Al contrario dei suoi genitori, Taehyung non aveva mai potuto vantarsi di una memoria di ferro.
Poteva contare sulle dita di una mano tutte le volte in cui era riuscito a ricordarsi le date precise di impegni e compleanni senza doverle scrivere sul calendario o su post-it che perdeva periodicamente, ed aveva perso il conto dei rimproveri di suo padre per ogni volta che si era dimenticato di commissioni delle quali gli aveva chiesto di occuparsi al posto suo; il proprio disordine e la propria goffaggine non facevano che aggravare la sua situazione, e ormai aveva smesso di sorprendersi di fronte al caos che lo seguiva dovunque lui andasse e agli oggetti misteriosamente scomparsi che solo sua madre riusciva a ritrovare.
Non si stupì troppo di sé stesso, quindi, quando si rese conto di non avere una copia delle chiavi di casa di Jin.
Sospirò con fare esausto e poggiò con troppa forza la fronte contro la porta d'entrata quando realizzò quel particolare al quale non aveva prestato attenzione, la mano che si posò mollemente sulla maniglia della porta nel momento in cui non si aprì sotto la propria spinta. Nel tragitto verso casa aveva progettato di rientrare nell'abitazione, preparare la cena a Jin senza bruciare l'intero appartamento per cercare di farsi perdonare prima che suo cugino lo cacciasse di casa e preparare le valigie per il suo - praticamente certo- ritorno in città. Ovviamente stava andando tutto troppo bene per i suoi standard.
Si passò una mano tra i capelli umidi e chiuse gli occhi, maledicendosi e borbottando tra sé e sé mentre si sedeva su una delle sedie sotto il piccolo patio. Sentì il viso arrossarsi per la frustrazione ed il nervosismo, nonostante le proprie guance fossero ancora fresche per l'aria che gli aveva asciugato le lacrime, rimanendo a fissare gli alberi accanto alla casa senza vederli veramente e continuando a tormentarsi il labbro inferiore con gli incisivi fino a sentire sulla lingua il gusto ferroso del sangue. Riusciva già a percepire sulla propria pelle l'imbarazzo del momento in cui Jin sarebbe tornato e lo avrebbe trovato chiuso fuori casa, una vista patetica degna della patetica ed ignobile uscita di scena che si era impressa a fuoco nella sua mente e che continuava a provocargli smorfie di disagio mentre si rigirava il telefono tra le mani.
Per i lunghi minuti che precedettero il rumore del motore della macchina di Jin, l'idea di scassinare la porta ed entrare in ogni caso all'interno dell'abitazione sfiorò i propri pensieri un paio di volte prima di arrendersi alla poca praticabilità di quell'ipotesi. Non sapeva scassinare una serratura e nessun altro tipo di lucchetto od infisso ed era sicuro che l'unico risultato che avrebbe ottenuto alla fine di quel disperato tentativo sarebbe stato il prezzo letterale dei danni che avrebbe causato se le sue mani si fossero anche solo avvicinate alla porta d'ingresso.
I fari della macchina di suo cugino illuminarono la strada ormai quasi completamente avvolta dal buio della sera, abbagliandolo per un istante quando seguì la curva della via e si fermò di fronte alla casa; Taehyung serrò le dita attorno al telefono e sulla stoffa dei pantaloni, alzandosi in piedi ed inspirando con fare tremante quando Jin scese dalla macchina senza nemmeno parcheggiarla sotto alla tettoia e si fermò sui gradini di fronte a lui.
"Tae..."
Seokjin aveva il fiato corto ed il viso leggermente arrossato, indossava ancora la divisa da istruttore e calzava infradito decisamente troppo piccole per i suoi piedi; con ogni probabilità, aveva lasciato la piscina subito dopo aver salutato i bambini e si era precipitato a casa senza cambiarsi e senza nemmeno curarsi di prendere le ciabatte giuste dalle mensole appena fuori lo spogliatoio. Aveva guidato di corsa fino a casa senza neanche farsi una doccia dopo il turno di lavoro, e Taehyung avrebbe di gran lunga preferito che suo cugino fosse stato mosso dalla rabbia e dall'indignazione che si meritava piuttosto che dall'evidente preoccupazione che traspariva dal suo volto.
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Icarus - TaeKook
FanfictionLa linea che divide orgoglio e codardia è fine, labile, pronta a spezzarsi e a dissolversi con la stessa facilità e la stessa inconsapevolezza con la quale è stata disegnata in principio. Poche sono le persone in grado di trovarne i confini ed agire...