libertà...

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Ormai era passato un anno dal mio arresto, e non c'è la facevo più. Certo, Ciro è gli altri rendevano tutto meno pesante ma, la libertà mi mancava. Poter correre col motorino tra le strade di Napoli, mentre guardavo il mare.

La cosa che più mi piace è guardare il cielo stellato anche se un tramonto o un'alba in riva al mare non mi sarebbe dispiaciuta.

Viola è stata trasferita e io andavo d'accordo quasi con tutti, apparte alcune zingare dell'ex gruppo di Viola.

Stavo nella mia cella, fin quando non sento Liz chiamarmi.

"Bambulè t vuò vrè a direttrice"

"Gli manca mandarmi in isolamento?"

Dissi ridendo.

"Vieni dai"

"Arrivo arrivo"

Saluto Naditza e Silvia prima di dirigermi nello studio della direttrice.

"Buongiorno direttrì che agg fatt mò?"

"Nulla nulla, infatti è per questo che sei qui ora"

"Non la seguo"

"Se non fai casini, fra un mesetto potrai uscire"

"Tutto sto tempo per un giorno di permesso?"

"Sharon esci, sei libera"

"Sta pazzian?"

"No sono seria"

Presa dalla felicità, la abbracciai e andiamo pimpante dal comandante e da Liz abbracciandoli entrambi, sorridendo come una bambina.

"Grazie grazie grazie"

"Non ho fatto nulla"

"Direttri t'am"

La direttrice, il comandante e Liz si misero a ridere.
Liz mi portò nella cella dove raccontai dell'accaduto alle mie 2 amiche che dopo aver festeggiato per me, si rattristirono pensando a quanto gli sarei mancata.

"Veng tutt e juorn a salutarvi"

"Goditi la libertà nennè, non pensare a noi"

"Sarà fatto"

Dopo un paio di ore passate a parlare con loro due, andammo in cortile accompagnate da Liz.

"Nennè con Ciro?"

"Glie lo dico mo"

"Fai buon"

Andai come sempre nel campetto dei ragazzi e ne parlai con Ciro e gli altri.
Ciro era felice per me, ma dice che gli mancherò.
A me manca la malavita. Chissà se Gennaro sarà riuscito a cavarsela.

Passai tutto il tempo a parlare con Ciro. Volevo godermelo, chissà quando uscirà da sto posto.

Un mese passò veloce e finalmente era arrivato il giorno della mia uscita dall' IPM.

Passai a salutare tutti, con il permesso della direttrice, andai nelle celle dei maschi e andai diretta in quella di Ciro.

Lo vidi dormire, allora gli lasciai solo un bacio sulla fronte e gli scrissi una lettere che posai sul materasso accanto a lui.
Salutai Edo, Totò, O' Pirucchio e infine Cardiotrap...

Guardai per l'ultima volta l'amore della mia vita, prima di andarmene.

Salutai infine Nadì e Silvia che abbracciandole forte, gli promisi che una volta che tutte e tre saremmo uscite, passeremo delle stupende giornate, tra normali amiche.

Mi sentivo in colpa per non aver salutato Ciro, quando era sveglio, ma non volevo dargli fastidio. Ieri sicuro avrà fatto tardi perché avrà pensato a me.

Edoardo, mi ha detto che non faceva altro che guardare il mare dalla finestra, fumarsi qualche canna e parlare di un futuro con me.

Uscii scortata dal comandante e una volta fuori, vidi Gennaro.

"Amooooo"

"Bambulè"

"M sij mancat gennà"

"Pur tu bambulè, assai"

Abbracciai Gennaro e salii sul motorino. Tornammo a casa, e wow non era cambiato nulla.

"Bambulè i Di Salvo non hanno accettato"

"Allora si vede, che dopo andremo a fare una visitina ai Di Salvo"

Gennaro sorrise, intuendo le mie intenzioni.
Passammo due orette a rilassarci e raccontarci le cose successe. Si fece sera, e allora io e Gennaro ci affrettammo ad andare a fare una visita ai Di Salvo.
Il concetto era chiaro... o con noi, o contro di noi!

Andammo con due motorini diversi, e facevamo a gara di chi impennava per più tempo. Ci siamo divertiti, ma era giunto il momento di ritornare seri. Non permettevo che la mia vita privata, il mio umore o le persone a cui tenevo, si immischiassero nei miei affari.
Volevo farmi portare rispetto, e far capire che ero degna di portare il cognome di mio padre.

Arrivammo lì, davanti alla casa dei Di Salvo. Gennaro suonò il campanello e venne ad aprirci Ezio.

"Ma guarda a quest'ora, chi si fa viva"

"Ezio non ho voglia di sprecare del tempo con uno come te"

"Perché stai qui?"

"Ho bisogno di risolvere alcuni affari, quindi fammi entrare"

Entrai dando una spallata a Ezio, e dirigendomi in salone dove trovai la signora Di Salvo seduta sul divano.

"Signora Di Salvo, mi scusi per l'interruzione ma dobbiamo chiarire alcuni affari"

"I Di Salvo non contratteranno mai con una famiglia come la tua"

"Ah Wanda, Wanda... quando lo capirai che voi Di Salvo non siete nulla senza di noi?"

"Piccrè vatten va"

"Ezio zitto, ci parlo io con la piccrella"

Gennaro prese la pistola e la puntò contro alla signora Di Salvo. Il figlio prese la sua pistole e c'è la puntò di sua volta. Sta volta ad intervenire fu mio fratello.

"O scem, ma ch cazz t pass pa cap, re risc sti cos? Puort rispett, se no t vatt a te e pur a ess"

Disse lanciando un' occhiataccia anche a Wanda.
Allora intervenni io, facendo abbassare il braccio a Gennaro, e sedendomi sul tavolo.

"Sit sul na band e scem... ij v risc p l'ultima vot po basta... vulit sta cu nui oppure da soli?"

"Ij nun i piglj ordini da na creatur ca vocc sap ancor e latt"

Gennaro lo fulminò ma prima che potesse fare qualcosa lo fermai, gli feci cenno con la testa di avvicinarsi all'uscita, e una volta arrivati alla porta, mi girai e pronunciai queste parole:

"Ij poss essr pur na creatur, ma sono chiù brav e tutti vuj miss assiem"

Mi rigirai verso Ezio e Wanda, e prima di andarmene presi la mia pistola e sparai 3 pallottole sulle gambe del giovane Di Salvo.

Me ne andai ridendo da quella casa, e sfrecciai come sempre per le vie di Napoli.

Andammo sulla spiaggia, siccome amavo il mare.
C'era un tramonto mozzafiato.
Mi stesi lì sulla sabbia, con la testa appoggiata sul braccio/petto di Gennaro che guardava pure lui lo splendido spettacolo che avevamo davanti.

Dopo poco, sentimmo dei motorini accostarsi dietro di noi. Ma non ci girammo fin quando non sentimmo:

"Piccrè m sij mancat assaij, nun c'ha facev chiù a sta senz e te"

Appena riconobbi quella voce, mi alzai di scatto e rimasi immobile vedendo la persona che c'era dietro di me.

il problema siamo noi ~Ciro Ricci~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora