14. Cin cin

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Duecentosessantanove giorni prima.




"Se adesso non ti svegli, giuro che ti scasso la faccia a pedate!"

Felice mercoledì mattina anche a te, Bakugo.

Aprii gli occhi. Non feci nemmeno in tempo a realizzare la notte appena trascorsa che il film di qualche settimana prima si ripresentò di fronte ai miei occhi, terribilmente gonfi e assonnati.

"I tuoi sono qui, maledetto Rosso. Aiutami a saltare dalla finestra".

Ci risiamo.

Non ero ancora del tutto sveglio, stavo già ridendo.
I ricordi della notte precedente mi scivolarono veloci davanti agli occhi.

Forse ho sbagliato a raccontare tutto.

Forse dovevo soltanto lasciarlo fuggire lontano da me.

Finisco sempre per fare del male a tutto quello che tocco.

La sua voce rozza mi trascinò via dai miei pensieri.
"Capelli di Merda, sto parlando con te! Devo fuggire!"

Risi ancora sfacciato, alzandomi lento dal letto e rivolgendogli uno sguardo.
Mi sentivo completamente a pezzi.

"No, Kat, non salterai oggi dalla finestra. Poi ti sei già presentato, piantala di fare il pagliaccio e comportati da uomo virile!" asserii gonfiando il petto e ostentando una sicurezza che non avevo.
Che non avevo mai avuto.

Amavo provocarlo, e non ne avrei mai e poi mai avuto abbastanza.

"Ah? Stai forse insinuando che io, Bakugo Katsuki, non sia l'uomo più virile del cazzo di pianeta?".

Tentai invano di elaborare una risposta senza fuggire alla sera prima, alla mano sinistra del Biondo che immobilizzava il mio viso e alle sue labbra che lasciavano scivolare lento il fumo sulle mie.

"B-beh, insomma-"

"Piantala di farneticare e aiutami a scendere!"

Risi ancora sotto i baffi, avvicinandomi a lui ed allungando veloce una mano tra i suoi capelli.
Al solo contatto, una scossa di brividi mi attraversò la spina dorsale. Lui stesso si placò immediato, puntandomi addosso le pozze rosse, attonite e infastidite da animale smarrito.

Chissà se Katsuki Bakugo sarebbe mai riuscito a ritrovare Casa sua.

Gli scompigliai veloce la chioma bionda, ritraendo la mano e riparando sull'unica cosa che sapevo avrebbe funzionato.
"Colazione, terremoto?"

Una smorfia in risposta fu sufficiente.
E così, anche quella mattina, riuscii vittorioso a non far sfracellare Katsuki al suolo sottostante alla mia finestra.

La storia delle cicatrici ebbe sul Biondo un effetto che mi destabilizzò completamente.
Le volle vedere, volle toccarle con le sue stesse dita, ed io non compresi il motivo per il quale avesse preso così a cuore la mia salute.
D'altra parte, il mondo era pieno di meccanici in gamba, sicuramente migliori di me.

Non mi posi in ogni caso più di tante domande, e cercai di lasciare in mano al destino il resto della partita.
Facevo così, ogni qualvolta mi trovassi in difficoltà. Lasciavo correre.
Qualcosa, prima o poi, sarebbe successo. E soltanto allora avrei capito se scoperchiare il vaso di Pandora davanti a Bakugo fosse stata o meno una buona idea.

Cercai di non pensarci e di godermi, mattina dopo mattina, i deliziosi cornetti che Katsuki mi invitava a mangiare all'alba in sua compagnia.
Era diventato un silente appuntamento il nostro, una buffa tradizione, alla quale mai e poi mai avrei saputo rinunciare.

Taxi Cab - Kiribaku/BakushimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora