12. The son of the moon

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Taehyung non ebbe il coraggio di sbattere le palpebre. Aveva paura che Jimin sarebbe sparito se avesse chiuso gli occhi anche solo per un secondo, che si sarebbe trovato da solo nella camera in cui aveva dormito qualcuno che non era mai esistito, che quella fosse solamente l'ennesima allucinazione della sua mente esausta.

Rimase con gli occhi spalancati a fissare Jimin, il corpo rigido scosso da un leggero tremore e le labbra socchiuse dall'incredulità mentre la pelle sotto le dita del ragazzo sembrava scottare contro la sua mano fredda. Lo vide chinarsi su di lui ed inclinare la testa con un sorriso, scostandogli i capelli dalla fronte e lasciando poi cadere la mano sul letto per posare il proprio peso sul materasso.

"Tae." bisbigliò flebilmente con voce morbida ed il sorriso triste che non abbandonò le sue labbra "Hai aperto gli occhi."

"Jimin?" Taehyung si mise a sedere di scatto con il respiro bloccato in gola, sfiorando esitante la mano sul suo viso con dita tremanti "Sei davvero qui?"

Il sorriso del ragazzo si allargò ed i suoi occhi si fecero lucidi, allungandosi verso di lui per abbracciarlo e stringerlo a sé con la stessa naturalezza che Taehyung ricordava aver sentito sulla propria pelle per tutta l'estate, una mano sulla sua nuca a premere il suo capo nell'incavo del suo collo mentre il corpo minuto di Jimin lo travolse sollevato.

"Sì. Sì, sono qui. Sono qui." mormorò contro il suo orecchio con voce rotta "Ho sperato così tanto che ti ricordassi di me, Tae. Non puoi capire quanto io sia rimasto ad aspettare ogni notte, credevo che non avrei più potuto sentire la tua voce chiamare il mio nome. Sono così contento, così sollevato-"

Qualcosa scattò in Taehyung e accese il tizzone morente che il pianto aveva cominciato a spegnere, lasciandogli un sapore acido sul palato e irrequietezza a pervadergli le membra. Si scostò veementemente da Jimin e lo tenne a distanza posando le mani sulle sue spalle, le dita conficcate nelle braccia magre del ragazzo mentre questo lo guardava con occhi grandi e confusi.

Jimin era lì, percepiva il suo corpo sotto la sua mano, il suo respiro contro le guance ed il flebile tepore della sua coscia che sfiorava la sua da sopra le coperte. Jimin esisteva ed era lì accanto a lui; sembrava vero, sembrava reale e non il riflesso di un ricordo che viveva come un fantasma nella sua mente. Jimin era lì, ma non sentì il sollievo che aveva creduto di provare durante le sue innumerevoli fantasie; non erano lacrime di gioia quelle che lasciarono i suoi occhi, non era una smorfia di felicità quella che gli deformò il viso e non era un gemito liberatorio quello che sfuggì dalle sue labbra. Ciò che lo investì con la violenza di un mare in tempesta fu un sentimento buio e cupo che Taehyung sentì schioccare senza controllo sottopelle, annebbiandogli la vista, togliendogli il respiro, lasciandogli il gusto amaro della rabbia sulla lingua.

"Tu." disse, la voce scossa accompagnata da altre lacrime ed il corpo che cominciò a tremare visibilmente "Come hai potuto..."

Jimin strinse le labbra, le sopracciglia prostrate sopra gli occhi lucidi di lacrime dorate nel posare lo sguardo sofferente su di lui "Tae-"

Taehyung sentì la rabbia e la delusione travolgerlo e annegarlo, serrandogli l'esofago e facendogli diventare la vista sfocata. Strinse le dita nelle spalle di Jimin fino a farlo gemere di dolore, lo scosse violentemente ignorando a fatica la presa debole delle mani di Jimin attorno ai propri polsi e l'espressione afflitta che piegò il suo viso nel momento in cui usò la propria forza su di lui. Si vergognò di quello che stava facendo. Non aveva mai alzato le mani in maniera volontariamente violenta su nessuno, odiava la violenza e tutto quello che muoveva; ma, anche se in quel momento avrebbe voluto fermarsi e chiedere scusa al ragazzo più di ogni altra cosa, non fu in grado di placare la sete velenosa che stava agendo al posto suo.

Icarus - TaeKookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora