11. Chiave Inglese

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Duecentottantasette giorni prima.





"Trenta".

Sobbalzai visibilmente.
Ero entrato nel cazzo di bar da soltanto cinque fottuti minuti.

"Trenta?!"

"Sì, Kacchan, trenta!"

Provai a contenere la rabbia.
Provai a contare fino a dieci.

Uno.

Due.

Esplosi al tre.

"HAI ORDINATO TRENTA MERDOSE FORNITURE DI MOCHI, MERDEKU?!"

Non si scompose di un millimetro.
Tutt'altro.
Sorrise compiaciuto, quasi fiero della sua perfetta stronzata.

"Proprio così, Kacchan!"

Strabuzzai gli occhi.
"Trenta forniture di mochi, razza di idiota, sono DUE TONNELLATE di merda molla e zuccherata. Tu sai quanti camion sono, busta di piscio verde, lo sai?!"

"Sì, Kacchan! Sono quattro camion!"

Cercai di placare il mio istinto omicida, volgendo per un secondo, solo un secondo, lo sguardo verso il Bastardo diviso a metà.

Aveva anche lui gli occhi sgranati, in perfetto e mutuo silenzio.

"È impazzito." sussurrò al limite tra l'incredulo e lo sconcerto.

Avevo già mantenuto la calma per troppo tempo.
La merda mi andò diritta al cervello in pochi secondi.

"DOVE CAZZO CI FICCHIAMO QUATTRO
CAMION DI MERDOSISSIMI MOCHI, AH,
ME LO SPIEGHI?! IO NON CHIAMERÒ AIZAWA PER GIUSTIFICARE QUESTA STRONZATA, FOTTUTO COGLIONE, ARRANGIATI!"

Smisi per un attimo di sbraitare.
Non erano un problema mio le sue cazzate, dopotutto.
Avrei potuto anche divertirmi, osservando Aizawa lapidarlo a colpi di mochi.
Non avrei alzato nemmeno un cazzo di dito per proteggerlo, nossignore.

Un ghigno compiaciuto mi si disegnò sulle labbra, mentre realizzavo che non c'entravo davvero un cazzo, e che forse il Verde sarebbe stato licenziato di lì a poco per una simile bravata.

D'altra parte, ero io ad occuparmi della logistica maledetta. Il Coglione aveva ficcato le mani nella mia roba senza fottuto permesso.

Addio, MerDeku.

Sorrisi di cuore mentre mi accasciai su una sedia del bancone, arrovellandomi nella mia totale vittoria, e sprofondando nel sogno di poter cominciare a passare del tempo senza Deku attaccato ai coglioni, almeno nel fottuto bar.

Quello però, inaspettatamente, sorrise con me, asciugando con disinvoltura le stoviglie bagnate, davanti agli occhi sempre più sconcertati di un Todoroki immobile, che spostava lo sguardo da me a lui, proprio come se quella volta fossi stato IO la causa del problema.

Poi, la fogna parlò, e tutti i miei sogni si sgretolarono rumorosamente, lasciando posto a nuova cieca rabbia.

"Eh no, Kacchan! Ho firmato a tuo nome!"

Fermati, Katsuki.

Non puoi ucciderlo di fronte a testimoni.

La voce uscì pericolosamente tremante dalle mie labbra.

"Tu... cosa?"

Lo ripetè impavido.

"Ho firmato tutto a tuo nome, Kacchan! Io non posso occuparmi della logistica!"

In venti fottuti secondi, era diventato un problema mio.

"MerDeku, io adesso ti ammazzo." sussurrai, serio più che mai, rimboccandomi le maniche, forte finalmente di un motivo valido per spaccargli la faccia.

Taxi Cab - Kiribaku/BakushimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora