nun m lassà...

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Non gli diedi neanche il tempo di avvicinarsi, che mi buttai in braccio a lui.
Non mi staccai per 10 minuti buoni.

"Piccrè t song mancat"

Ciro si mise a ridere mentre io come risposta, lo abbracciai più forte e iniziai a dargli baci su tutta la faccia.

Si stese, io mi misi meglio su di lui, Gennaro dopo poco se ne andò, mentre noi rimanemmo lì sdraiati a coccolarci e baciarci ogni tanto.

"Pcchè sij già asciut?"

"A direttrice, ha rit ca putiv ascì p buona condotta"

"Mo però, nun fa cazzat"

Ci guardammo negli occhi, e ci mettemmo a ridere per la grande cazzata appena detta.

"Oo ij song seria"

"Pur ij"

"Eja Cì, nun fa strunzat, nun t fa pijà dagli sbirri"

"Piccrè, stai tranquilla"

Continuammo a coccolarci per due orette, fin quando non decidemmo di tornare a casa dei Ricci.

Suonammo, e venì ad aprirci la sorella di Ciro.

"Ciao"

"Piacere Sharon"

"Rosa"

Entrammo e la sorella di Ciro non mi degnò neanche di uno sguardo. Andammo da Don Slavatore e parlammo di affari, gli dissi che per un pò avevo sistemato i Di Salvo e lui mi parlò di un carico segreto dalla Colombia, per dei mafiosi che giravano da un pò di tempo nel nostro territorio, allora gli dissi di non preoccuparsi che me ne sarei occupata io.

"Patm vac ij co Sharon, riman gli facimm na sorpres"

"Nun v mttit nei casini"

"Sarà fatto, Don Salvatore"

"Brav a mij principess"

Mi diede un bacio sulla fronte e andò da alcune persone importanti, per parlare come sempre di affari.

Ciro mi accompagnò a casa mia e poi lo convinsi a restare lì.
...
La mattina, ci alzammo tardi, per poi tutto il resto del giorno, passarlo ad allenarci.
Mi piaceva la boxe, quindi avevo una palestra in casa, e mentre io lavoravo con i muscoli delle braccia, Ciro lavorava sugli addominali.

Ormai era arrivata l'ora di andare a Scampia per far capire che è che comandava quella zona di Napoli.

Con me e Ciro, venì come sempre Gennaro. Tutti e 3 eravamo con motorini diversi... e non appena arrivati in piazza notammo 5 ragazzi fumarsi qualche canna mentre si contavano i soldi e un tipo guardava le bustine di droga dentro ad uno zaino.

Mi avvicinai a loro col cappuccio in testa, per no farmi riconoscere e Ciro e Gennaro stavano in lontananza per intervenire al mio segnale.

"Tnit a drog?"

Uno mi puntò subito la pistola addosso, ma io non diedi ancora il segnale di intervenire a Ciro e Gennaro.

"Oo stong ca pa drog"

"Chi sfaccim sij?"

"Na guagliun ca vuol sul divertirsi"

Dopo un pò, si fidarono e ci mettemmo la insieme a farci una canna. Non appena abbassarono la gaurdia, diedi il segnale e partì una pioggia di pallottole.
...
Erano passati mesi e mesi, gli affari andavano alla grande. Io e i Ricci eravamo una gran bella squadra.

In una sera come le altre, dove io e Ciro stavamo in piazza a spacciare ai clienti giornalieri, vidi davanti a noi un ragazzo sul motorino che ci puntò una pistola contro. Non riuscì ad avvisare Ciro in tempo e quando sparai al ragazzo, lui aveva già fatto fuoco e beccò Ciro sulla gamba.

Non feci in tempo a capire cosa stesse succedendo, che sentì gli sbirri buttarmi a terra, gridandomi di mettere le mani dietro la schiena, per poi ammanettarmi e portare me in carcere, mentre Ciro lo portarono all'ospedale.

Un'altra volta chiusa in questo posto di merda.
Ciro si era ripreso per fortuna, aveva ancora la fasciatura alla gamba, ma per fortuna era quasi del tutto guarito.

Io e Ciro, iniziammo a litigare per ogni minima cazzata.
E quindi decisi di prendere una pausa.
Lui non la prese bene, ma forse così avremmo potuto calmare le acque.

Era da un pò, che i ragazzi parlavano di una certa rivolta.
Si era venuto a sapere che o chiattil aveva preso per il culo Ciro e o piecuro l'aveva aiutato.

Stavo tranquilla in sala relax, a giocare a biliardino, fin quando non sentimmo delle urla dalla mensa.

Tutte noi ragazze ci affacciammo a vedere la situazione e vedemmo tutti i maschi gridare con i coltelli in mano sulla mensa. Tutte le guardie erano lì, quasi impotenti.
Dopo un pò vidi o piecuro, o chiattil ed il comandante andare nei magazzini. Il comandante se ne andò vai da lì e tornò in mensa.
Dopo parecchio tempo, vidi Ciro uscire dalla seconda porta della mensa con una guardia immagino, dalla mensa.

Si stavano dirigendo proprio dove il comandante aveva fatto entrare o piecuro e o chiattil.
Chiamai più volte Ciro, ma solo dopo svariati richiami si girò verso di me.

"Piccrè ij t'am, nun t scurdà"

"Ciro non fare stronzate"

Si fermò a guardarmi, ma dopo pochi secondi continuò a dirigersi verso i magazzini.
Corsi veloce verso l'uscita, scansano Liz e Giuseppe.
Corsi più veloce che potevo.

Quando arrivai ai magazzini, c'era la guardia, stesa per terra e la porta aperta.

Sentì Ciro gridare con rabbia, quindi Entrai senza pensarci due volte.

Vidi Ciro sopra il piecuro, era pronto per ammazzarlo, ma lo chiamai e lui si girò.
Non avrei mai dovuto farlo. O chiattil prese il cacciavite e lo infilzò nel fianco di Ciro.
In quel momento, vidi Ciro accasciarsi, senza mai distogliere lo sguardo da me e dopo poco iniziò a gridare dal male.

Corsi da lui, lo tenni sulle mie gambe e gli levai il cacciavite tutto in una volta. Lui gridò e io lo bacia.
Perdeva troppo sangue, lo appoggiai a un mucchio di scatoloni, e mi levai la maglia, premendola forte sulla ferita.

"Piccrè t'am nun t scurdà... t'am"

"Pur ij t'am Ciro Ricci, ma nun m lassà, ij vogl nu creatur cu te, vogl nu futur cu te... nun m lassà"

Chiuse gli occhi e iniziai a gridare e a piangere perdendo il senso della ragione, poco dopo entrarono il comandante e due dottori, con una barella.
Caricarono Ciro sopra e io caddi a piangere tra le braccia del comandante.

...

il problema siamo noi ~Ciro Ricci~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora