Parte Sesta

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La ragazza ascoltò attentamente ogni mia parola.
Le sue espressioni, cambiavano al ritmo dei miei racconti.

La vidi a tratti stupita, a tratti affascinata da ciò che le dicevo.

-"Io l'avevo detto che lei è nata per fare la rivoluzione" commentò all'improvviso, interrompendomi.
-"Ma dalle sue parole, non è con me che la farà. C'è qualcuno molto più adatto di timida cameriera",continuò sorridendomi.

~"No, Em, non dirlo neanche" le dissi portandomi una mano sul viso a coprirmi gli occhi.
Non volevo che lo dicesse, perché se avesse detto a voce alta quel pensiero, avrei dovuto fare i conti con la realtà che stavo provando a reprimere nel più profondo cassetto della mia anima.

Ma ormai era tardi. Le mie orecchie avevano udito quelle parole ed il tutto bastò ad accendere la mia fantasia, mista al desiderio.

Iniziai a pensare a come sarebbe stato avere quella persona ignota al mio fianco, nella lotta per il bene di tutti.

Prima di allora, mi ero immaginata in quella rivoluzione con Andrew o con Emily, ma nessuno dei due, mi sembrò più adeguato in quel momento. Pensai che neanche insieme, sommando le loro capacità e le loro attitudini, avrebbero mai raggiunto l'appropriatezza che ora mi sembrava avere quell'essere misterioso, che avevo salvato.

-"Principessa, se lei mi ha voluto qua, è proprio per sentirselo dire", commentò Emily, accarezzandomi la schiena, con la solita dolcezza.

Mi tolsi la mano dalla faccia e la guardai; abbozzai un sorriso, che poi si liberò in una risata.

Aveva ragione. Ed ero felice che fosse così.
Ridemmo e finalmente ci abbracciammo, per la prima volta.
Quanti cambiamenti, quante evoluzioni in così poche ore. Non ne sapevo il perché, ma fui certa che ne sarei uscita stravolta.

Quell'abbraccio, quella stretta, furono per me, l'ultimo tassello di un quadro che voleva indicarmi qualcosa.
La forza che provai, nello stringere la mia miglore amica, mi sembrò un segno.
Non avrei dovuto fermarmi.

~"Promettimi una cosa Emily" le dissi,staccandomi da lei e guardandola negli occhi.

La ragazza rimase ferma in un silenzio che sembrò già un assenso, nonostante non le avessi ancora chiesto niente.

~"Promettimi che, se dovessi provare un'emozione che ha il sapore della vita, farai di tutto per seguirla. Non fermarti mai, davanti a niente. Anche tu devi fare la tua rivoluzione", le chiesi per spronarla ad essere felice.
Lei se lo meritava ancora più di me. Io avrei fatto di tutto per assicurarle la serenità, ma ci sono cose che solo da soli, possiamo guadagnarci.

Emily mi strinse ancora ed io sperai che quell'abbraccio fosse una presa di coscienza dell'insegnamento che avevo voluto darle.

-"Ma lei cosa farà adesso?", chiese poi, un po' preoccupata della mia follia.

Non sapevo cosa avrei fatto. O forse sì.
Forse non sapevo come l'avrei fatto.

Stavo cercando la risposta, quando all'improvviso fummo interrotte da delle grida.

Uscimmo dalla camera per capire cosa fosse successo, anche se potevamo immaginarlo.

Il re era su tutte le furie. Urlò pieno di rabbia. Salì dalle scale delle segrete e si inginocchiò a terra, preda della sua stessa ira.

-"Non dovevo, non dovevo aspettare!" gridò, quasi strappandosi il mantello dalle spalle.

-"Sire, si alzi, vedrà che lo troveremo", gli disse il consigliere, chinatosi vicino a lui, nel tentativo di sollevarlo.

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