che ti è successo ciro?

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Era passata una settimana buona e ogni giorno andavo in camera di Gennaro a parlare e a giocare a carte.
Era arrivato il giorno della dimissione di Gennaro.
Lo salutai e tornai in camera mia. I dottori vennero a farmi le analisi del sangue per vedere come ero messa. Il dottore prelevò il sangue, per poi riattaccare la flebo. Uscì dalla camera e come programmato, Gennaro mi chiamò.

Mi avvicinai alla finestra e lui stava giù ad aspettarmi col motorino. Io allora scesi dalle scale antincendio e di corsa scappammo da lì. Correvamo come dei pazzi per le strade di Napoli. Amavo la mia città, non l'avrei mai e poi mai lasciata. Gennaro mi portò a casa e dopo essermi aggiornata sugli affari e sui patti stretti con altri clan, ci mettemmo sul divano a guardarci una serie TV, come ai vecchi tempi.

Mi stava suonando il cellulare, guardai e vidi un numero sconosciuto, ma risposi comunque..

"Pronto?"

"Ue piccrè, a ro cazz si frnuta?"

"Cì, stong a casa"

Andai in terrazza per non disturbare Gennaro che dormiva ancora.

"Piccrè sij a mij"

"Cì nun pozzo sta chiù rind o carcr"

"Tu sij a guagliona mij"

"Ij nun song e nessun"

"Ch cazz è rit?"

"IJ NUN SONG E NESSUN"

Buttai giù la chiamata, non capivo come mai Ciro fosse talmente tanto arrabbiato. Infondo anche lui se avesse avuto l'opportunità di scappare da quell' inferno l'avrebbe fatto. Non capisco, non l'avevo mai visto talmente tanto arrabbiato. Mi rollai una canna, dovevo tranquillizzarmi. Notai di essermi scordata l'accendino sul tavolo del salotto, ma mentre mi stavo per alzare notai Gennaro dietro di me, che mi porse l'accendino.

Lo guardai con sguardo interrogativo, come per domandargli se avesse sentito tutta la conversazione e lui fece cenno di si con la testa, capendomi solo dallo sguardo. Si sedette accanto a me e si preparò anche lui la canna. Stavamo la, io e lui, come anni fa, non era cambiato nulla. Noi due che solo con uno sguardo ci capivamo, che con il silenzio parlavamo. Gli volevo un mondo di bene, era la persona più importante che mi fosse rimasta. Si fece sera, e noi avevamo passato tutto il pomeriggio lì fuori, sul balconcino a fumare canne e bere birre. Ero presa male, per il troppo alcool assunto, quindi mi buttai in braccio a Gennaro, l'abbracciai e mi misi a piangere dicendo frasi insensate.

Non mi ricordo nulla più di ieri sera, solo che mi portò lui a letto. Mi alzai e trovai Gennaro impegnato nel preparare qualcosa di presumibilmente buono, se ci affidiamo al profumino che invade tutta la casa.

Mi avvicino a lui e lo abbraccio da dietro, lui si gira mi da un bacio sulla testa e mi abbraccia.

Prendo un pezzo di pancake che aveva appena finito di cucinare e, con la bocca ancora piena gli do il buongiorno.

"Buongiorno piccolina, neanche il tempo di alzarti che già mangi?"

"È perché mi è mancata la tua cucina"

Ci mettiamo a ridere e ci sediamo. Ho messo 3 chili di nutella, per "insaporire" di più i pancake.
Gennaro intanto mi guarda ridendo, e si mette pure lui la nutella sopra i suoi pancake.

Dopo aver finito la colazione, vado a farmi una doccia e mi vesto. Mi erano mancati i miei vestiti. Mi misi dei pantaloni larghi neri, una maglietta XXL bianca, il mio cappellino della NY nero e le mie nike alte bianche, sono normalissime non sono una che ama vestirsi colorata, amo il neutro; nero, bianco e grigio.

Vado da Gennaro che sta giocando alla play e mi metto davanti a lui.

"O scem lievt annanz o cazz"

"Gennaroooo"

"Ch'rè???

"Nun vogl ca ric e brutt parol"

"Scusami, ma ora levati"

"Andiamo al mare?"

Rimase stupito, non se lo aspettava. Sapeva che il mare mi ricordava mio padre. Io gli feci cenno di si, con la testa. E lui con un sorriso a 32 denti, prese le chiavi del motorino e uscimmo di casa. Il vento ci volava fra i capelli, che bella questa sensazione. Mi faceva sentire libera. Costeggiavamo il mare, mi ricordava tanto tutte le giornate passate in barca con mio padre. Non ci ero più andata dalla sua morte, apparte una volta, prima di riincontrare Ciro, quando io e Gennaro stavamo sdraiati tranquilli a goderci il mare.

Appena arrivati non feci in tempo neanche a spogliarmi, che per l'acqua meravigliosa che c'era mi buttai con l'intimo, siccome mi ero scordata il costume.
Gennaro mi seguì subito dopo e giocammo in acqua come due bambini piccoli.

il problema siamo noi ~Ciro Ricci~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora