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Manuel si stringeva nella sua giacca mentre aspettava che Simone lo raggiungesse davanti al bar in cui si erano dati appuntamento.
In realtà non sapeva neanche perché lo aveva chiamato e gli aveva chiesto di vedersi, probabilmente aveva solo voglia di passare del tempo da solo con lui.

Simone lo aveva raggiunto con le mani infilate nelle tasche della giacca nera e le guance arrossate per il freddo di dicembre.
Si erano salutati, erano entrati dentro e si erano seduti ad uno dei tavoli.
Simone si era tolto la giacca, mostrando il suo maglioncino a collo alto così stretto che gli evidenziava tutti i muscoli. Manuel si sentiva andare a fuoco.

"Manu, mio padre mi ha detto che devi recuperare latino, Lombardi gli ha detto che ha intenzione di farti bocciare se non vai all'interrogazione"
Silenzio.
"Manuel?"
Simone gli aveva sventolato una mano davanti al viso.
"Oh, ci sei?"
Manuel aveva distolto lo sguardo dal bicipite di Simone.
"Uh?"
"Ma mi ascolti quando parlo?"
Se te vesti così, non ce riesco.

"Scusa, stavo pensando. Che dicevi?"
"A che pensavi?"
"Ao, non si risponde a 'na domanda con un'altra domanda"
"Va bene, io ripeto e tu mi dici a cosa stavi pensando"
"Sì, sì, va bene"

"Dicevo che Lombardi ti vuole bocciare se non vai all'interrogazione, quindi mettiti a studiare e vacci"
"Secondo te io c'ho voglia de studia latino?"
"Ti aiuto io"
"Guarda che so' in grado di leggere anche io"
"E allora arrangiati, Manuel"

Manuel gli aveva fatto un sorriso enorme.
"Sto a scherza', certo che me devi aiuta', non so manco a che punto del programma stiamo"
"Ecco, ora mi dovresti dire a cosa stavi pensando"
Manuel aveva distolto lo sguardo dal viso di Simone.
Mo me devo inventa' qualcosa, ma subito.

"Devo proprio?"
"Certo che devi, sono o non sono il tuo migliore amico?"
Ecco, appunto. Che te devo di', che vorrei scopa' co' te su 'sto tavolo?
"Uhm, allora, stavo pensando che hai sbagliato a prendere la taglia di questo maglioncino"
"Che pensieri profondi, Manuel! E perché?"
"Ma lo vedi che tra un po' scoppia? È troppo stretto, Simo'"

"Quindi tu eri distratto dal mio maglioncino?"
Dal tuo enorme bicipite, esattamente.
"Sì?"
"Non è colpa mia se ho i muscoli, dovresti iniziare ad allenarti con me, così diventi pure tu così"
"Questo è un modo per dirmi che faccio schifo?"
Simone si era allungato e gli aveva appoggiato una mano sulla coscia.
"Questo non l'ho mai pensato, lo sai"
"E meno male!"
Me devo sta zitto.

L'argomento era scomodo, meglio ritornare a quello di prima.
"Quindi se me faccio st'interrogazione che me dai in cambio?"
Simone aveva sorriso.
"Un bellissimo pomeriggio a casa Balestra nella camera da letto con il sottoscritto?"
Ah.

"Mi stai chiedendo di fare sesso?"
"Ma che sesso, Manuel! Intendevo per ripetere prima dell'interrogazione"
"Avrei preferito la prima opzione, tutto pur di non fare un'interrogazione con quel diavolo"
"Ora sei tu che mi stai dicendo che ti faccio schifo però"
No Simo', non è che te posso di' tutto quello che penso.

"Quando l'avrei detta 'sta cosa?"
"Era sottintesa"
"Non credo proprio"
Manuel era diventato rosso e Simone se n'era accorto, ma aveva fatto finta di niente, non voleva metterlo in imbarazzo.

"Nun me basta"
"Che cosa?"
"Nun me basta un pomeriggio a ripete. Che cazzo di premio è? Mi serve qualcosa che mi incoraggi"
"Ti regalo un libro di poesie se prendi la sufficienza?"
"Ammazza che fantasia, Simo'"

Simone aveva alzato gli occhi al cielo.
"Senti, facciamo che lo decidiamo il giorno prima, okay?"
Manuel aveva annuito, anche se lui una mezza idea in realtà già ce l'aveva.

**

Il giorno dello studio a casa di Simone era arrivato e Manuel era agitato, non per l'interrogazione, ma per il fatto che avrebbe dovuto passare un pomeriggio intero accanto a Simone, quello sì che era un problema.

Aveva passato giornate intere a casa dell'amico e aveva dormito con lui, ma la consapevolezza - che aveva preso da poco tempo - che da Simone volesse più di un'amicizia aveva iniziato ad annientarlo.

Ogni volta che doveva vederlo, anche la mattina prima di andare a scuola, cercava di rendersi presentabile e di non vestirsi come se avesse pescato i vestiti dall'armadio con gli occhi chiusi, cosa che solitamente faceva.

Manuel e Simone erano in camera di quest'ultimo, Simone seduto alla scrivania e Manuel mezzo steso sul letto.
"Manu, se ti stendi ti addormenti, vieni a sederti qua"
"Sto bene qua"
"Manuel, o ti alzi o ti faccio alzare io con la forza"
Ma Manuel non accennava ad alzarsi.

Simone si era alzato in piedi e aveva raggiunto il letto, si era soffermato un attimo a guardare Manuel e poi gli aveva preso il polso e lo aveva strattonato.
"Lasciami in pace"
"Manuel, ti prendo in braccio"
Fallo.
"Eddai, Simo', nun rompe, riesco a studia pure così"
"Come se non ti conoscessi, alzati"

Manuel lo aveva guardato dal basso.
"Ma perché non vieni tu qua?"
Un altro strattone al polso.
Stavolta non era andata come Simone aveva sperato. Manuel era stato più veloce e lo aveva buttato sul letto. Simone era caduto esattamente su Manuel e avevano passato interminabili secondi a guardarsi negli occhi, finché il più grande aveva abbassato lo sguardo sulle labbra di Simone.
Stavolta ce la faccio, so' sicuro.

Manuel aveva posato una mano dietro al collo di Simone e l'altra sul suo fianco, si era avvicinato e l'aveva baciato.
Oddio, mo m'esplode un ventricolo.
Simone si era staccato subito e quello che Manuel aveva ottenuto era semplicemente un bacio a stampo.
Meglio de niente.
"Eh no, non siamo qui per questo"

"Lo vedi allora che te faccio schifo?"
"Oddio, Manuel, che palle, ancora con questa storia!"
"Io un bacetto volevo, e manco me lo dai"
"Sei qui per studiare, non per limonare"

Simone, a quel punto, si era alzato e Manuel aveva istantaneamente sentito freddo.
"Sai che te dico?"
Simone gli aveva fatto un cenno con la testa.
"Che se prendo almeno sei a latino tu me devi un bacio"
"E chi l'avrebbe deciso?"
"Io, ora"
Poi si era seduto alla scrivania.
"Ao, Simo', vuoi veni' qua a studia' co' me o voi sta ancora in mezzo alla stanza come a un rincoglionito?"

E così Simone, armato di molta pazienza, aveva passato il pomeriggio a cercare di ficcare nella testa del suo migliore amico mezzo programma di latino.

**

"Oggi è il grande giorno, sei pronto?"
Avoja, pe' limona' co' te guarda che devo fa'.
"Voglio dormi'"
"Senti, dopo tutto quel tempo passato a studiare, devi fare l'interrogazione e prendere un bel voto. Ora vado alla macchinetta, ti prendo un caffè e lo bevi, poi muovi il culo e ti fai trovare già alla cattedra, così Lombardi è ancora più felice e ti alza il voto"
"Sì, vabbè, Simo', devi dire semplicemente che muori dalla voglia di baciarmi"
Non gli aveva neanche dato il tempo di rispondere, che era già in classe e l'aveva lasciato lì, in mezzo al corridoio, a guarda la parente accanto alla porta della loro classe.

Mezz'ora dopo l'incubo era finito, il professore, stupito dall'interrogazione di Manuel, gli aveva messo 7. Lui, ovviamente, era tornato trionfante verso il suo banco, non per l'interrogazione andata bene, quanto per il bacio che Simone gli doveva.
Aveva fatto l'occhiolino a Simone tornando al suo posto e lui era arrossito così tanto che quasi aveva avuto voglia di scavare una buca nel pavimento della classe e di buttarsi lì dentro.

Erano andati a casa di Simone subito dopo scuola e Manuel era andato dritto verso la camera di Simone.
"Simo', vieni?"
"Che devo venire a fare? C'è il pranzo da preparare"
"Eddai, un minuto"
E Simone era salito su in camera, perché a Manuel non sapeva dire mai di no.

"Quindi? Che c'è?"
"Non me dovevi qualcosa tu?"
Manuel si era avvicinato a Simone e Simone immediatamente si era abbassato e aveva poggiato le labbra sulle sue.

Si erano staccati entrambi per riprendere fiato.
"Che fatica Simo', guarda che devo fa' pe' ave' un bacio da te"
"Come se avessi studiato per questo"
"Quante cose che non sai, Simo'"
E soprattutto, quante cose che non hai capito.

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