Capitolo 13

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Carmen riaccompagnò Blake e Mason a scuola, lasciandoli di fronte al grande cancello che li avrebbe condotti nel cortile.
"Mason" disse lei, nel momento in cui Mason mise piede fuori dalla macchina.
Carmen non continuò subito, lo guardò negli occhi, con un sorriso sulle labbra.
"Sono contenta tu sia ancora qui" lo mise al corrente.
Mason, non potendosi controllare, sorrise per un secondo, forzandosi a tornare serio rapidamente.
"Ci si vede a casa, zia" la salutò e corse dietro a Blake, dandogli una leggera spinta che lo scosse.
Blake si voltò verso Carmen, indispettito, calmandosi però in breve tempo, ridacchiando.
Entrarono insieme nel corridoio; Carmen mise in moto la macchina e, dopo aver lanciato un'occhiata fugace all'istituto scolastico, prese un respiro profondo e partì, dirigendosi a lavoro.
Presto si sarebbe tenuta una conferenza stampa e Philip era più agguerrito che mai, deciso a convincere i cittadini di Pacific Grove che solo lui avrebbe potuto rivestire il ruolo di sindaco nel migliore dei modi.
I primi a notare il ritorno di Blake e Mason furono Liam, Emily e Rachel, che si girarono a guardarli con sorpresa.
Liam sorrise compiaciuto e fece un gesto con il capo a Ethan, che gli rispose sorridendo a sua volta.
"Veditela tu con quello stronzo, io devo parlare con Corey" disse Mason, che si rivolse a Blake prima di allontanarsi.
Blake, che al solo pensiero di affrontare una nuova conversazione con Liam avvertiva i conati di vomito, non dovette nemmeno raggiungerlo, dato che lui gli andò in contro e gli parlò a bassa voce.
"Ma come hai fatto a convincerlo? Sembra anche più allegro di prima!" asserì Liam stupefatto.
Blake lo guardò con nervosismo, sentendo la gola secca.
"È stata mia madre in realtà, ci ha accompagnato e lasciato una giustificazione per essere rimasti fuori per un po'" rispose poi, acquistando una sicurezza apparente, alla quale Liam non credette affatto:
lo scrutava, aspettando che facesse un passo falso e gli dicesse la verità.
"Ma mi spieghi perché ci tieni tanto ad averlo qui? L'hai fatto picchiare e poi...non capisco" domandò Blake.
Liam smise di fissarlo, come intimidito dalla sua domanda, e puntò lo sguardo su Mason e Corey, che si erano appena ricongiunti.
Il suo gesto improvviso preoccupò Blake, rimasto spaesato dell'espressione ricca di emozioni contrastanti di Liam, ancora intento a fissare i due ragazzi.
"Liam, ci sei?" lo risvegliò dai pensieri che lo costernavano, tanto da farlo allontanare dalla realtà, trasportandolo nella marea di ricordi che cercava ogni giorno di reprimere.
"Ho da fare, ne parliamo dopo" disse Liam austero, dirigendosi in cortile.
Era lì che avrebbe dovuto incontrarsi con Victoria, che lo aspettava sul retro, seduta su un cassonetto dell'immondizia.
Non appena si videro, Liam si avventò su di lei, facendola scendere e attirandola tra le sue braccia, baciandola con foga.
Aveva deciso di comportarsi in quel modo dopo aver scoperto che Rachel e Ethan si sarebbero visti quel pomeriggio; tutti i ricordi della notte in cui Rachel era stata aggredita gli tornarono alla mente, risentì le sirene della polizia e gli vennero talmente tanti brividi che l'unica cosa che fece fu scrivere a Victoria, obbligandola a raggiungerlo nel retro del cortile.
La stava baciando per ferire Rachel e gli piaceva quella sensazione inebriante di potere, l'eccitazione che gli causava immaginare la sua espressione quando avrebbe scoperto tutto e le sarebbe venuto un colpo al cuore.
"Aspetta, così è troppo" si lamentò Victoria; lui la baciava imperterrito, stringendole i polsi e facendo scontrare più volte la sua schiena contro il cassonetto.
"Liam, mi fai male" continuò Victoria, divincolandosi un attimo, ma lui era stato colto da una rabbia troppo forte per poter sentire le sue parole; non lo toccavano nemmeno.
"Qualcuno sa che siamo qui?" le chiese, senza mollare la presa sui suoi polsi e mantenendo le loro labbra a pochi centimetri di distanza.
Victoria scosse la testa, allarmata; non capiva nemmeno cosa ci facesse lì con lui, ma non poteva far a meno della sua bocca.
"Sta zitta e goditi il momento, non roviniamo tutto parlando" disse lui.
"Non cerco di rovinare il momento, è solo che per me si tratta della prima volta che bacio davvero un ragazzo ed è troppo...aggressivo."
Liam rise sentendoglielo dire, e non gli dispiacque affatto averla ferita, nemmeno quando si accorse del cipiglio che le era comparso in volto e della delusione nei suoi occhi.
"Avresti anche potuto dirmelo prima, non mi piacciono le verginelle del cazzo" rispose Liam, leccandosi le labbra e sorridendo con malizia.
La lasciò andare e, senza smettere di sorridere, indietreggiò di qualche passo.
Victoria si toccò i capelli spettinati e si guardò i polsi, rossi a causa della stretta possente di Liam.
Stava per perderlo, lui si stava allontanando e, se non avesse fatto qualcosa per tenerlo legato a lei, non l'avrebbe più rivisto, non in quel modo.
Colta dalla disperazione, gli saltò addosso e lo baciò nuovamente, avvolgendo le braccia intorno al suo collo. Fu un bacio con la lingua, travolgente e ricco di passione, che stupì persino Liam; nessuna ragazzina di quindici anni l'aveva mai baciato in quel modo.
Quindi non la rifiutò ma le diede man forte, accarezzandole i fianchi e prendendola in braccio, lasciando che si avvinghiasse a lui.
"Ora ti sembro una verginella del cazzo?" domandò Victoria, mordendogli il labbro e sorridendo come aveva visto fare in qualche video per adulti la notte prima:
ambiguamente, con aria maliziosa e desiderosa di un uomo.
Liam sorrise in rimando e la spinse contro il cassonetto di prima, baciandola ovunque:
sul collo, sulla spalla, e tra i capelli, in preda all'eccitazione.
Nessuno era a conoscenza di cosa stesse capitando nel retro del cortile, tanto meno Rachel, che si preparava a tornare a casa, rimettendo a posto i suoi libri nello zaino, davanti all'armadietto.
Tutto d'un tratto qualcuno la chiamò, alle sue spalle: "Ehi" disse Mason, con un tono che non utilizzava spesso quando parlava a una ragazza; era abituato a sentirsi sicuro e deciso, nessuna donna era mai sfuggita al suo sguardo, ma Rachel non lo vedeva nemmeno e ciò lo rendeva matto.
Lei alzò un sopracciglio, lasciando lo sportello dell'armadietto aperto a metà, chiudendolo solo quando decise di voltarsi.
"Tu e Blake vi siete fatti un bel giretto" rispose.
"Stavo per tornarmene a San Francisco, ma quel coglione ha deciso di diventare un bravo cugino e mi ha fermato" raccontò Mason con una falsa esasperazione, sbuffando anche.
Rachel rise, guardandolo attentamente, dalla testa ai piedi; doveva ammettere che si trattava di un bel ragazzo, ma era il suo carattere a disturbarla, troppo spocchioso e arrogante, sempre pieno di sé.
"Ho esagerato prima, a volte butto fuori tutto ciò che penso e...cazzo, la sincerità brutale non funziona con tutti" andò avanti Mason, che scappava dallo sguardo di Rachel ogni volta che lei provasse a incontrare il suo.
"In realtà ho apprezzato, nessuno mi ha mai definito un 'essere umano patetico' prima, forse perché sono ricca e la gente vuole la mia approvazione, ma tu sei diverso dalla gente, Mason, e a me piace questa cosa" replicò Rachel.
Mason, rimanendo di stucco, finalmente trovò il coraggio di guardarla in faccia.
"Non ci credo, ti sto totalmente sul cazzo" obiettò.
"Anche, sì, ma non totalmente."
Si sorrisero e a Mason tornarono in mente le cose che le aveva detto qualche ora prima; era stato cattivo ma a lei non importava, per quanto ciò fosse assurdo e surreale.
Ethan pose fine a quei sorrisi innocenti, attirando a sé Rachel.
"Qualche problema?" chiese a Mason e lui, facendosi serio, lo guardò malamente.
"Ethan, ciao" rispose Rachel obbligandosi a sorridere; era imbarazzata ma non poteva permettere che la situazione diventasse ancor più ambigua.
"Ti stava importunando?" domandò Ethan, ora rivolgendosi a lei.
"No e, anche se fosse, me la cavo da sola; tu non sei il mio ragazzo" ribattè Rachel, allontanandolo.
Mason si pentì di essersi lasciato quasi ingannare dalle occhiate dolci di Rachel, tanto belle quanto pericolose, a quel punto; quella ragazza non aveva solo a che fare con Liam, ma anche con Ethan.
"Ci vediamo" si limitò a rispondere Mason, senza mai distogliere lo sguardo da Ethan, che ricambiò in maniera concitata.
Mason si diresse da Corey, dall'altro lato del corridoio.
"Stanno insieme quei due?" chiese Corey tentando di guardare, in ogni modo, Rachel e Ethan che chiacchieravano, mentre gli altri studenti gli passavano davanti, rendendogli scarsa la visuale.
"No ma credo escano insieme" affermò Mason, faticando nel mascherare l'irritazione che ciò gli provocava.
"Ed è anche amica di Liam, meglio starle alla larga" aggiunse, toccando una spalla a Corey.
Lui non parlò più ma adesso riuscì a vedere Rachel e Ethan nitidamente; ridevano, si davano delle gomitate e lui le accarezzava i capelli.
Corey aggrottò la fronte, indisposto, voltandosi subito dopo per non guardarli più e prendere la sua roba dall'armadietto.

Rachel passò tutto il pomeriggio con Ethan, che la portò a prendere una cioccolata calda.
Parlarono poco, in realtà, e Rachel non volle affatto toccare l'argomento 'ex'; Liam l'aveva messa in guardia e ci sarebbe andata piano.
Pur essendosi divertita, sentiva che qualcosa mancava in Ethan; era come se fosse il ragazzo perfetto, sempre sorridente, pieno di energia, ma gli mancava quel lato empatico che Rachel ricercava nelle persone, una sensibilità rara da trovare nei suoi coetanei.
Prima di cenare, Rachel inviò un messaggio ad Emily, ricordandole che l'avrebbe accompagnata il giorno dopo all'appuntamento con il fotografo, poi si sedette a tavola, sorridendo appena, accanto a Victoria, tesa in volto.
"Allora...cena di famiglia, quale catastrofe sarà mai accaduta?" chiese Rachel.
Victoria ridacchiò ma la sua testa era altrove, rimasta ferma al bacio con Liam, dato nel retro del cortile, nascosti da tutto e tutti.
"Rachel!" la ammonì Margaret, annoiata tanto quanto lei, ma per nulla in vena di litigare con Philip.
Era stato lui a proporre quella cena e nessuno avrebbe dovuto osare contraddirlo.
"Sta solo scherzando, lasciala stare, è il suo modo di affrontare la vita" rispose Philip mentre guardava Rachel in maniera per nulla rassicurante, con fare inquisitorio.
Lei sorrise tenendogli testa e prese un boccone di carne.
"Papà ha una buona notizia stasera" incominciò Philip.
"Davvero?" chiese immediatamente Margaret, alla quale gli occhi si illuminarono.
"Certo amore! È forse il momento più felice della mia vita" disse lui.
"Carmen è forse morta?" rispose Rachel annoiata; i suoi genitori la fulminarono con lo sguardo.
"Desidero diventare sindaco ma non così tanto, Rach" affermò ridacchiando Philip, pulendosi la bocca.
"Ma domani ci sarà una conferenza stampa e da voci interne mi è arrivata la notizia che sia io il preferito dei cittadini e che avrò la maggioranza dei voti" annunciò entusiasmato.
Margaret, che prima era incuriosita, ora si trovava in un brodo di giuggiole.
"Vuoi dire che diventerai sindaco?" chiese esterreffatta.
"È molto probabile" le diede corda.
"Bene papà, sono felice per te" rispose Victoria, utilizzando il tono pacato e dolce che tirava fuori quando non le importava niente della conversazione.
"Non ci posso credere, se fosse vero potremmo controllare l'intera città!" esclamò Margaret in preda alla gioia.
"Potrò, vorrai dire" la corresse Philip.
Lei fu tentata dal guardarlo di traverso; gli avrebbe volentieri gettato del veleno nel bicchiere di vino e l'avrebbe lasciato morire agonizzante, ma aveva ancora bisogno di lui e preferì sorridere innocentemente.
"Sì, intendevo che siamo una famiglia e ciò che è tuo è nostro" dichiarò Margaret, afferrandogli la mano.
Sorrise alle sue figlie, ma incontrò sul volto di entrambe uno sguardo privo di emozioni.
"Figo" disse Rachel, continuando a mangiare.
"Fortissimo" fece eco Victoria, imitando sua sorella.
Il poco entusiasmo delle figlie disturbò Philip, che quella notte, prima di andare a dormire, si diresse in camera di Victoria, l'unica tra le due che ancora avrebbe potuto ascoltarlo e comprenderlo.
"Ora della fiaba della buonanotte" disse lui bussando sul muro.
Victoria era stesa a letto, già sotto alle coperte, e leggeva i messaggi che si era scambiata con Liam.
Fremette e spense lo schermo del cellulare, preoccupata.
"Papà, ho quindici anni!" protestò.
"Non si è mai troppo grandi per la fiaba" rispose Philip, sedendosi sul bordo del letto.
Sua figlia era cresciuta così in fretta e ancora non lo accettava; sperava di svegliarsi, una mattina, e scoprire che gli ultimi cinque anni non fossero mai esistiti.
"A tavola non sembravi felice, è successo qualcosa?" le chiese.
"Ero felice, solo che...tu sei già ricco, chi se ne frega se lo diventi di più?" rispose Victoria ridendo.
A Philip passò davanti la conversazione avuta con Rachel in macchina, qualche giorno prima; anche lei sentiva la pressione di essere la figlia di un noto imprenditore affamato di soldi, e non voleva che suo padre le permettesse di andare avanti nella vita solo grazie alla sua nomea.
"Parli proprio come Rachel" asserì inquieto.
"Guarda che lei non si sbaglia, sta solo cercando di dimostrarti che nella vita può farcela anche senza l'aiuto del papino, e se la sta cavando bene, lavora sodo e la stimo, davvero tanto."
Victoria sorrise, smuovendo qualcosa in Philip, che la guardò teneramente, accarezzandole la gamba.
Forse Rachel non si sbagliava e lui, invece, non aveva capito nulla della vita.

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