Parte Quarta

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Quella notizia mi turbò come poche cose fino ad allora.

Risuonò dentro di me come un fulmine a ciel sereno.

Corsi via, macinai metro dopo metro la strada che mi divideva dal palazzo, con l'intento di raggiungerlo il più velocemente possibile.

Il vento fresco mi scompigliava i capelli, portando ciocche davanti al mio viso, che freneticamente spostavo dietro alle orecchie, senza fermarmi.

Il mio sguardo era di pietra.
Cercai di mettere in pausa i miei pensieri, cosicché non mi rallentassero.

Sentivo il mio respiro aumentare la frequenza; deglutii e riconobbi quel sapore inconfondibile di paura.

Sì, avevo paura.

Vidi le stalle e mi ci intrufolai, così da trovarmi in pochi minuti per le scale del retro del Palazzo.
Completamente da incosciente, non pensai neanche di cambiarmi. Salii gradino dopo gradino, col rischio di essere vista in quelle condizioni da qualcuno.
Non so se qualcuno mi vide, ma non mi sembrava. Fortunatamente in assenza del re, ognuno pensava a dedicarsi alle proprie cose.
Spalancai la porta della mia camera e la chiusi subito dietro di me.
Mi appoggiai per un istante con le spalle contro quelle ante e, per la prima volta, guardai la mia camera come il posto più sereno del mondo.
Avevo desiderato così tanto essere lì, in quell'ultima ora, che adesso che c'ero, mi sembrava tutto più bello di quanto me ne ricordassi.

Mi sedetti, facendo scorrere il mio dorso su quella porta, finché i miei glutei non toccarono il pavimento.
Chiusi gli occhi e mi rilassai qualche secondo, cercando di far rientrare la rapidità del mio respiro.

Aprii gli occhi e guardai le mie mani, completamente annerite dal terreno.
Ero sporca dalla testa ai piedi,così decisi di alzarmi e prepararmi un bagno caldo, sperando che potesse sanare sia il mio aspetto fisico, che la mia tensione emotiva.

Eppure quell'acqua non servì a lenire i miei tormenti.
La paura c'era ed era tanta.
Per quanto capissi la disperazione di quel popolo, una rivolta contro il Palazzo, sarebbe stata una catastrofe per tutti.
Qui c'erano tante persone a cui volevo bene e non riuscivo a non pensare al pericolo che stavano per correre.
Se era venuto meno il rispetto del popolo verso il suo Re, allora poteva succedere di tutto.
Avrebbero potuto dar fuoco al Palazzo, imprigionarci dentro e lasciarci morire.
Avrebbero potuto invaderlo ed ucciderci uno per uno. Chissà quante cose avrebbero potuto fare e chissà quante vittime ci sarebbero state da ambedue le parti.

Mi portai le mani tra i capelli, e le gocce di acqua si mescolarono alle lacrime della mia disperazione.
Il popolo non lo sapeva, ma, in quel momento, il palazzo era anche più vulnerabile del solito, coi Sovrani lontani ed un numero importante di guardie che li avevano seguiti.

L'angoscia non mi lasciò un attimo.
Ripulita bene, mi appoggiai sul letto.
Suonai la campanella accanto al comodino e avvisai i camerieri di voler cenare da sola in camera.
Così feci, sforzandomi di consumare qualcosa, nonostante non avessi fame.

Mi misi su un lato, guardando la porta che era alla mia destra. Non stavo osservando qualcosa di preciso, ero persa nel non sapere cosa fare e come comportarmi.

Fui riportata bruscamente alla realtà da qualcuno che bussò alla mia porta.
Ero così spaventata che anche anche un tocco alla porta era riuscito a farmi sobbalzare.

~"Avanti", dissi un po' titubante.

Il ragazzo aprì e rapidamente entrò dentro.
~"Andy!" esclamai visibilmente
sollevata.

Mi alzai in piedi e corsi ad abbracciarlo.
Andrew pur non capendo quella reazione, ricambiò la mia stretta.

-"Cosa ti succede? Mi fai preoccupare" chiese dopo poco, insospettitosi del fatto che non avevo la minima voglia di staccarmi da lui.

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