Taehyung non aveva mai sopportato l'idea di sporcarsi.
Fin da quando era bambino aveva sempre preferito evitare qualsiasi situazione in cui cadere avrebbe comportato per forza ritrovarsi i vestiti sporchi e le ginocchia sbucciate; quando andava a scuola, specialmente durante l'autunno, rimaneva in disparte a guardare i suoi compagni di classe giocare e correre sui sassi umidi del giardino, rabbrividendo al ricordo della sensazione fredda e bagnata delle foglie sulle guance e sulle mani nelle innumerevoli volte in cui non aveva prestato abbastanza attenzione ed era caduto a terra. Aveva perso il conto dei giorni di pioggia in cui si era dato malato e si era chiuso in casa pur di non bagnarsi, come non avrebbe saputo contare tutte le volte in cui era stato costretto ad uscire comunque e mettere da parte ogni moto infantile per sopportare i propri piagnistei in silenzio da adulto quale era, ignorando la sensazione umida e appiccicosa dell'aria da pioggia sulla propria pelle e sorridendo ai clienti del bar come se non avesse voluto rintanarsi in un angolo asciutto ad aspettare che il sole tornasse ad illuminare le sue giornate grigie.
Era qualcosa che non riusciva a controllare, un fastidio insito in lui che gli creava un ribrezzo e una repulsione difficile da nascondere a sé stesso e agli altri, che condizionava i piccoli gesti della sua vita quotidiana con la stessa sottigliezza e precisione di quella che avrebbe potuto diventare un'ossessione e che lasciava poco spazio alla tolleranza verso azioni ed atteggiamenti che non rientravano nei suoi schemi abituali.
Ma dubitava che rimanesse ancora qualcosa nella sua vita che potesse considerare normale.
Ogni respiro bruciava come lo sfrigolio di un tizzone ardente che si spegneva contro le pareti stremate della sua gola, ed il suo corpo pulsava sotto i battiti scanditi e veloci del suo cuore che batteva con prepotenza all'interno del suo petto. Le spalle tremavano scosse da singhiozzi che non riusciva a percepire, tagliati fuori dal suo mondo assieme a tutti i suoni che non fossero il proprio respiro spezzato e le pulsazioni violente del suo cuore, mentre il proprio sguardo si perdeva nell'oscurità oltre la fenditura nella roccia con la disperazione e la speranza di chi cerca qualcuno che sapeva non sarebbe tornato.
Le mani si chiusero attorno al corpo tiepido che stringeva tra le proprie braccia con un riflesso involontario, e percepì con la stessa lucidità di un sogno febbrile la ruvidezza della stoffa contro il palmo di una mano e pelle umida contro quello dell'altra; era lì, tra le sue dita, premuto contro di sé, eppure ogni cosa sembrava così distante dal suo corpo che, per alcuni istanti, si convinse di essere a pochi secondi dal risveglio dopo una notte passata insonne a causa di un terribile incubo camuffato sotto le mentite spoglie di un sogno.
Il terreno sotto le proprie ginocchia era molle nel punto in cui i sassi della riva cominciavano a diradarsi, i piedi nudi affondati lievemente nello strato superficiale di fango al di sopra del terreno e premuti dal peso del proprio corpo appoggiato sui suoi talloni. I capelli fradici incollati alla sua nuca e alla sua fronte gocciolavano rigandogli la pelle, confondendosi con le lacrime che scivolavano silenziose lungo le sue guance fino al colletto già bagnato della maglia e che s'infrangevano contro la pelle di Jungkook ogni volta che Taehyung si sporgeva in avanti per cullarlo come un bambino che non riusciva ad addormentarsi. Sbatté le palpebre una, due, tre volte, perse il conto dei tentativi rigidi ed impacciati in cui provò ad alzare un braccio per scostare i capelli dalla fronte del ragazzo e si lasciò cadere su sé stesso quando le spalle e le gambe non riuscirono più a reggere la tensione che gli aveva tenuto il corpo intirizzito nel vento freddo della sera, sedendosi a terra con le spalle curve ed il capo incassato tra le spalle mentre osservava Jungkook come se avesse potuto sparire anche lui da un momento all'altro.
Jungkook non scomparve. La sua guancia pesò leggera contro il suo petto quando seguì il movimento del suo corpo, poggiandosi placidamente contro di lui e facendo un respiro più profondo nel momento in cui la mano di Taehyung riuscì finalmente a spostarsi verso il suo viso, arrivando a sfiorargli la guancia con dita tremanti e la bocca aperta dalla sopraffazione.
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Icarus - TaeKook
FanfictionLa linea che divide orgoglio e codardia è fine, labile, pronta a spezzarsi e a dissolversi con la stessa facilità e la stessa inconsapevolezza con la quale è stata disegnata in principio. Poche sono le persone in grado di trovarne i confini ed agire...