6.2

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Simone aveva aperto gli occhi, una fitta alle tempie lo aveva costretto a chiuderli di nuovo. Dopo qualche secondo, li aveva riaperti e aveva trovato accanto a sé Manuel. Aveva abbassato lo sguardo, le loro gambe erano intrecciate e Manuel dormiva con la testa appoggiata al suo petto. Era rimasto qualche minuto a guardarlo, finché Manuel si era svegliato.

"Ao, che fai? Me guardi mentre dormo?"
Simone aveva rimesso la testa sul cuscino, le guance gli andavano a fuoco.
"Stavo pensando"
"A che?"
"A tutto e a niente"
Manuel aveva alzato la testa dal suo petto e Simone aveva sentito improvvisamente freddo.
"Iniziamo appena mattina coi dilemmi esistenziali, Simo'?"
Simone aveva mormorato qualcosa che Manuel non aveva capito.
"Ma che stai ancora ubriaco?"
"No, no, sto benissimo. Mi fa male solo la testa".

Manuel aveva rotto l'intreccio che si era creato tra le loro gambe nelle lenzuola, si era seduto sul letto e aveva fatto una carezza sulla guancia a Simone.
"Mo te vado a prende qualcosa per il mal di testa, aspe'"
Successivamente si era alzato ed era andato dritto in cucina, aveva preso un pacco di biscotti, una pillola e un bicchiere d'acqua, poi era ritornato in camera.
Simone guardava il soffitto mentre pensava a tutto quello che aveva detto all'amico la sera precedente, e in realtà, se ne vergognava abbastanza.
"Tie', magnate qualche biscotto e poi prendi questa, non la poi piglia' a stomaco vuoto".

Si era steso di nuovo accanto a Simone, lo aveva guardato mentre mangiava e gli aveva passato la pillola e il bicchiere d'acqua che aveva posato sul suo comodino e avevano passato la successiva mezz'ora abbracciati, Simone con la testa nell'incavo del collo di Manuel, mentre quest'ultimo gli accarezzava i riccioli disordinati.
"Come ti senti ora?"
Simone aveva risposto, mormorando contro il suo collo, causandogli la solita pelle d'oca.
"Meglio, Manu"
"Vuoi alzarti?"
"No, restiamo ancora un po' così, mi piace stare così"
E Manuel sentiva il cuore che gli pulsava in ogni parte del corpo, sperava che quei battiti così accelerati Simone non riuscisse a sentirli.

"Senti, Manu, ecco, io dovrei parlarti"
Simone si era staccato a fatica da Manuel e si era seduto.
"Dimmi allora"
"Riguardo quella cosa di ieri sera, mi dispiace"
"Quale cosa?"
"Manuel, mi so messo a frignare come un bambino di cinque anni"
Manuel gli aveva fatto un sorrisino malizioso.
"Tranquillo, che io i bambini li tengo bene a bada"
Simone aveva ignorato quel commento ed era andato avanti.
"Però, io comunque voglio sapere chi è quello"
Manuel si era strozzato con la sua stessa saliva e aveva iniziato a tossire.
"Quello chi?"
"Quello che mi viene dietro, me l'hai detto tu, no?"
Manuel si era grattato la nuca.
"Ah, si"
"E quindi ci parli, Manu?"
Manuel sapeva che non poteva di certo trovare un sostituto, quindi forse, era arrivato il momento di iniziare a pensare a qualcosa di sensato per dire a Simone che era innamorato di lui.
"Va bene, ci parlo".

**

"Pronto?"
Manuel aveva risposto alla chiamata di Simone, aveva messo il cellulare in vivavoce mentre continuava a controllare il motore della moto che gli avevano consegnato quel pomeriggio.
"Manu"
"Che è successo?"
"Ecco, io volevo sapere se, insomma, hai parlato con il tuo amico?"
"Oddio, ma ti sei fissato Simo'"
"Ci hai parlato o no?"
"Sì, ci ho parlato"
"E?"
"E niente Simo', m'ha detto che forse si fa avanti, ma poco alla volta"
Stava parlando di se stesso in terza persona, quella situazione gli faceva venire da ridere e da piangere in contemporanea.
"Ma che significa poco alla volta?"
"Ao, io che cazzo ne so, senti devo staccare, c'ho da fa', ci vediamo domani a scuola"
E aveva staccato la chiamata senza aspettare una replica da parte di Simone.
Avrebbe voluto dirgli "Devo pensare a come dichiararmi, ci vediamo domani a scuola", ma per ovvi motivi non l'aveva fatto.

**

Dopo una serata intera passata a guardare il soffitto, Manuel era arrivato alla soluzione. Non aveva organizzato proprio tutto, ma per il primo passo sapeva che fare, poi al resto avrebbe pensato dopo.

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