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"Manu?" la voce di Simone che urlava dall'altra parte del telefono aveva fatto sobbalzare Manuel, che si era appena svegliato, proprio perché il suo amico l'aveva chiamato.

"Simo', ma che voi?"
"Manu, ti devo dire una cosa!" la voce eccitata di Simone aveva fatto pensare a Manuel che quella cosa che doveva dirgli fosse estremamente importante.
"Che è successo?"
"Ho deciso di farmi un altro tatuaggio".
Silenzio dall'altra parte.
"A Simo', ma vaffanculo, mi hai chiamato alle otto di domenica mattina per dirmi che te voi fa un tatuaggio?" Manuel avrebbe voluto urlare, ma invece non aveva neanche le forze per farlo, tanto era il sonno che aveva in quel momento.
"Che c'è di strano?"
"Tu sei strano, senti io me rimetto a dormi', ce risentiamo quando ho dormito abbastanza, buonanotte" e aveva chiuso la chiamata senza aspettare la risposta di Simone.
Aveva buttato il telefono sul letto e aveva riaffondato la testa nel cuscino.

A mezzogiorno, Simone aveva fatto irruzione in casa sua, e, avendo incontrato la madre di Manuel mentre usciva, non aveva neanche dovuto bussare. Era entrato e si era diretto subito verso la camera del suo amico.

Manuel, infatti, si era svegliato per il peso che sentiva addosso, appena aveva aperto gli occhi, la prima cosa che aveva visto era il sorriso di Simone, che lo guardava dall'alto, seduto a cavalcioni su di lui.
No, questo proprio no.
"Che cazzo stai a fa qua?"
"Avevo voglia di vederti"
Il modo in cui Simone riusciva a dire queste cose con così tanta semplicità lo faceva innervosire, perché lui quelle cose non le voleva sentire e non le voleva sapere, non voleva sentire le farfalle nello stomaco e non voleva sorridere come se davanti a lui ci fosse stato chissà chi.

Aveva ignorato la risposta di Simone, anche se avrebbe voluto prenderlo, tirarlo verso di sé e baciarlo.
Ma io so etero, non è vero pe' niente.
"Ma allora sei proprio tosto de capoccia, Simo', t'ho detto che volevo dormi'".
"Eddai, Manu, è mezzogiorno, dovrai alzarti prima o poi"
"Sì, ma mo nun è proprio il momento, mettiti qua, buono affianco a me e dormi pure tu che stamattina alle otto già stavi bello arzillo a urlarmi nelle orecchie".

"Dai, Manu, ascoltami" Simone si era mosso sul suo bacino per sistemarsi meglio.
Eh no, cazzo, questo no.
"Va bene, va bene, t'ascolto, basta che te stai fermo"
"Perché dovrei stare fermo?" Simone aveva aggrottato le sopracciglia.
Ah, povero, piccolo, innocente Simone, come te lo spiego mo?
"Mi fa il male il bacino"
So credibile? Manco per il cazzo.
"Ma non è che ieri sera hai bevuto talmente tanto che stai ancora ubriaco?"
Ecco, appunto.
"Ma se ieri sera so stato a casa!" Manuel non sapeva più come difendersi.

Ora, però, la storia del tatuaggio gli sembrava molto più interessante di quello che gli stava succedendo, testimone la coperta che per fortuna lo separava da Simone. Gli sembrava più interessante perché non sapeva come uscire da quelle cose che aveva detto, chiaramente.

"Quindi? 'Sto tatuaggio?"
"Allora, mi voglio tatuare una frase qui" Simone si era alzato la maglietta e gli aveva mostrato il punto in cui voleva farlo.
No, Simo', non ci siamo proprio.
"Benissimo, mo copriti, che fa freddo"
"Ma se si muore di caldo in questa casa!"
"Ao, Simo', stamattina me pari proprio il mio demone personale, me stai facendo danna'."
"Ma Manu, che ho fatto ora?" Simone lo aveva guardato con gli occhioni da cerbiatto e Manuel si sentiva morire.
Aveva cambiato discorso, di nuovo.

"Hai scelto già il tatuatore?"
"Certo!" Simone aveva sorriso.
"E...?"
"Ed è steso sotto di me"
Quando dopo qualche secondo Manuel aveva realizzato la cosa, si era seduto di scatto trovandosi faccia a faccia con Simone.
'Sto maledetto.
"Nun ce pensa proprio"
"Eddai, ti prego"
"No, Simo', davvero"
"Ma scusa, già me ne hai fatto uno, che ti costa farmene un altro? Guarda che ti pago eh"
"Ma non è 'na questione de soldi, è che quello è un punto delicato, c'ho paura di farti male"

Simone gli aveva sorriso e lo aveva abbracciato, ributtandolo di nuovo sul letto.
Aridaje, questo nun molla.
"Sono sicuro che invece non mi farai sentire nulla e sarai bravissimo"
"Vabbè, ho capito, te lo faccio 'sto tatuaggio, basta che nun me rompi più".

"Mo" Manuel aveva preso Simone per i fianchi e aveva tentato di spostarlo dal suo corpo "Se permetti, me vorrei fa' na doccia". Simone, però, si era stretto ancora di più addosso a lui.
"Ma se profumi!"
"Ao, e non fare storie, me devo fa na doccia. Mo tu te sposti così posso andare in bagno"
Simone aveva alzata gli occhi al cielo.
"Io mi sposto, però quando finisci di lavarti, scendiamo giù in garage e mi fai il tatuaggio, va bene?"
"Si si, va bene, quello che te pare"

Simone effettivamente si era spostato, ma Manuel si era reso conto che in quelle condizioni non poteva alzarsi, o almeno, non davanti a Simone.
Mannaggia a me e a quel demonio con la faccia d'angelo, ma chi me l'ha fatto fa'.
"Simo"
"Sì?"
"Puoi andare in cucina a prepararmi il caffè mentre mi lavo?"
So un genio, Einstein levate.
Simone aveva acconsentito e solo così Manuel era riuscito a correre in bagno e a buttarsi sotto il getto d'acqua fredda per risolvere il problema che aveva.

Quando era andato in cucina, aveva trovato Simone che lo aspettava seduto e una tazzina di caffè ancora fumante sul tavolo. L'aveva presa e aveva iniziato a bere.
"Allora, che frase te dovrei scrive?"
"È scritta qui" Simone gli aveva passato un biglietto.
"Non impari mai? Ma che cazzo significa?" Simone aveva riso.
"Vuoi davvero sapere tutta la storia?"
"Certo che la voglio sape', mica te faccio un tatuaggio e poi magari è una cazzata collegata a una de quelle romcom che te guardi tu" Simone aveva alzato gli occhi al cielo.

"Ma quali romcom! Allora, quando ero piccolo andavo sempre in bicicletta e mi piaceva scendere giù da una discesa un sacco ripida. Puntualmente tornavo a casa piangendo, con le ginocchia sbucciate e tutto sanguinante e la nonna mi diceva sempre 'Simo, non impari mai' quasi ridendo. Me lo diceva perché io sapevo di farmi male se facevo quella discesa con la bici, ma continuavo a farlo. Ed è un po' quello che ho sempre fatto e continuo a fare ora, forse se lo incido sulla pelle e lo vedo tutti i giorni, ogni tanto mi ricordo che la discesa non devo farla."

Manuel gli aveva sorriso, aveva posato la tazzina nel lavandino e gli aveva dato una pacca sulla spalla, che in realtà sembrava più una carezza.
"Alza il culo da 'sta sedia, annamo a fa sto tatuaggio".
Simo', io sto a diventa' pazzo appresso a te.

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