Homicidal Liu (2)

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One-short richiesta da XxDestFrostxX!
Scusa la lunghissima l'attesa, ma spero che ti piaccia!

-Mary.

~

La scuola. Dio, io odiavo i giorni di scuola, voi non sapete quanto. Ogni giorno era la solita: alzarsi, colazione, scuola, compiti, dormire e il ciclo ricominciata. L'unica cosa che ne valeva davvero la pena erano i due miri migliori amici: Jeffrey e Liu Woods. Le giornate, con la loro compagnia, scorrevano con facilità e se non stavo con loro, mi annoiavo a morte.

La giornata di oggi, però, si prospettava diversa: apparte la verifica di inglese, oggi c'era la partita di pallavolo fra la squadra capitanata dai due fratelli Woods e... l'altra squadra capitanata dal gruppo dei bulli che non smettevano di tormentarli. Se ci approcciavano, io avevo imparato a starmene sulle mie e ignorarli.

Ritornando a oggi: sul bus scolastico i Woods stavano cercando di convincere il conducente a fermare il mezzo di trasporto, e di farmi salire. Avrei rischiato un affogamento col panino di burro d'arachidi conficcato nella bocca. Arrivat* san* e salv* (una volta salit* sul bus) notai un comportamento strano da parte di Liu.

"Cos'hai oggi? Sei diverso" constatai.

"Nulla". E riprendeva a giocare con la sua sciarpa. Poi si avvicinava a Jeff e quest'ultimo gli tirava spallate e pugni, ridendo. Qualcosa non andava.

Time skip perché mi scoccia descrivere cose inutili :D

Era arrivato il fatidico momento che tutta la nostra scuola aspettava: la partita di pallavolo. Col cielo coperto da grossi nuvoloni non vedevo granché, ma ci passai su. Seduta su uno degli spalchi incitai i due ragazzi a dare il meglio di loro: gli feci due pollici in su. Però i bulli non smettevano di tormentarli nemmeno prima dell'inizio della partita, e questo mi preoccupava. Fui costretta ad andarmene prima del suo inizio a causa di una chiamata di mio padre, che mi invitava a rientrare per un problema di famiglia. E ora come lo spiego a quei due?!

"Papà, però, potevo anche andarmene a piedi...". Mi lamentai dal sedile posteriore.
"La scuola è troppo lontana per andare a piedi, non se ne parla!"
La conversazione si chiuse con un mio sbuffo.

~

Non tornai a scuola per molto, a causa di quel problema familiare che mi tenne occupat* per tanto; inoltre, non riuscì a sentire i due fratelli Woods... e Liu. Mi mancava da morire, non sapevo come fare senza di lui.
Ma quando tornai di nuovo, Liu e Jeff non c'erano. Mi dissero che Liu era stato attacco in una notte da Jeff, ormai impazzito, ed era in ospedale, ma non era in vena di ricevere viste. Come si poteva biasimarlo? Lasciai che gli anni passassero e che i nostri rapporti si interrompessero. Oggi, avevo diciassette anni ed ero in quarto liceo. Ero cambiat* fisicamente, ma caratterialmente ero sempre l* stess* ragazz* di una volta.

Stavo per mettermi a letto, con le coperte che mi sfiorassero il viso, però un rumore proveniente dal soggiorno mi fece gelare. I miei genitori? No, impossibile. Li avrei sentiti, avrei riconosciuto i loro passi da miglia di distanza. Un ladro?
Dovevo starmene buon* qui?

I passi aumentarono e io lasciai che la coperta mi coprisse tutto il viso e fingessi di dormire. Chiusi gli occhi.

Andiamo, dormi. Addormentati.

"Y/N".

Quando lo sconosciuto pronunciò il mio nome il sangue mi gelò nelle vene. Speravo che le coperte non lasciassero intravedere la mia figura tremolante. Decisi che era meglio rimanere immobile. Forse si sarebbe arreso, pensai.

"Y/N", chiamò una seconda volta, "Hai lasciato che non ci vedessimo più, eh?"

Riaprì gli occhi con cautela e mi girai nel letto col cuore all'impazzata. Davanti a me lo vidi dopo così tanto tempo.

"L-Liu?".

"Liu" ripetè, "preferisco Homicidal Liu".

"C-Cosa...?"

"Sai che ci faccio qui, vero? No, che domande" Rise a crepapelle, come se avesse appena fatto una battuta, "Allora... sei cambiat*, eh?"

Annuì. "V-Vedo che anche tu..". Il suo viso era di un colore più pallido, ma si  notava benissimo una cicatrice cucita sui lati della bocca a forma di sorriso; con i capelli dello stesso taglio, e la sciarpa che portava sin da quando eravamo ragazzini. Allora, quella cicatrice era sicuramente...

"Non ricordi?".

"Cosa, Liu?".

"Ricorda". La mano cominciò ad avere dei tic improvvisi. Degluì impariut* da quella situazione. Capì all'istante che quello con cui stavo parlando, no, non era Liu.

"Cosa devo ricordare, esattamente?"

"La nostra promessa".

Rimasi esterrefatt*. Un ragazzo della mia età si ricordava una promessa sciocca fatta all'età di tredici anni? Già, perché gli avevo promesso che qualsiasi cosa fosse successa, non ci saremmo mai lasciati: saremmo rimasti in contatto, perché eravamo super duper migliori amici. Sherlock e Watson, diceva Jeff prendenoci in giro.

Ora però, cosa ci faceva in casa mia nel cuore della notte? Questa era irruzione di proprietà privata.

"Q-Quindi..."

La sua mano scattò e prese con forza il mio polso, trasciandomi sul pavimento freddo e lanciandomi uno sguardo freddo. Mi agitai in preda al dolore.

"L'avevi promesso!" Urlò, sbattendosi a destra e manca.

"Liu!"

"LIU È MORTO! E ORA", sorrise leggermente, e la cicatrice accentuò quel maledetto sorriso, "Hai promesso. Non ci saremmo mai separati. Tu ora vieni con me".

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