente di male se le hai chiesto dove fossi" gli dissi per sollevarlo.

Il suo imbarazzo però non sparì, tanto che cambiò subito argomento.

-"Ora ti lascio, cosicché tu possa darti una sistemata. Le tue cugine ti cercavano, è meglio farsi trovare al più presto, per non destare sospetti" esortò, prima di avvicinarsi alla porta.

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