Capitolo trentotto
Jennifer's Pov
Ho parlato un po' con Meredith al telefono,nel tragitto del taxi, e sembrava abbastanza agitata e confusa. Pensavo che mi avrebbe dovto spiegare chissà qual è storia ma in realtà il punto di tutta questa situazione è solo uno. Drake è un deficiente.
So che probabilmente avrei dovuto confortarla di più e andare a casa sua per parlarne,credo sia questo che facciano le amiche,ma devo assolutamente parlare con mio padre.
Non mi è piaciuta per niente la piega che aveva preso il nostro discorso nell'ufficio di Daniel.
Mi aspettavo una discussione con mio padre ma non fino a questo punto. Non credevo che provasse rancore verso di me fino a questo punto anche se sembrava arrabbiato sopratutto perché avevo fatto come mia madre tempo fa.
Anny mi ha sempre detto che si sentiva perso senza di lei e che mi voleva accanto a lui a quelle feste proprio perché mia madre non era presente. Forse ho sbagliato tutto,non sono adatta a tutto questo.
"Signorina ben tornata,come mai cosi tardi?",mi chiede Greg intento a tagliare l'erba in giardino.
Sono le otto ormai,non si stanca mai di lavorare? Mi chiedo se mio padre lo paghi abbastanza per tutto questo.
"Ho avuto un'impegno,mio padre è a casa?",chiedo notando la sua auto in lontananza.
"Oh beh in realtà non ne ho idea signorina,non l'ho visto rientrare",risponde smettendo di tagliare l'erba.
"Ma la sua macchina è parcheggiata è la".
"Oh oggi l'ho accompagnato io ai suoi svariati impegni,non ha usato la sua macchina".
"Va bene. Grazie Greg",annuisco avviandomi verso il partone.
"Signorina?",mi richiama Greg.
"Si?".
"Tutto bene?",mi chiede Greg con sguardo dolce.
Lo guardo ricambiandogli lo sguardo e annuendo. A volte mi scordo di quanto Greg e Anny siano stati e continuino a essere fondamentali nella mia vita,una specie di genitori secondari.
Passo velocemente l'atrio dirigendomi a tutta velocità verso le scale perché so che se incontrassi Anny,mi fermerebbe e capirebbe tutto immediatamente. È molto più insistente di Greg.
Mi fermo davanti all'ufficio di mio padre con il pugno a mezz'aria,titubante nel bussare,ma alla fine mi decido. Busso un paio di volte ma nessuno risponde quindi entro senza il suo permesso. Non c'è nessuno anche se la lampada del suo ufficio è accesa e ci sono alcuni fogli sulla scrivania. Mi dirigo verso camera sua,ma non lo trovo nemmeno li. Non è nemmeno in salotto sennò l'avrei notato mentre passavo l'atrio.
"Ma dove si è cacciato?",mi lamento tra me e me mentre mi dirigo in camera mia.
Forse semplicemente non è ancora tornato a casa.
Apro la porta di camera mia e sobbalzo facendo un minuscolo urletto nel vedere mio padre in piedi che osserva la mia parete gialla.
"Oh scusa ti ho spaventata?",mi chiede mio padre girandosi.
"No ho urlato per divertimento",rispondo ironica.
Mio padre fa uno sbuffetto divertito e si sposta verso il letto indicandomi di sedermi vicino al lui. I minuti passano ma nessuno parla mentre osserva la parete gialla davanti a sei.
"Di che colore hai intenzione di farla l'altra parete?",mi chiede dopo un lungo silenzio.
"Ehm,arancione credo",rispondo poco sicura visto che non credevo fosse venuto qui per parlare di colori.
"Lo sai che posso chiamare un'imbianchino vero?".
"Lo so",dico secca,"Ma non voglio".
"Ovvio",sbuffa ancora ridendo.
Non so cosa ci trovi di divertente in tutto questo e io sto cominciando a sentirmi a disagio nell'averlo qui.
"Come mai sei in camera mia?",domando guardandolo.
Non apre bocca per rispondermi continua semplicemente a guardare il muro davanti a se. Non sembra più arrabbiato,nemmeno triste,solo...perso?
Sto per riaprire bocca per farlo parlare ma lui mi precede.
"Ero arrabbiato",proferisce.
"Si l'avevo notato",dico ovvia.
"Non con te".
"Si con me,direi che si era capito",mi sembrava più che ovvio no?
"No Jennifer",ripete mio padre,"Non con te".
"E con chi?",chiedo nervosa,ma non risponde,"Con Susan?".
Mio padre abbassa il capo scuotendolo.
"Non ero arrabbiato ne con te,ne con Susan. Ero arrabbiato con me stesso".
"Te stesso?",domando stupita. Cosa centra lui?
"Si ero arrabbiato con me stesso. Me la sono presa con te e so che non dovevo,ma semplicemente quando ti ho visto davanti a me sono scoppiato".
"Non capisco",sospiro stendendomi sul letto e sento mio padre prende un grande respiro.
"Hai ragione Jennifer. Non avrei risposto a Susan Flan,probabilmente sarei stato zitto o sarei scappato".
Si forma un'enorme cipiglio nella mia fronte e mi alzo di scatto dalla mia posizione mettendomi retta.
"No",tuono,"Non è vero,tu sei un'uomo forte,ti saresti fatto valere tanto quanto me".
"No",fa un sorriso amaro,"Non l'avrei fatto. Tua madre è il mio punto debole e Susan lo sa. Ho sempre fatto valere le mie idee conquistandomi il rispetto degli altri,ma quando si parla di Elizabeth io non capisco più niente. Ho saputo quello che era successo ancora prima della pubblicazione dell'articolo".
"Come?".
"Mi ha chiamato il signor Flan quella sera stessa per scusarsi con me dicendo di porre le sue scuse anche a te. Si è scusato per un tempo interminabile ma non è abbastanza perché quello che ha fatto Susan è imperdonabile,imperdonabile!",conclude calcando l'ultima parola.
"Ma allora perché hai fatto cosi nell'ufficio dei Cliver?",domando non capendo il suo comportamento.
"Perché sono scoppiato te l'ho detto. Jennifer io non sarei riuscito a fare quello che hai fatto,sarei rimasto pietrificato davanti alle sue parole,lo so. Tua madre era quella forte tra di noi,tua madre era quella che prendeva in mano la situazione quando degenereva,tua madre era quella divertente,quella solare,era il mio tutto".
"Ma papà tu lo sei,tu sei forte,sei l'uomo più forte che conosca. Sei qui,sei qui con me dopo tutto quello che è successo".
Mio padre sorride a malapena al mio commento ma subito dopo riprende a fissare il muro.
Se lo trova cosi interessante,va bene.
"Si ma solo per te. Ero sicuro che dopo la sua morte sarebbe crollato tutto che io sarei crollato,ma non potevo perché tu eri presente nella mia vita. Io voglio proteggerti da tutto Jennifer,da questo schifo di mondo,voglio essere presente nella tua vita e difenderti da tutto il male che potrebbe colpirti. Ma non l'ho fatto,quando Susan ha fatto quel che ha fatto,io non ero presente,non ero con te. Ma la cosa più orribile è che da una parte sono risollevato dal fatto che non ero presente,perché solo ora mi accorgo,che nel sentire quelle parole su tua madre non sarei riuscito a difenderti. Difenderci. Difenderla".
Guardo mio padre mentre noto nei suoi occhi glaciali la guerra che sta combattendo contro se stesso. E posso solo sentirmi male per lui e ora vorrei entrare dentro al suo cuore per appropiarmi del dolore che lo sta distruggendo da anni. Se potessi farlo prenderei tutto il dolore che prova e lo metterei dentro a me stessa,per risollevarlo almeno un po'.
"Ma non c'è ne stato bisogno,io io i-o mi sono difesa da sola",dico con voce tremante.
"È proprio questo il punto",mi risponde mio padre,"Ti sei saputa difendere da sola. Tu sei forte Jennifer,più di me,come tua madre. Quando ho letto la parte del drink ho cominciato a ridere sommensamente",conclude ridendo leggermente.
"Si la mamma di Josh aveva accennato che lei avesse fatto una cosa simile tempo fa",rido.
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Baci nell'ombra (Disponibile in tutte le librerie)
RomanceOgni errore ortografico, grammaticale e ripetizioni sono stati corretti nella versione cartacea|digitale in vendita. Presente in libreria cartaceo e in ebook (con capitoli inediti mai stati scritti da nessuna parte)! Tutte le info sulle pagine del l...