4.

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"Vuoi ridere? accarezzami, mi fai il solletico, il tuo pitbull non capisce se ci fai o ci-"
Manuel stava canticchiando mentre lavava i piatti.
"Ao, e basta, hai rotto il cazzo con questa canzone, puoi cantare qualcos'altro? Non ti sopporto più, è una settimana che la canti ininterrottamente"
Simone aveva interrotto il concerto di Manuel.
"Allora intanto io faccio quello che cazzo me pare"
"Non a casa mia"
"Mamma mia Simo', non te sopporto".

Avevano finito di sistemare i piatti e Manuel se ne stava steso sul letto di Simone, col cellulare tra le mani.
"E fammi spazio"
"Te l'ho già detto che non ti sopporto?"
"Scusa se questo è il mio letto"
Manuel aveva alzato gli occhi al cielo e si era spostato per permettere a Simone di stendersi accanto a lui.

"Ora mi spieghi una cosa?"
Manuel si era girato su un fianco, aveva alzato la testa, sorreggendola col braccio.
"Se c'hai voglia di farti spiega' qualcosa de filosofia te dico che mo non è il momento"
"Figurati, sai quanto me ne frega di filosofia"
"E allora che è?"
"Mi spieghi perché sei così fissato con quella canzone?"
E mo vuoi sape' troppo.

"È bella"
"Non direi"
Simone gli aveva sorriso, sapeva quanto Manuel ci tenesse alla sua musica e non permetteva a nessuno di criticarla.
"Vuoi litigare oggi?"
"Sai letteralmente tre parole del ritornello, come fai a dire che è brutta?"
"Tutto quello che ascolti fa schifo"

Manuel si era seduto sul letto.
"Allora intanto, te farai schifo"
Simone aveva riso e poi, per prenderlo in giro gli aveva detto "La trap".
"Nun te permette, sa!"
"Almeno io non ascolto quelli che me fanno veni' voglia de crepa', tu e quell'indie de merda"
"Almeno le canzoni hanno un senso, quella roba che ascolti tu, no"

Manuel era rimasto in silenzio.
"Lo dici tu che non hanno un senso, perché sei superficiale"
Simone si era messo a ridere.
Madonna, se continui a ride giuro che te bacio, non te sopporto.
"Perché non l'hai sentita intera"
"Manuel, ma basta! Fa schifo e non ha senso"

Manuel aveva puntato l'indice sul petto di Simone.
"Nun me tocca' a Mirko"
"Mirko, ma che è tuo fratello?"
"Simo' oggi te corco, vedi come te lo sto a di'"
"Sto morendo dalla paura guarda"

Due secondi. Due secondi erano bastati a Manuel per circondare il bacino di Simone con le proprie gambe.
"E mo voglio vede' se ridi"
Simone aveva appoggiato le mani sulle cosce di Manuel.
"Guarda che non ci metto niente a ribaltare le posizioni"
Manuel l'aveva guardato con sfida.
"E allora?"
"E poi sono io quello che picchia te"

Manuel era ritornato improvvisamente lucido, era sceso dal bacino di Simone e si era messo in ginocchio sul letto.
"Che c'è? Hai paura?"
Quel sorrisetto del cazzo.
"Se, figurati se ho paura di te"
Poi, aveva dato un leggero schiaffo sulla coscia di Simone.
"Sai che te dico? Che mo la canzone te la faccio senti' tutta"
"Non ci pensare neanche"
"E ascoltalo 'sto cazzo di testo, Simo'"
Simone era rimasto in silenzio, sapeva che continuare a contraddire Manuel non serviva a nulla, quindi lo aveva guardato mentre trafficava su youtube col cellulare.

Manuel si era steso di nuovo, il telefono tra loro due sul letto aveva iniziato a riprodurre la voce di Rkomi.
"E mo ascolti e te stai zitto"

Baby, mi dormi coricata
Sul letto ho retto l'eco di che pensi, ci resterai di sasso
Ci perderei la testa, la terra attrae i tuoi occhietti verdi
Guarda alla finestra, l'alba pende alle tue labbra

Manuel l'aveva fatto palesemente per far capire ciò che provava a Simone, erano giorni che quella canzone era nella sua testa per colpa del più piccolo, per colpa di quello che era successo poco tempo prima. Quella notte, che era iniziata con un bacio dato per gioco, era finita tra le lenzuola di Simone e le pareti della sua camera avevano assistito silenziosamente a quello che sicuramente era più di una semplice notte di sesso. Avevano assistito ai loro corpi nudi e intrecciati, incastrati, ai capelli tirati, ai gemiti, ai baci, alle carezze. Avevano assistito a Manuel che, dopo essersi addormentato al lato opposto del letto, nel sonno aveva cercato Simone ed era finito con la testa sul suo petto e un braccio attorno al suo corpo. Avevano assistito al risveglio di Manuel, disorientato da quella situazione, con una voglia matta di scappare da una cosa così complicata, ma nello stesso tempo con la voglia di svegliare Simone con un bacio e dirgli che lo amava da impazzire. Avevano assistito a Manuel che era rimasto non si sa per quanti minuti a fissare il petto di Simone che si alzava e abbassava regolarmente, i suoi riccioli sparsi sul cuscino e il suo volto leggermente illuminato dalla luce che filtrava dalle persiane.

Urlavo: "Baby, mi occorre un cuore grande"
Non correrò abbastanza
Il sole non ti sorreggerà i sentimenti
Se ti metti non ti scollo, al collo porto il nostro sogno
Grosso che ci dondolo, non rovinerò tutto, no

E come le pareti, anche loro due erano rimasti in silenzio. Manuel lo aveva svegliato solo per dirgli che sarebbe tornato a casa. Nessuno dei due ne aveva più parlato. Manuel aveva paura dei suoi stessi sentimenti e Simone aveva paura di ritrovarsi col petto squarciato.
Ogni volta che Manuel entrava in quella stanza, dopo quell'episodio, sentiva, invece, le pareti urlare. Le sentiva esplodere, sentiva un fiume di parole che continuava a riversarsi nella sua testa, riviveva tutto. Ogni cazzo di volta.
E sapeva che non era in grado di parlare di sentimenti, non era in grado di esprimere tutto ciò che aveva dentro. O almeno, non nel modo giusto.
Un "ti amo" detto all'improvviso sarebbe stato un po' troppo, spiegare quello che Simone gli provocava nel petto, nello stomaco e sulla pelle era come scalare la montagna più alta del mondo. Ma, forse, una canzone, quella canzone, che sentiva così sua, che spiegava così bene in pochi versi quello che lui sentiva, lo avrebbe aiutato.

La canzone era finita, Simone guardava il soffitto, Manuel, invece, si torturava le mani.
"Allora? Che pensi?"
"È carina, hai ragione"
"Non è carina, Simo', è proprio bella, sei tu che non capisci"

"Effettivamente hai ragione, io 'sta roba del solletico mica l'ho capita"
Manuel si era seduto di nuovo e aveva puntato gli occhi su quelli di Simone, che lo guardava dal basso.
"È così difficile da spiega', non so come spiegartelo"
"Tu l'hai mai provata una sensazione così per una persona?"
"Sì"
Simone ci era rimasto male, ma non l'avrebbe mai detto a Manuel.
"E allora forse puoi spiegarmelo, o almeno provaci".

Manuel aveva annuito, poi aveva preso fiato.
"Sai quando ti fanno il solletico, no? Non c'hai più fiato, non riesci a smettere di ridere. Però, se è la persona giusta a fartelo, il solletico, non te ne importa se continua all'infinito. Non fa niente se non respiri più per colpa delle risate, va bene così. O almeno io la interpreto così"
"Fino ad ora è abbastanza chiaro, ma il solletico che sarebbe?"
Simone si era seduto e Manuel aveva seguito ogni suo movimento, in silenzio, cercando di elaborare la risposta.
"Il solletico è quello che una persona ti fa provare, sai tipo quando c'hai lo stomaco in subbuglio, che te fa male, la pelle d'oca quanno te tocca, il cuore che pare che t'esplode. Quello è il solletico. Subisci tutto, vorresti che smettesse, ma nello stesso tempo non vorresti. Capito mo?"
"Sì, ora mi è chiaro. Allora hai ragione, è davvero molto bella".

Manuel sentiva anche che quello era il momento giusto per parlare, per dire a Simone tutto, anche perché non si era accorto che quella canzone era riferita a lui.
"Simo'?"
"Mh?"
"Te posso di' na cosa?"
"Certo"

E Manuel aveva abbassato lo sguardo, non era capace di reggere quello di Simone, non mentre glielo diceva.
"La potresti smette di farmi il solletico? Non ce la faccio più"
Simone aveva capito, aveva sgranato gli occhi, aveva passato una mano tra i ricci di Manuel, costringendolo ad alzare la testa e a guardarlo.
"Mai, Manu"
Poi l'aveva baciato e le parenti erano diventate di nuovo, improvvisamente, silenziose.

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