Capitolo 2

5 1 0
                                    

Mason stava per arrivare a Pacific Grove e guardava le strade piene di gente che camminava indaffarata, attraverso il finestrino.
l'ambiente era affollato ma nulla in confronto a San Francisco, dove aveva vissuto fino a quel momento. 
Si chiedeva se le ragazze fossero più carine a Pacific Grove o nella sua vecchia città. La risposta arrivò quasi immediatamente: 
In piedi, davanti a un semaforo rosso riservato ai pedoni, c'era una ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri, minuta, dalle gambe magre e l'aspetto curato nei minimi dettagli. 
Portava un trucco leggero sugli occhi, un rossetto bordeaux e un cappellino di lana nero sulla testa, che un po' le copriva la fronte. 
"Le ragazze sono tutte così fighe in città?" chiese Mason al tassista, che lo guardò di traverso, ma solo per un po'; trovò la faccia del ragazzo simpatica e sorrise. 
"Alcune" ammise. 
Mason allargò le braccia sul sedile e incominciò ad assumere un'aria furba.
"Adoro già questo posto" disse. 
La ragazza che stava aspettando di attraversare la strada si chiamava Emily ed era la migliore amica di Blake. 
Si erano conosciuti qualche anno prima, a scuola, e avevano subito legato, diventando quasi una cosa sola: 
andavano al cinema vestiti con abiti abbinati, festeggiavano Halloween indossando lo stesso costume e Blake l'aveva introdotta in casa, facendole conoscere la sua famiglia. 
Emily ne era felice, perché per la prima volta sapeva di poter contare su qualcuno e, forse, un po' si stava innamorando di lui, solo che non avrebbe mai trovato il coraggio di dirglielo. 
"Cazzo! Rachel, ma dove sei? Ho bisogno di una consulenza immediata" sbraitò Emily mentre parlava tramite il cellulare, attraversando, intanto, la strada. 
"Scusa, sto ancora lavorando, puoi passare dal bar, se vuoi" rispose lei con voce affannata. 
Aveva passato tutta la sera a servire i clienti e nessuno le aveva dato una mano, nemmeno il suo collega, Pete, che di solito si offriva di aiutarla continuamente, cercando, in qualche modo, di ottenere le sue attenzioni. 
Rachel non veniva considerata bella quanto Emily ma anche lei aveva il suo fascino; 
occhi scuri, un po' duri a guardarli ma pieni d'amore, se solo qualcuno avesse voluto andare più a fondo; era alta, decisamente molto più di Emily, e possedeva un seno più piccolo ma più sodo, che la ragazza le invidiava dal primo momento in cui aveva messo i suoi occhi su di lei. 
Rachel aveva le labbra carnose e piccole, un naso pronunciato e delle gambe slanciate, motivo per cui si sentiva insicura a mostrarle persino in estate.
"Sto arrivando, dammi cinque minuti" disse Emily incominciando a correre. 
"Rachel! Quei tavoli non si serviranno da soli!" urlò il suo datore di lavoro, nonostante avesse già utilizzato il 90% del fiato che possedeva per gridarle contro poco prima. 
Rachel sobbalzò e sorrise al suo capo, forzatamente. 
"È davvero così urgente quello che devi dirmi?" domandò all'amica, continuando a sorridere a denti stretti. 
"Te lo giuro, è una questione di vita o di morte" affermò risoluta Emily. 
"Allora ti aspetto, ma non posso perdere tempo, quindi dovrai parlare in fretta." 
"Sai che non ho il dono della sintesi, ma ci proverò, e avrò anche bisogno di un thè freddo." 
Era vero, Emily non possedeva affatto il dono della sintesi e Blake lo sapeva bene, ma in fondo gli piaceva anche per quello; parlare con lei si trasformava sempre in un'esperienza lunga ma indimenticabile. 
Mason raggiunse casa di sua zia e scese dal taxi, sistemandosi la giacca e i capelli. 
"Vengono cinquanta dollari" lo informò l'uomo alla guida. 
Mason aggrottò la fronte e si voltò stupito. 
Prendeva spesso taxi a San Francisco ma era sua madre a prestargli i soldi; in quel caso, gli avevano rubato il portafogli in aeroporto e non aveva nulla con sé. 
"Ah…in realtà non avrei soldi con me al momento, ma possiamo far finta che non sia così e potrebbe mettere...non so...tutto sul conto di mia zia" propose.
Il tassista, per nulla convinto, prese a guardarlo con diffidenza. 
"Lo scusi, il ragazzo è appena arrivato, è un po' confuso. Ci penso io" intervenne Carmen, che aveva proprio fatto capolino al momento giusto. 
Mason si accorse di quanto bella fosse diventata e sgranò gli occhi; ora capiva perché sua madre si fosse sempre sentita insicura accanto a una donna come lei. 
"Ma è lei, la signora Morrison?" domandò il tassista esterrefatto, sorridendo immediatamente, mentre guardava Carmen. 
"Ha sentito parlare di me? Davvero?" rispose lei ironica.
"È il sindaco della città, quindi…" 
Mason pensò che avrebbe potuto fare tutto ciò che voleva, senza subire ripercussioni, essendo sua zia il sindaco.
"Sono un cittadino come tutti voi, non mi guardi in quel modo. Ecco, tenga, le do anche la mancia." 
Carmen diede i soldi al tassista e sorrise cordialmente, avvolgendo poi un braccio intorno alla spalla di suo nipote. Intanto, Blake guardava attraverso la finestra cosa stesse capitando, a braccia incrociate e con un'improvvisa sensazione di amarezza nel cuore. 
Carmen e Mason entrarono in casa e lui appoggiò le valige a terra. 
"Certo che questa è una casa fighissima" sostenne Mason entusiasmato, guardando la reggia nella quale era appena finito. 
Un ampio salone, diviso dalla sala da pranzo da una colonna a forma d'arco, realizzata in pietra. 
Nella stanza c'era un lungo divano ad angolo, una tv al plasma e librerie poste ai lati del camino. 
Un tavolino in pietra si trovava davanti al divano e, sotto a quest'ultimo, c'era un tappeto in pelliccia sintetica, di colore marrone. 
"Ti piace?" chiese Carmen appagata. 
"Se mi piace? Voglio vivere qui per sempre! Avete anche la piscina?" rispose Mason mentre veniva sempre più assalito dall'eccitazione. 
"Non ti accontenti proprio" ribattè acidamente Blake, scendendo le scale. 
La sua camera si trovava al piano di sopra ed era il posto che più preferiva al mondo, dove rifugiarsi e passare interi pomeriggi a scrivere. 
Mason spostò lo sguardo su di lui; Blake indossava una felpa nera e dei jeans molto semplici, lui invece amava le giacche di pelle e magliette delle band rock che più ascoltava. 
"Blake, eccoti qua! Sei contento di rivedere tuo cugino?" domandò Carmen, dando vita a una certa tensione. 
"Sì, mi divertirò molto ad avere un criminale in casa, anche se non pensavo fossimo diventati un cazzo di carcere minorile" replicò lui con tranquillità, pur sapendo che suo cugino fosse una testa calda e che avrebbe perso le staffe. 
"Chi cazzo pensi di essere? Guarda che ti spacco la faccia!" 
Mason si avvicinò subito a lui e Carmen intervenne, allontanandolo. 
"Ehi, non parlargli così, e tu mantieni la calma, sei qui per dimostrare a tua madre che puoi diventare una brava persona" tentò di far ragionare entrambi ma i due ragazzi si guardavano come se avessero voluto uccidersi. 
C'era dell'astio tra di loro e non sapevano nemmeno da cosa nascesse un tale rancore nei confronti l'uno dell'altro. 
"Dimostrare a mia madre che posso diventare una brava persona? Cavolo, allora è davvero un carcere minorile" disse Mason ridendo con angoscia. 
Riprese le sue valige e guardò Carmen. 
"Mamma mi ha cacciato perché sa che sono una causa persa, lo capirai anche tu e dovrò trovarmi un'altra casa, quindi vedrò di godermi la mia nuova stanza finché dura" disse lui prepotentemente, rivolgendo, subito dopo, un'occhiata di sprezzo a Blake, che ricambiò in maniera altrettanto tagliente. 
Mason trascinò le sue valige verso le scale, spingendo Blake con una spallata. 
"Testa di cazzo" mormorò Blake irritato. 
"Aspetta, ti mostro la tua stanza" lo richiamò Carmen. 
"Posso trovarla da solo" ribattè Mason con saccenza, continuando a salire rapidamente. 
Carmen guardò suo figlio, diventando sempre più dura in volto. 
"Sei contento? Ma perché lo tratti così? Quel ragazzo va aiutato" lo sgridò. 
"Sì, da un bravo psicologo" affermò Blake e tornò in camera sua, facendo arrabbiare ancora Carmen.

Nothing LeftDove le storie prendono vita. Scoprilo ora