ciccio

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Quella notte non dormii per nulla. Mi ero allenata tutta la sera in palestra.

Erano le 4 del mattino, era ora di lavarsi, quindi andai in bagno e mi feci una doccia fredda per riuscire a rimanere per lo meno in piedi. Questa mattina avremmo fatto una bella visitina a Ciccio.

Finita la doccia, mi misi addosso solo un pantaloncino corto e un top sportivo, per rimanere fresca siccome faceva molto caldo.

Una volta fatto ciò, risalii e andai prima nella sala bar, per prendermi una normalissima red bull. Poi andai al piano di sopra e mi sdraiai sul divano accanto alla finestra.

Dopo un paio di ore, guardai l'orologio che segnava le 7.
Mi riposai per un'altra decina di minuti, ma mentre mi stavo rimettendo comoda vicino al divanetto sentii il presentimento di essere fissata. Mi girai velocemente e mi ritrovai Ciro dietro.

"Uanm Cì"

"Ch rè?"

"Da quant stiv ca?"

"Song saiut mo"

"Mh pkkè?"

"Gennaro t volev"

"Ok"

"Hai dormito?"

"No"

"S vir, tieni due occhiaie"

Non aprii bocca, mi avvicinai soltanto allo specchio e vidi che in effetti avevo due occhiaie molto marcate.
Poco mi importava. Feci spallucce e scesi al piano dove c'era Gennaro. Ciro mi seguì.

"Genná ch rè?"

"Stann 'nguaiat senza noi a Napoli"

"C'hamm a muovr cu Ciccio"

"Partimm quand sij pronta tu"

"Sono pronta"

"Iammucenn"

"Vabbuon"

Presi le chiavi dello scooter e scendemmo tutti e tre in garage. Ero carica come la mia calibro sotto la giacchetta in pelle che avevo addosso.

Sfrecciavo per la strada come non mai. Come fosse l'ultima volta. La sensazione del vento tra i capelli, io e lo scooter che diventiamo un'unica cosa, il rumore del clacson per far levare le persone di torno e la gente che si ferma a guardarmi sfrecciare come un pilota di F1 è indescrivibile. Ho sempre guidato lo scooter di mio padre, un centoventicinque, già a 14 anni, nonostante potessi guidare solo il cinquantino, poi a 16 anni, quando uscii dall' IPM mio padre mi fece trovare un 125 nero sotto casa. Il regalo più bello che avesse mai potuto regalarmi.

Arrivammo sotto la casa di Ciccio.
Ci dividemmo. Io entrerò dalla porta principale insieme  a Ciro mentre Gennaro entrerà dal retro.

Feci segno a Gennaro di prepararsi e al suo segnale entrammo facendo piano.

Controllando tutti i piani, ma di lui non c'era traccia. Arrivammo all'ultimo piano, ma trovammo solo una cartina. C'erano segnati diversi quartieri di New York.

"A 'ro cazz sta chill?"

"Nun o sacc"

"Ca c stann 3 quartieri iamm a vrè"

"Vabbuon"

Ci dividemmo e andammo nei rispettivi quartieri, trovammo le case e irrompemmo dentro.

Entrai e sempre con la mia pistola calda nella tasca per via delle mani sempre sopra pronte a prenderla, vagai cercando l'individuo.

Salii ma di lui nessuno traccia.

Chiamai gli altri 2, ed entrambi dissero di non aver trovato nulla.

"Ca c sta sul fiet e co..."

Mi sentii prendere dal collo, e poi mi sentii colpire alla testa. Non vidi più nulla, tutto nero.

Mi risvegliai e mi ritrovai in una stanza. Davanti a me mi ritrovai una persona, ma ero troppo stordita per capirlo.

Mi dimenai ma era inutile, ero legata e bloccata alla sedia.

Dopo poco, si avvicinó quella persona, e rivelò di essere...

il problema siamo noi ~Ciro Ricci~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora