Ticci Toby

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Ci tengo a precisare che questo capitolo sarà un po' diverso dai precedenti, avevo voglia di cambiare il tono della storia, ma tranquilli, le one shorts con ambientazioni inquietanti ci saranno ancora! Mi scuso in anticipo, nel caso, troviate diversi errori di battitura. 


0°C. La temperatura era davvero di 0 gradi Celsius fuori?! Diamine, questo freddo mi ucciderà prima o poi... 

Lancio uno sguardo verso il mio compagno Proxy, Toby Rogers, alias Ticci Toby. Toby si era unito con lo Slenderman qualche anno fa, aveva solo sedici anni all'epoca, era spaventato, confuso, rotto.  

Toby non mi aveva rivolto la parola al mio arrivo, avevamo solo incrociato gli occhi per qualche instante, per poi borbottare a voce udibile: "P-Princip-pian-nte..."

Ed ora, eccoci qui. A camminare nel bel mezzo della foresta, la nostra casa, la casa del nostro padrone, tornati da una missione alquanto facile, a dire il vero, ma non avevo di che per lamentarmi. 

"Possiamo fermarci?" 

Un tono di voce a malapena udibile uscì dalle mie fredde labbra rosse, tremolanti a causa della temperatura. Il suono dei mie scarponi invernali si fermarono assieme allo scricchiolio delle foglie, provocato dalle pesanti suole delle mie scarpe. A tale affermazione Toby rivolse uno sguardo verso di me, aggrottando le sue sopracciglia. 

"Uh? P-P-Per-chè?" 

Il borbottare, causato dai suoi tic, non mi creava problemi. Prima di questa vita, ero abituat* ad ambienti problematici, la maggior parte dei miei coetanei e amici stretti viveva in queste situazione, anche io, quasi raramente, ero affett* da tic improvvisi, probabilmente causati da ansia e stress... quando ancora frequentavo un ambiente scolastico...

Aprì bocca, ma la richiusi subito dopo poichè il borbottio del mio stomaco fu più veloce delle mie parole. Toby ridacchiò al suono, avviandosi verso un tronco caduto alla nostra destra, prendendo posto su di esso. Il palmo di Toby indicò il posto vuoto accanto a lui; corsi subito a passo veloce verso il mio collega, prendendo anche io posto sul tronco, fungendo ormai da panchina. 

La cerniera del mio zaino C/p (colore preferito) si aprì: scostando fra i vari oggetti che si trovavano al suo interno, trovai due panini imbottiti di pomodori tagliati a grandi fette, mozzarella, prosciutto crudo e insalata. Toby non smetteva di fissare il cibo che avevo preparato stamani, era come se i suoi occhi parlassero. 

"Ne ho uno in più se vuoi" Gli porsi il secondo panino, egli saltò al mio improvviso gesto di generosità, offrendogli anche un mezzo sorriso, "prendi, non mi crea probl-"

"Moltissime grazie"

EH?! Il noto ragazzo killer, Ticci Toby, incapace di provare emozioni, mi aveva rivolto un moltissime grazie?! Woah, questa era da annotare nel mio quaderno giornaliero. 

Il ragazzo prese dalla mia mano il panino in più, scartando assieme la carta che li avvolgeva. Toby calò la sua maschera, mostrando parte della sua mascella completamente visibile. Benchè non avessimo molta confidenza non si creò problemi a mostrarmi quella sua condizione. Non proferì verbo, addentai la mia cena con forza e alzai lo sguardo verso il cielo, un cielo colorato di arancione e rosa. 

"Se hai pre-parato tutto t-t-tu, complimenti, è d-d-davv-vero buo-no"

Il mio viso si girò verso di lui, osservando con cura la sua espressione. I suoi occhi erano puntati sul panino ora mezzo addentato. Questo ragazzo mi stava colpendo sempre di più. Non era la nostra prima missione che affrontavamo insieme, questa era, se non erro, la decima o undicesima missione che passavamo insieme. 

"Mi fa piacere, Toby. Mi fa piacere"

Lo chiamavo Toby solo quando sentivo davvero di chiamarlo così, solo quando mi sentivo sicur* di farlo. 

Toby diede un secondo morso alla sua cena e la sua bocca ripiena del panino si curvò in un sorriso genuino. Da allora capii perfettamente che Toby non era così cattivo come si diceva: era educato, disponibile, forse paziente solo quando lo voleva lui, ma queste dimostrazioni che mi mostrò durante la spedizione, mi fecero ricredere sul suo conto. Anch'io ricambiai il sorriso, cercando di trattenere le risate ed evitare di sputare qualche pezzo del panino che avevo in bocca. 

"D-D-Dunque, c-che hobby hai, oltre l-la cu-c-cina?" 

"No no, a me non piace molto cucinare, lo faccio e basta, però adoro H/p (Hobby preferito)"

"A-Ah! S-Sembra interess-sante!" Nonostante la bocca piena Toby continuava a parlare ed osservare il mio sguardo, chiaramente cominciava a mostrare interesse nella nostra conversazione. 

"Si, lo è!" Addentai di nuovo il mio panino. Oh, l'avevo quasi terminato.. dopotutto potevo mangiare lo stesso Toby se non avessi portato quei panini!

"E tu? Hai degli hobby?" 

Le mie gambe andarono avanti e indietro, facevano su e giù proprio come un altalena, i talloni toccarono, alternandosi, il tronco ruvido dell'albero. 

"Li a-avev-v-o. Mi piacev-v-va fare hockey su-sul gh-ghiacc-cio" 

"Ammetto che l'avevo immaginato, tu sei proprio il tipo da fare sport sul ghiaccio, in special modo l'hockey!" 

"Eheheheheh, sì, tutti me l'h-hanno d-d-detto!" 

Rogers rise alla mia affermazione e provocò anche in me una risata. Non ridevo con gusto da chissà quanto tempo, quante settimane, addirittura mesi... Eppure Toby, la persona che non mi sarei mai aspettata di dover affrontare una conversazione era qui, che rideva con me, e per davvero. 

Era forse l'inizio di un'amicizia che magari si sarebbe evoluta in qualcosa di più?  Chissà, forse stavamo cominciando a sopportarci di più. 

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