Capitolo 29

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Capitolo ventinove

Jennifer's Pov

"Ho interrotto qualcosa?",chiede Michael educato.

"Si" "No",diciamo io e Josh contemporaneamente guadagnandoci uno strano sorriso da Michael. 

"Tu sei il figlio di Cliver vero? Quello della cena",chiede Michael guardando Josh.
"Si sono io tu chi sei?",chiede Josh con fare annoiato.

Che bugiardo di primo ordine! Sa benissimo chi è,l'ha chiamato 'irlandese da quattro soldi' per giorni.

"Michael.Ero a cena con mio padre quel giorno",risponde per niente offeso alla domanda di Josh,"A proposito anche mio padre doveva venire ma il lavoro lo ha trattenuto,mi ha detto di salutarti e assicurarmi che tu stessi bene".
"Oh non preoccuparti tanto domani torno a casa".

Il sorriso di Michael è simile a quello di Meredith,ti scioglie e ti fa venire voglia di essere gentile,ma a quanto pare Josh non la pensa allo stesso modo visto che a momenti gli ringhia contro.

"Tieni sono per te",riprende Michaeel porgendomi un mazzo di fiori violacei.
"Ma che premuroso",dice ironico Josh.
"Grazie Michael,Josh se ne stava andando",dico io guardando Josh in cagnesco.

Josh guarda me,poi Michael e di nuovo me. Sostiene il mio sguardo e sembra non voler alzarsi dalla sua posizione. Già non mi va di averlo attorno,figurati averlo attorno mentre fa battute di poco gusto.

"Vero Josh che te ne stavi andando?",domando più seria con una tacca in più nella mia voce.

Josh si alza bruscamente,raccogliendo veloce le sue cose e uscendo dalla porta sbattendola,senza salutare nessuno.
Sbuffo un sospiro e mi siedo il più composta possibile,per quanto possa sedermi composta io. Mio padre dice che a volte ho la grazia di un'orango tango.

"È successo qualcosa?",mi chiede gentilmente Michael sedendosi sulla sedia.
"No nulla di importante".
"Sicura? Sembrava abbastanza arrabbiato".

Una piccola risata esce involontaria dalle mie labbra. Io dovrei essere quella arrabbiata invece è lui quello che esce teatralmente dalla stanza.

"Lo è sempre",giustifico io il suo comportamento,"Allora? Come hai fatto a sapere che ero qui?",chiedo cercando di deviare l'argomento.
"Tuo padre è venuto da noi ieri e ci ha avvertiti dell'accaduto. Mi dispiace tantissimo di non essere venuto prima".

È realmente preoccupato? Come puo essere cosi preoccupato e dispiaciuto per me? Mi ha vista una sola sera e non eravamo nemmeno da soli.

"Ma va là,tranquillo, come ho già detto non è stato niente di grave mi dimettono domani".
"Volevo invitarti a una nostra festa ma sarà per la prossima volta data la situazione",dice ridendo.
"Si probabilmente non è il caso e poi non sono il tipo da feste",rispondo sempre ridendo.

"Lo immaginavo".
"Lo immaginavi?".
"Si che non eri il tipo da feste,lo immagginavo",risponde ovvio.
"E da cosa?",domando incuriosita.
"Si capiscono molte cose di una persona anche solo stando con lei qualche ora",dice facendomi l'occhiolino.

Rido alla sua risposta e passiamo il resto del pomeriggio a parlare del più o del meno.
Mi ha raccontato di un'importante mostra d'arte che si terrà la prossima settimana e che sarebbe stato contento se ci fossi andata anche io.
Michael è cosi pieno di energie,idee,vivacità che rende anche la cosa più semplice divertente e stravagante. Rimango affascinata dai suoi piani futuri,dai suoi discorsi,di quanto ama la sua scuola e della passione che mette nel disegno.

"Michael posso farti una domanda?",chiedo bloccando il suo discorso sull'arte contemporanea.

Michael cambia subito posizione e mi guarda...preoccupato?
Forse il mio tono deve essere sembrato troppo serio,effetivamente è una domanda seria ma credo che non dovrei parlarne con lui,lo conosco da pochissimo.

"Dimmi",risponde calmo.
"Nono,nulla,scusami continua pure con il tuo discorso".
"Jennifer",mi guarda sorridendo,"Parla".

Un sorriso cosi premuroso,cosi affidabile,forse di lui posso fidarmi,almeno un pochino.

"Ecco tu perdoneresti qualcuno che ti ha fatto un torto?".

Michael sembra pensarci un po' prima di rispondere, il che mi rassicura, vuol dire che ha preso seriamente il mio discorso e non vuole darmi risposte a caso.

"Dipende dalla gravità del torto"risponde dopo un po'.

Ecco bella merda,penso tra me e me.

"Diciamo abbastanza grave",dico senza entrare nei dettagli.
"Ci sono due fattori per capirlo",sorride.

Ma sorride sempre? Non gli fa male la mascella?

"E quali sarebbero?",chiedo curiosa.
"Fattore numero uno",dice mettendomi l'indice davanti come per indicare il numero uno, "Dipende quanto è importante questa persona. Se per te non ha importanza e ti ha fatto un torto abbastanza grave direi che è ovvio che non si merita il tuo perdono".

Il suo ragionamento non fa una piega. Il punto è che io non so cos'è Josh nella mia vita.
Non è una costante ma non è nemmeno una persona qualsiasi.

"Allora è importante questa persona nella tua vita?".

Importante? No,non lo era. Lo conosco da davvero poco tempo anche se a me sembra che ci conosciamo da secoli. Non facciamo altro che litigare e ci siamo ritrovati più volte in situazioni ambigue. Tra sgabuzzini,muretti e bagni sono state poche le volte che abbiamo trascorso insieme dei momenti normali. L'unico momento in cui abbiamo condiviso realmente qualcosa mi ha vomitato addosso pochi minuti dopo.

"No non lo è",dico riportando lo sguardo verso Michael.
"Bugia",risponde lui.
"Come scusa?",mi sta dando della bugiarda?
"Ho detto che è una bugia,che stai mentendo,solo che non te ne rendi conto nemmeno tu".
"Michael...",mi avvicino,"Non ti seguo,davvero".
"Se davvero questa persona non fosse importante per te ,non avresti nemmeno preso in considerazione di farmi quella domanda e non ci avresti nemmeno pensato cosi tanto quando ti ho chiesto se era importante".

Continuo a guardare Michael confusa e frustrata mentre lui continua a esporre la sua diagnosi sicuro di se. Mi sento come una paziente davanti al suo psicologo.

"Se davvero questa persona non è importante per te allora non mi avresti mai chiesto 'Tu perdoneresti qualcuno che ti ha fatto un torto?'. Se non ti importasse di questa persona non sprecheresti nemmeno tempo a pensarci,semplicemente non la perdoneresti e basta. Tanto non ti importa di lei no? Il fatto di perdonarla non ti dovrebbe nemmeno passare per la testa. Invece mi hai chiesto un'opinione,sei confusa e non sai se perdonarla o meno,chiunque sia,quindi ha un ruolo nella tua vita".

Guardo Michael e cerco di realizzare nella mia mente il suo discorso complesso ma cosi vero. Ha senso. Quindi Josh è importante nella mia vita? Ha un ruolo? Ma quale?
Non ci capisco più niente! A me sembra me la stia solo complicando.
È un discorso troppo complesso per la tua testolina.
Zitta! Ho compreso tutto benissimo!

"E il secondo fattore?",chiedo non sapendo come ribattere al suo discorso da 'sono un genio della mente umana'
"Il secondo fattore mi sembra piu che ovvio,perché l'ha fatto?".
"Perché l'ha fatto dici eh?".

Cerco di assimilare nella mia testa tutto quello che mi ha detto Josh da quando sono in ospedale. Il suo rancore nei miei confronti quando ho scoperto di Caroline,la rabbia quando il suo nome è uscito dalla mia bocca,la preoccupazione nei suoi occhi quando sono svenuta per terra,il senso di colpa che lo portava a non riusciva nemmeno a guardarmi negli occhi.
"Ero cosi annebbiato dalla rabbia e dal dolore" mi disse. Si alla fine è questo che l'ha portato a farmi quello scherzo di cattivo gusto.

"Per rabbia e dolore",dico dopo averci pensato,"Si mi sembrano due parole perfette per riassumere tutto,rabbia e dolore".
"Oh beh allora è un discorso molto complesso".
"Complesso? Perché? Cioè in che senso?",comincio a chiedere a raffica. Avevo bisogno di meno complicazioni possibili.
"Calmati non allarmarti",risponde Michael ridendo,"Vedi la rabbia e il dolore sono due emozioni davvero comuni purtroppo,vanno quasi a braccetto. Quando una persona è addolorata automaticamente prova rabbia per chi gli ha provocato quel dolore,invece una persona arrabbiata prova dolore nel provare un'emozione cosi spiacevole. Non si sceglie di provare emozioni del genere capisci? Chi mai vorrebbe provare dolore e rabbia spontaneamente?".
"Nessuno", rispondo io senza neanche pensarci.
"Certo! Nessuno vuole provare dolore Jennifer, è un vortice buio che ti trascina con se e non sempre se ne esce illesi. Scavi in quel vortice di dolore alla ricerca di uno spiraglio di luce ma anche quando riesci a uscirne,hai le cicatrici. Avrai sempre il ricordo del dolore attaccato alla pelle e potrai cercare di mandarlo via in tutti i modi possibili ma non se ne andrà mai puoi solo conviverci. Il dolore è un'emozione buia e subdola e ti porta a compiere azioni di cui nemmeno ti rendi conto. Non so chi ti abbia fatto questo torto ma se le sue motivazioni sono 'rabbia e dolore' come hai detto tu,allora prendi davvero in considerazione di perdonarlo,perché la rabbia annebbia la mente e il dolore tutto il resto del corpo".

Guardo Michael e rivivo le sue parole dentro di me. Il dolore è un vortice in cui scavare alla ricerca della luce? Mi viene in mente la mia fossa di dolore. La fossa in cui cado sempre mentre cerco di uscirne. Sento che piano piano sto tornando in superificie ma continuo ad avere delle cicatrici immagginarie sparse nella mente e nel corpo che mi ricordano costantemente il mio dolore.

"Grazie Michael",dico semplicemente incapace di dire altro.

Questo ragazzo mi sembra il Dalai Lama,potrebbe aprire un tempio spiritico.

"Prego ma ora devo davvero andare si è fatto tardi",mi dice gentilemente alzandosi.

Di fuori ormai è buio e io non mi sono nemmeno accorta che il tempo era passato cosi veloce. La sua compagnia è davvero piacevole e sono davvero contenta sia venuto a trovarmi.

"Scusami se ti ho trattenuto per una cosa cosi stupida",gli dico io mentre lui si mette la giacca nera.
"Non scusarti mi ha fatto davvero piacere vedere che stai bene,spero verrai a quella mostra con me".
"Ma certo che verrò".

Sono davvero entusiasta di vedere questa mostra e sopratutto di vedere la sua scuola.
Michael si avvia verso la porta salutandomi un'ultima volta ma prima di uscire si ferma sull'uscio.

"Jennifer".
"Si?".
"Pensa alle mie parole e sopratutto prendi davvero in considerazione di perdonare Josh".
"Va bene lo far...aspetta cosa?",chiedo quasi urlando e un Michael sorridente mi lascia da sola con occhi e bocca spalancati.

Come diavolo fa a sapere di Josh? L'ha capito da solo?
Non mi sorprenderebbe è abbastanza intuitivo e intelligente.
Beh,in effetti..
Più intuitivo di te sicuramente.
Io sono una persona intuitiva!
Si certo sei intuitiva come la tua infermiera vero?
L'infermiera che è solita portarmi il cibo e medicarmi è davvero uno scandalo. Ha messo a dura prova la mia pazienza in questi giorni,mi sono davvero trattenuta dal lanciarle la flebo addosso. Dove l'ha presa la laurea? In un pacco di biscotti?
Avrei potuto vomitarle davanti e lei non si sarebbe accorta che stavo male!
Nonostante fossero solo le otto le mie palpebre cominciarono a farsi pesanti. Mi stesi sul mio lato sinistro e osservai i fiori di Michael appogiati sul comodino.
Le sue parole rieccheggiano nella testa assieme all'immaggine di Josh mentre esplodeva di rabbia uscendo dalla stanza,finché non caddi in un profondo sonno sapendo che domani finalmente sarei tornata a casa.

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