Nun m lassà...

247 9 10
                                    

...
Quel bastardo.
Era lui, Ciccio Yorker, davanti a me con una calibro 7.5 in mano.

"Bambulè t sij scetat allor"

"P te ij nun song nisciun, sul a causa della tua morte"

"T piacesse eh"

"Assaj"

Si avvicinò a me e posizionò la pistola sotto al mio mento, obbligandomi ad alzare lo sguardo e osservarlo fare senza poter fare nulla.

Mi schiacciò la pistola sulla gola, fino a farmi quasi smettete di respirare.

"Bambulè tu sij na brava guagliona, pkke stai a fa sti cos ca nun song buon P te?"

Mi misi a ridere, lo feci avvicinare a me prima di sputargli in faccia.
Ringhiò incazzato e mi colpì con il retro della pistola sulla tempia.

Abbassai istintivamente la testa, improvvisamente sentii un dolore lancinante alla testa.
Strizzai gli occhi per il troppo dolore, ma non volevo piangere. Non sarebbe servito a nulla, avrebbe solo peggiorato la situazione mostrandogli il mio lato emotivi e in questo momento era la cosa più sbagliata da fare.

Riaprendo gli occhi, notai per terra una macchia rossa, e capii subito si trattasse del mio sangue.
Gocciolavo dalla testa.

Avevo fitte indescrivibili alla testa.

"Ch' rè bambulè, t sij fatta mal?"

"Si t miett e man 'nguoll t'accir"

"Ch'rè tutta sta rabbia?"

Non risposi, rimasi zitta e con la testa alta.
Non potevo permettergli di prendermi un'altra volta di sorpresa.

Dopo un paio di istanti, siccome non gli rispondevo, iniziò ad avvicinarsi pericolosamente a me.

Mi riprese il viso con quelle sue luride mani e mi rigirò la testa a destra e poi a sinistra per 2 volte.

Ringhiai e chiusi la mascella, dovevo mantenere la calma, non avevo modo di difendermi da legata contro a lui.

Mi scansai non appena mi spostò una ciocca di capelli dal viso e sorridendo disse una frase che mi fece rabbrividire.

"Nun ved l'ora di farti mia"

Rabbrividii al solo pensiero di lui che mi toccava il corpo.

Con quelle luride manacce scese dalla faccia ai fianchi per poi scendere fino alle coscie.

Mi dimenai, ma non serviva a nulla.
Mi strinse la coscia nella mano e gemetti dal dolore provocato.

Lui sorrise.

"Tu sij a mij"

"Sij sul na cap e cazz. Ij nun song e nisciun"

Si avvicinò alla mia faccia, era diretto all'orecchio forse per sussurrare qualche altra porcata.

D'istinto però, quando si avvicinò così tanto a me, gli diedi una testata.

Si mise una mano sul labbro, ed effettivamente sanguinava, glie l'avevo aperto.

Si tamponò anche il naso e anch'esso sanguinava come l'ultimo.

Mi afferrò dal collo e strinse forte.

"Brutta zocc-"

Grazie al cielo, il suo telefono gli squillò.
Lo prese dalla tasca mantenendo comunque la sua mano alla mia gola.

Ringhiò dopo aver distolto lo sguardo dal cellulare e mollò la presa.

Mi diede uno schiaffo.

"A 'ropp facimme e cunt"

Salì sulle scale per poi scomparire dietro ad una porta, che lasciò aperta.

Colsi l'occasione per cercare intorno un qualsiasi oggetto per rompere lo spago che mi teneva legata alla sedia.

Poco distante da me intravidi una scheggia di metallo.

Iniziai a saltellare piano piano facendo il meno rumore possibile, sulla sedia, per avvicinarmi al tavolino.

Arrivata lì presi la scheggia e la sfregai contro la corda.

Riuscii dopo non molto per fortuna a slegarmi le mani, poi slegai i piedi e mi rimisi al posto di prima, sentendo i suoi passi riavvicinarsi.

Rimisi le braccia dietro la sedia per fingere di essere ancora legata e come previsto lo vidi scendere un'altra volta.

Si riavvicinò, non prima di aver appoggiato il telefono sul tavolino.

Si riavvicinò a me e nel frattempo prese il coltellino svizzero dalla tasca del jeans che aveva ora addosso.

Lo aprì e mi prese dal collo.

"Mo song tutt tuoj"

Si avvicinò col viso al mio e io puntualmente gli diedi un'altra testata.

Lo beccai poco, siccome si scansò prima che potessi farlo. Mentre cercava di riprendersi un'attimo da ciò che era successo gli diedi un calcio.
Beccai le sue parti intime e si accasciò per terra.

Iniziò a imprecare e quando rialzò lo sguardo io ero già sopra di lui che l'avevo atterrato del tutto prima di infilargli la scheggia alla spalla.

Ma lui prontamente si alzò e mi fece cadere.
Riprese la calibro e me la puntò addosso.

Io ero inerme per terra.

E quando iniziò a parlarmi avanzando sempre di più, tenendo fermo l'indice sul grilletto, spuntarono da dietro Ciro e Gennaro.

Tirai un sospiro di sollievo.

Ma non appena lo feci, lui mi sparò allo stomaco.

Mi accasciai per terra e persi qualche respiro.

Non appena mi accasciai sentii che qualcuno scaricò tutte le pallottole addosso a lui.

Cadde inerme a pochi centimetri da me.

Io prima di perdere i sensi vidi Gennaro in lacrime sulle ginocchia dietro a Ciccio, e accanto a me Ciro che mi premeva attorno al colpo con la sua felpa per bloccare l'emorragia.

"Nun m lassà"

"Cì io t'a...-

Persi i sensi.



il problema siamo noi ~Ciro Ricci~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora