Parte Quinta.

23 2 0
                                    

Mio padre mi sorprese. Mi sentii il cuore più leggero, appena pronunciò quelle parole. Non mi sembrava neanche lui.

Mi sarei aspettata un esecuzione a sangue freddo, proprio lì nel bel mezzo di quella cucina.
Ed invece, gli astri di quell'uomo, si erano probabilmente allineati e l'avevano sottratto a quel destino. Almeno temporaneamente.

Ero certa infatti, che non avrebbe avuto la stessa fortuna, il giorno seguente.
Se il sovrano l'aveva risparmiato, l'aveva fatto solo per ottenere informazioni in più, non di certo per carità d'animo.

Rimasi dietro a quelle porte ad osservare ancora lo scenario che si stava consumando tra le pentole ed i sacchi pieni di cibo.

Le guardie alzarono l'uomo da terra e tenendolo ben stretto, si allontanarono, con ogni probabilità, verso le prigioni.

Nonostante il giovane non opponesse la minima forza, fui certa che l'avrebbero trasportato nelle stanze rafforzate, quelle che mio padre riservava ai criminali di primo ordine.
Quel ragazzo non aveva l'aria di esserlo, ma per mio padre, così come per gli altri uomini di corte, si trattava di una questione di orgoglio. Come aveva osato saccheggiare per tre volte consecutive, le dispense del palazzo?
La sua arroganza sarebbe stata punita nel peggiore dei modi.

Quando tutti abbandonarono la cucina, aspettai un po' di tempo, prima di tornare in camera.

Fu proprio nel silenzio dell'attesa che sentii dentro di me, l'esigenza di un ulteriore atto di coraggio.

Avevo passato il giorno precedente a pensare a come proteggere quella persona, ed ora che il destino me ne aveva dato l'opportunità, non potevo lasciarmela scappare.

Passò abbastanza tempo da consentirmi di tornare in camera, ma non fu lì che andai.

Guardandomi bene attorno, decisi di scendere nelle segrete.
L'aver riservato a quel ragazzo, un trattamento d eccezione, mi avvantaggiò soltanto.
Infatti, sapevo che mentre le prigioni normali, fossero sempre sorvegliate dalle guardie, quelle rafforzate, per la conformazione della struttura, non ne avevano bisogno.
Nessuno sarebbe mai potuto uscire di lì, se qualcuno non gli avesse aperto da fuori.

Nonostante avessi paura di essere scoperta, la consapevolezza di poter riuscire nel mio intento, senza troppe difficoltà, mi spinse ad andare avanti.

In qualche minuto mi trovai nelle segrete.
L' ostacolo più grande fu attraversare i punti che erano sorvegliati dalla guardia.

Fortunatamente gli altri prigionieri, sentendo qualcuno scendere dalle scale, si agitarono, attirando la sua attenzione, così egli  si alzò a controllare.

Tutto stava filando fin troppo liscio. Così liscio che mi aspettavo la fregatura da un momento all'altro.

Ormai solo un corridoio mi separava dalla prigione di quell'uomo e non potevo più fermarmi.

Mi guardai alle spalle; poi lanciai uno sguardo a destra e a sinistra ed andai dritto. Poco prima della camera rafforzata, c'era la bacheca con le chiavi. Ne presi tre, tra quelle che più mi sembravano avere la forma adatta.

Corsi verso la porta e tenendolo strette in mano, le provai tutte, con fretta, sperando di non aver sbagliato.
Proprio mentre inserivo l'ultima, sentii dei passi venire verso di me.
Con gran sollievo la chiave entrò nella serratura e la porta si aprì. La staccai subito, le misi in tasca e mi infilai in quella prigione per evitare di essere colta in flagrante.

Non pensai al fatto che entrando in quella stanza, sarei stata da sola con quel soggetto.

Avevo percepito le sue buone intenzioni, ma nessuno mi dava la certezza che non mi avrebbe fatto niente.
Del resto era in una situazione di pericolo e la necessità poteva spingerlo a fare qualsiasi cosa.

The Estrabao Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora