Do you wanna dance with me?

120 11 8
                                    

Piccolo angolo autrice:

Prima di iniziare, vi prego di non  tener conto del tempo, delle date, della differenza tra una nazione ed un'altra. Non è un racconto basato su fatti realmente accaduti, a volte qualcosa vi sembrerà persino bizzarra, dato che adoro osare, ma lasciatevi andare all'immaginazione ed innamoratevi dei protagonisti. Lasciate fuori ogni regola, ogni controllo e respirate l'aria di una reggia un pò particolare. Non date nulla per scontato, mi raccomando.

Spero vi piaccia, buona lettura!

------------------------------------------------------------


Continuava a far ticchettare la matita, contro la superficie delle pagine del quaderno di appunti, che si portava sempre dietro. Usava uno per tutte le materie scolastiche, dato che non aveva voglia di utilizzarne troppi e ricordarsi quale block-notes appartenesse a cosa. Era già tanto se non sbagliava l'orario dei corsi da frequentare, con tutta quella puntualità da rispettare e i minuti, da sopportare, quando sembravano non voler passare mai, proprio come in quel giorno. La professoressa, infatti, non smetteva di parlare, forse perché aveva una fissa per la Reggia di Versailles, compreso tutto quello che ne faceva parte. Aveva persino approfittato dell'assenza di alunni, appartenenti ad altre sezioni, all'interno della biblioteca della scuola, per poter introdurre il discorso sull'argomento citato e creare maggiore atmosfera, durante la spiegazione. Non che allo stesso Wooyoung non piacesse la storia in generale, anzi era una delle materie, che lo appassionavano di più. Trovava interessante scoprire le abitudini di coloro, che erano vissuti secoli fa, accompagnate dai loro vizi, dal loro modo di ragionare, dai loro costumi, da qualsiasi cosa avesse reso tracciabile il tempo. Per non parlare della grande sala bibliotecaria, in cui si trovava, che davvero ricreava un ambiente antico ed in più gli ricordava quella di Hogwarts, appartenente alla sua saga preferita. Era provvista, invero, di lunghi scaffali stracolmi di libri, con qualche candela lasciata in giro e testi invecchiati non solo dal trascorrere degli anni, ma anche dal continuo sfogliare delle loro pagine. Era sempre interessante per il diciassettenne consultarne i volumi dei romanzi, che era solito portare avanti, man mano. Non si annoiava mai, quando si trattava di metter in moto la fantasia, nel bel mezzo di una lettura, il problema però era che, ultimamente, era troppo preso dagli addobbi, dai regali, dalle feste e dalle imminenti vacanze, per concentrarsi su altro. Ne aveva avuto abbastanza di interrogazioni e voti, voleva avere la testa leggera, riempita solo di frivolezze, piacevoli frivolezze, che a causa delle restanti lezioni, parevano non arrivare a lui.

Lo studente sbuffò, dopo aver guardato per l'ennesima volta l'ora sul cellulare e per pura noia, iniziò a disegnare dei baffi finti sui personaggi, delle immagini trovate negli angoli del capitolo in questione. Le aveva già visualizzate tutte quelle illustrazioni, ma per la prima volta, i suoi occhi si erano soffermati su un dipinto raffigurante la famiglia reale. Vi era rappresentata la regina, al centro, con una parrucca altissima, di gran moda ai tempi, argentea, vestita da un lungo e pomposo abito ceruleo, che la faceva apparire ancora più pallida di quanto non cercasse di sembrare; accanto alla figura femminile, vi era quella del sovrano, che riprendeva l'eleganza e la posa della moglie, con sguardo vispo, ben a conoscenza del fatto di governare un intero paese. La loro tempra traspariva attraverso il quadro e si rivolgeva direttamente allo spettatore, che veniva colto da una sorta di smania, mentre osservava la scena, però se la maggior parte di questi veniva catturata dalle altezze reali, quello che attraeva Wooyoung, era il loro primogenito. Le sue fattezze sembravano essere state scolpite, da un angelo in persona: ciocche scure e corvine, che si districavano sulla testa del giovane principe e scendevano lunghe e leggiadre sul suo collo, in netto contrasto con la sua pelle lattea e diafana; le labbra serrate, ma con delicatezza, paragonabili a dei petali di rosa; un paio di iridi feline e scrutatrici, decorate da una passata di trucco, che le facevano risultare incredibilmente magnetiche, come se potessero guardare al di là della tela; un piccolo naso a bottoncino, le spalle larghe, la vita stretta e delle gambe muscolose, vestite da un tessuto, che rimandava al velluto dell'epoca appartenente allo studente, mentre la parte superiore possedeva una camicia bianca, con delle enormi maniche a sbuffo. In mezzo alle clavicole visibili e perfettamente definite, appariva una collana a cuore, colorata di un rosso elettrico, che tutto richiamava, tranne la discrezione. Ciò che incorniciava quel gioiello era una marsina o giubba, come veniva chiamata più comunemente, tipicamente settecentesca, di color porpora, con ricami piumati chiari, che partivano dai morbidi dischetti e finivano verso il colletto rigido. N'erano presenti anche alcune sui polsi. Il liceale si perse in quella rappresentazione. Non c'erano ragazzi, come il principe in questione, nel suo presente; pertanto, rimase abbagliato da quella bellezza atipica, che venne risaltata da una citazione riportata sotto il dipinto.

So young, but not so royalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora