Manuel era in cucina, se ne stava appoggiato al lavandino con una fetta biscottata in mano su cui aveva spalmato una quantità spropositata di Nutella, nel frattempo sua madre era seduta al tavolo, mentre continuava a digitare sulla tastiera una delle solite traduzioni. Era una domenica pomeriggio e Manuel non aveva voglia di fare nulla, continuava a guardare le dita della madre che si muovevano veloci sui tasti del computer, mentre ogni tanto dava un morso alla sua fetta biscottata.
Mentre mangiava aveva preso il cellulare e aveva iniziato a mandare messaggi a raffica a Simone, il suo migliore amico. Quest'ultimo però, non visualizzava i suddetti messaggi.Di solito si organizzavano per fare qualcosa appena erano entrambi liberi, e Manuel gli aveva scritto proprio per organizzare qualcosa. Anche perché Simone di domenica non faceva nulla, tra la scuola, i compiti e gli allenamenti di rugby, quando arrivava la domenica lui preferiva stare sul letto con il suo migliore amico a guardare un film e mangiare schifezze oppure al massimo prendevano uno dei loro motorini, arrivavano in centro, parcheggiavano da qualche parte e si concedevano una passeggiata tranquilla, per staccare la spina. Abituato a ciò, Manuel iniziava a preoccuparsi, visto che il più piccolo non accennava a farsi vivo da più di due ore.
"Ma', io vado da Simone"
"E che novità, Manuel"
Manuel aveva alzato gli occhi al cielo.
"Non mi risponde da due ore, ho paura sia successo qualcosa"
La madre aveva alzato la testa dallo schermo del computer.
"Manu, se gli fosse successo qualcosa, non credi che Dante ci avrebbe avvisati?"
Manuel aveva fatto spallucce.
"Boh, sì, sarà così, ma io comunque per sicurezza ci vado"
Poi si era avviato verso la sua camera per mettere le scarpe e prendere le chiavi del motorino.
"Ma quanto gli stai sotto a 'sto ragazzo"
La madre gliel'aveva urlato dalla cucina mentre si infilava la scarpa sinistra. E Manuel le era grato per non aver fatto quell'affermazione quando era ancora in cucina, visto che la sua faccia era diventata di tutti i colori possibili e lui non l'avrebbe mai ammesso.
"Scusa se gli voglio bene e mi preoccupo eh"
Si era fermato davanti la porta della cucina e aveva ignorato il sorrisetto che la madre aveva stampato sul volto.
"Vabbè, io vado, ci vediamo dopo".Quando Manuel era arrivato a casa di Simone, Dante gli aveva aperto la porta.
"Professo', ma Simone sta bene, sì?"
E Dante aveva sorriso davanti allo sguardo preoccupato di Manuel.
"Sta bene, perché?"
"So due ore che gli scrivo e nun me risponde"
"È chiuso in camera sua da quando abbiamo finito di pranzare, non so cosa stia facendo, sali e vai a vedere"
Manuel lo aveva ringraziato con un cenno della testa e aveva iniziato a salire le scale.L'unica cosa che si sentiva nel corridoio erano le note di una canzone lenta, e man mano che si avvicinava alla porta della stanza di Simone, la canzone diventava sempre più alta. Si era fermato davanti la porta e aveva bussato. Simone non rispondeva.
"Simo'?"
Ancora silenzio.
"Simoneeeee"
Niente.
Si era arreso e aveva aperto la porta.
Era rimasto pietrificato quando aveva visto il più piccolo seduto alla scrivania, leggermente curvo su di essa, mentre scriveva. L'unica cosa che lo coprivano erano un paio di pantaloncini grigi, il petto era completamente scoperto e i capelli quasi del tutto bagnati.
Lo sguardo di Simone si era posato sulla figura di Manuel, spaventato.
"Ao, ma sei pazzo?"
"Ah, Simo', io so pazzo? Ti sto a scrive da ore e tu non mi rispondi, mi so preoccupato e so corso qua"
Simone aveva posato la penna sul quaderno, poi si era alzato in piedi e si era avvicinato a Manuel.
"Manu, guardami" e aveva indicato se stesso "lo vedi che sto bene? Non ti preoccupare"
Simone non aveva sentito Manuel che aveva borbottato "Te vedo pure troppo bene".Simone si era seduto di nuovo e Manuel si era steso sul letto, ancora sfatto, che profumava di lui.
"Quindi? Che hai fatto che sei sparito?"
"Mi sono allenato, sono andato a fare la doccia perché ero sudatissimo e mi sono messo a studiare latino"
Manuel si era passato una mano tra i capelli.
"Ma tuo padre mi ha detto che sei stato tutto il pomeriggio chiuso in camera"
"Infatti mi sono allenato qua, ho fatto gli addominali e cose del genere, sono andato solo in bagno a lavarmi, ma quando sono passato davanti al salone, papà era steso sul divano, dormiva con il libro che stava leggendo sulla faccia, per questo non mi ha visto"
Manuel faceva fatica a seguire Simone, continuava a guardare la sua schiena, a unire tutti i suoi i nei con gli occhi, a desiderare di toccare quei muscoli che si contraevano ad ogni minimo movimento. Così, aveva solo annuito, continuando a guardare davanti a sé, anche se era consapevole che Simone, essendo di spalle, non poteva vederlo.