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"Buongiorno professo'!" Manuel era appena entrato a casa di Simone e Dante era in cucina a bere il caffè.
"Buongiorno Manuel, che ci fai qui?"
"Come che ci faccio qui? Io sto sempre qua"
Dante aveva annuito e aveva continuato a bere il caffè.

Mamma mia, se schiatta qua dentro.
"Professo'?"
"Sì?"
"Ma non ce l'avete in questa casa un ventilatore, un condizionatore, che ne so qualcosa per non crepa de caldo?"
"Il condizionatore è rotto, il ventilatore ce l'ha Simone in camera"
"È sempre il solito oh"

"Che ho fatto?"
Simona aveva gridato mentre scendeva le scale.
Mamma mia quant'è bello.
"Buongiorno principe"
"Manuel, non iniziare per favore"

Simone era entrato in cucina e Manuel aveva iniziato a squadrarlo.
"Ammazza che outfit ricercato!"
"Out che?" Dante aveva iniziato a mettere nella sua borsa tutti i fogli che aveva sparso precedentemente sul tavolo.
"I vestiti, professo'"
"Me piace veramente come te sei vestito stamattina, mutande, maglietta e 'na bella sciarpetta, chi t'ha vestito? Gucci?"
Bellissima sciarpetta devo di', 'na fantasia molto ricercata, me devo concentra' su quella perché non posso guardare più giù, sta pure il padre qua, Manuel, contegno e dignità, me raccomando.
"Manuel per favore"
E nello stesso momento in cui Simone aveva pronunciato queste tre parole, si era girato per prendere una tazza.
Contegno e dignità 'sto gran cazzo, Manuel.

"Simone, potresti evitare di scendere nudo?" era intervenuto il padre, facendo risvegliare Manuel dal suo coma.
"Ma non sono nudo!"
"Ma poi nudo con la sciarpa, ma che hai?"
"Mal di gola"
"Vabbè, io non voglio sapere niente, me ne vado che è meglio"
Dante aveva preso la sua borsa e si era precipitato fuori.

"Mo me dici veramente perché c'hai la sciarpa?"
"Te l'ho detto! Mi fa male la gola"
"Simo', non so' tuo padre io"
Simone si era girato verso Manuel e si era tolto la sciarpa.
"Per questi!"
Aveva scoperto due lividi sul collo.

"E che so?"
"In che senso?"
"Sei caduto?"
"Manuel, ma sei rincoglionito o fai finta di esserlo?"
Ovviamente, faceva finta di esserlo, neanche voleva pensare a un altro che metteva le mani addosso al suo Simone.
"So succhiotti, ve'?"
"Quanto sei perspicace!"
Mo je meno a questo.

"E chi te l'ha fatti?"
Simone era arrossito.
"Ecco, ieri sera sono andato in un locale con Giulio e mi ha presentato questo suo amico, e insomma.."
Secondi di silenzio che a Manuel erano sembrati infiniti.
"E insomma?"
"Avevamo bevuto un po' e sai come vanno a finire queste cose, no?"
Manuel aveva trattenuto il respiro.

"E avete scopato, ho capito"
"No, no, ma che scopato! Diciamo che lui sarebbe andato oltre ma l'ho fermato perché non me la sentivo, neanche lo conoscevo!"
Manuel si era passato una mano tra i capelli, poi si era appoggiato con le mani al tavolo della cucina, era talmente arrabbiato che sentiva le gambe cedere e il petto bruciare.
Poi si era allontanato di qualche passo dal tavolo.
"Vabbè, io devo andare"

"Ma sei arrivato ora!"
"Eh, mi so appena ricordato che devo accompagnare mamma a fa' un servizio"
"Allora passi oggi pomeriggio?"
"Non lo so"
"Va bene, allora fammi sapere"
Manuel non aveva risposto, aveva solo sbattuto la porta dietro di sé.

Era scappato perché era consapevole di ciò che stava provando, era consapevole della sua gelosia, a parer suo immotivata visto che lui e Simone non erano nulla dal punto di vista sentimentale.
Aveva fatto tutto il tragitto da casa di Simone alla sua con lo stesso pensiero nella testa: Smettila de frigna', Simone è il tuo migliore amico.
Poi, però, si era anche reso conto che la sua gelosia non fosse così immotivata: Simone gli piaceva da un po' di tempo ed era normale essere gelosi.
Che cazzo de casino, mai che me succede 'na cosa normale.

Era ritornato a casa e aveva sbattuto la porta quando era entrato.
"Manuel?"
"Ciao ma'"
"Mi raccomando, la prossima volta sbattila più forte la porta e rompila"
"Non te ce mette pure tu oggi, che già la giornata è iniziata male".
Aveva ignorato la madre e si era chiuso nella sua stanza.

Aveva preso il cellulare, aveva aperto la rubrica e aveva cercato il nome di Giulio. Aveva passato così cinque minuti, indeciso se premere o no la cornetta verde per chiamare il suo compagno di classe.
Cinque minuti a pensare ai pro e ai contro di quel gesto. Non c'erano pro, solo contro: Giulio avrebbe scoperto ciò che Manuel nascondeva da mesi ormai.
'Sti cazzi che lo scopre, mo lo chiamo e basta.

Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli.
"Pronto?"
"Ciao Giù"
"In un anno non mi hai mai chiamato, che onore!"
"Vedi de fa' poco il cretino"
"Che è successo?"
Manuel aveva preso un respiro e poi aveva detto a bassa voce, quasi in un sussurro "Ma chi è l'amico tuo che c'ha provato co' Simone?"
"Luca?"
"Me stai a fa' tu 'a domanda a me?"
"No, ti sto dicendo che si chiama Luca".

Un altro respiro profondo.
"Che intenzioni c'ha 'sto tizio?"
"Manuel, ma io che cazzo ne so!"
"Allora fai in modo di saperlo"
"Ma che cazzo ti frega di quello che fa Simone?"
"Poche domande, fai in modo che 'sto Luca stia lontano da Simone"
"Se mi dici perché dovrei farlo, lo farò"
"Sei un pettegolo. Passa tra mezz'ora a casa mia"
"Va bene, ci vediamo tra poco".

Dopo aver attaccato la chiamata, Manuel aveva iniziato a fare i conti con la realtà.
Mo dovrei di' per la prima volta a qualcuno che me piace Simone? Ma perché non me faccio mai i cazzi miei?

A fermare quel vortice di pensieri era stato proprio il campanello, e, quando aveva aperto la porta Giulio gli era apparso davanti tutto sorridente.
"Ma che è 'sta faccia?"
"Sei tu che sei troppo contento"
Poi erano andati dritti verso la camera di Manuel.

"Allora..."
"Allora... che mi devi dire?"
"Puoi far in modo che 'sto tizio lasci in pace Simone o no?"
"Potrei, ma sono qui per la motivazione"
Manuel aveva alzato gli occhi al cielo.
"Sei 'na gran rottura de coglioni"

"Non ci vuole tanto a dire che sei geloso perché Simone ti piace"
"Ma se vede così tanto?"
"Avoja. Ma Simone non lo sa?"
"Ovvio che non lo sa! Che gli devo fa' la dichiarazione d'amore?"
"Hai cercato di fargli capire qualcosa?"
"Sì, ma quello è rincoglionito e non capisce"
"Io invece sono sicuro che capirà, anche perché pure tu piaci a lui"

"Senti, non me mette cose in testa per favore"
Giulio aveva sorriso.
"Ieri sera ha detto a Luca che non voleva andare oltre perché era impegnato"
"E quindi?"
"Conosci qualcuno che sta frequentando?"
"No"
"Ecco, allora siete due rincoglioniti. Io ora vado"
Giulio si era alzato dal letto di Manuel e aveva appoggiato la mano sulla maniglia della porta.
"Già sapevo quello che mi dovevi dire, però volevo sentirtelo dire, perché lo sapevo che avevi paura di parlarne con qualcuno. Quando vuoi, io sto qua, 'na telefonata e corro da te"
Manuel gli aveva sorriso e l'aveva ringraziato.

Appena Giulio aveva chiuso la porta, Manuel aveva preso il telefono e aveva mandato un messaggio a Simone.
"Ci vediamo oggi?"
Simone aveva risposto dopo pochi secondi.
"Ti aspetto a casa".

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