Emily non uscì di casa nei giorni seguenti; la polizia aveva rilasciato delle dichiarazioni riguardo Mark e purtroppo non l'avevano ancora trovato. Era spaventata, rimaneva a letto tutto il giorno e, non appena chiudeva gli occhi, avvertiva il contatto delle mani di quello stronzo sulla sua pelle delicata, e le venivano i brividi.
Sobbalzava, sudava freddo e cercava di non piangere, così da non svegliare i suoi genitori, perché le avrebbero fatto domande e, l'ultima cosa che desiderava, era dover dar loro un tale dispiacere.
Mentre tutti erano a scuola, quel giovedì mattina, Emily era stesa a letto; aveva detto a sua madre di avere un forte mal di gola e di non poter ancora uscire, e Jessica ci aveva creduto, dato che Emily era pallida e sembrava davvero non star bene, ma non poteva immaginare che il suo dolore fosse psicologico e non fisico.
"Ti ha risposto oggi?" chiese Mason e Blake scosse la testa, anche se ci riflettè un attimo e ricontrollò il suo cellulare per l'ennesima volta.
"Sta proprio di merda, qualcuno dovrebbe darle due calci in culo per svegliarla" asserì Mason con tono acido; quello era l'unico modo che conosceva per drizzare qualcuno e rimetterlo sulla retta via, ma Blake la vedeva diversamente e lo guardò truce.
"Ha bisogno di affetto, non di ulteriore merda."
"E che farai? Andrai a darglielo tu che non sei nemmeno capace di dirle ciò che provi?" lo provocò Mason arrogantemente.
Si era svegliato con la luna storta e la colpa era tutta di Liam; era passata una settimana da quando lui l'aveva fatto picchiare e non era ancora stato capace di progettare una vendetta adeguata, che lo soddisfacesse appieno.
"Vaffanculo, sarei anche capace di scappare adesso da questa scuola di merda e correre da lei" obiettò Blake ma Mason non ci credette e gli uscì un risolino.
"Ne sarei capace, sul serio, solo che adesso c'è matematica e sono un po' indietro ultimamente; passerò da lei oggi pomeriggio" continuò Blake, mettendosi comodo sulla sedia e incrociando le braccia al petto.
Mason lo guardò mentre il professor Anderson entrava in classe; appoggiò la sua valigetta sulla cattedra e scrutò i suoi studenti uno per uno, sorridendo e soffermandosi su Blake.
"Blake! Sarai felice di sapere che il tuo compito è andato così bene che non mi ha dato fastidio leggere il risultato degli altri studenti, perché ero troppo felice di aver messo la prima A dell'anno!" esclamò Anderson e Mason scoppiò definitivamente a ridere.
Blake si strinse nelle spalle e mosse nervosamente sulla sedia; non aveva il coraggio di andare da Emily e ormai Mason l'aveva capito, non avrebbe più potuto negarlo, in alcun modo.
Ci aveva pensato Rachel, però, ad andare a trovare la sua migliore amica.
Bussò alla porta di casa sua e Jessica aprì, sorridendo subito a trentadue denti.
"Tesoro, stavo per andare a lavoro, che ci fai qui?" le chiese allegramente.
"Volevo portare ad Emily una zuppa che ha preparato mamma, sono certa che l'aiuterà a riprendersi" rispose Rachel, con la ciotola contente la zuppa tra le mani.
"Oh, ma che carina! Se non la vorrà Emily sta sicura che ci penserà Carl a mangiarla" scherzò Jessica, anche se sapeva che suo marito l'avrebbe fatto davvero.
"Non ho dubbi al riguardo" rispose con lo stesso tono.
Jessica l'accompagnò davanti alla camera di Emily, che stava canticchiando le parole di una canzone triste che aveva appena scoperto su tiktok.
"Em, hai visite!" l'avvertì sua madre.
Lei la ignorò, cantando ancora.
"Ma non aveva mal di gola?" si chiese Jessica, ad alta voce.
Rachel intervenne: "Entro lo stesso, grazie Jessica, sei stata carina ad accompagnarmi" e aprì la porta, fiondandosi nella camera.
Richiuse la porta e Jessica non ebbe nemmeno il tempo di ribattere; rimase con la bocca aperta, una mano alzata e l'espressione da pesce lesso.
"Rach, ma che cazzo! Non voglio vedere nessuno."
Sussultò Emily, interrompendo la musica.
"Smettila di passare il tempo su tiktok e torna nel mondo dei vivi" la ammonì Rachel.
"Non stavo su tiktok" smentì Emily imbarazzata.
Allontanò il cellulare e spense lo schermo.
"Guarda che lo uso anche io ogni tanto, conosco quella canzone."
Emily rispose con uno sguardo stanco e si mise seduta a letto.
"Ti ho portato la zuppa" asserì Rachel dopo qualche secondo di silenzio, sorridendo.
Ad Emily venne da vomitare.
"Io odio la zuppa."
"Oh, lo so" replicò Rachel divertita, appoggiando la zuppa sulla scrivania nella stanza, sedendosi successivamente accanto ad Emily, che si allontanò un po'.
"E non avrei dovuto portartela se tu non ti fossi inventata di avere il mal di gola" proseguì Rachel.
"Mi hai fatto un dispetto, quindi" affermò Emily contrariata.
"Non è un dispetto, quella zuppa la puoi lasciare a tuo padre e il punto non è quello; dovresti tornare a scuola."
"Sai che non posso, non dopo quello che è successo; Mark è a piede libero, e se tornasse a farmi del male?"
"Nessuno ti farà del male finché ci sarò io con te, e Blake, e forse anche Mason, visto come si è comportato" disse Rachel.
Aveva visto Mason venire posseduto da una rabbia incontrollata quando si era accorto che Emily non indossava più i pantaloncini, e si era avventato su Mark con veemenza, spaccandogli la faccia, per difendere la sua amica.
"Lui mi odia" rispose Emily avvilita, con la testa bassa e la voce flebile, che pareva più un sussurro disperato.
"Hm, sai cosa? Non credo, perché, se ti odiasse, non mi avrebbe scritto di salutarti da parte sua" dissentì Rachel.
Emily riportò su lo sguardo, stupefatta.
"Ti ha scritto così?" chiese con il tono di una bambina felice.
"Ha visto che non mi trovavo a scuola e ha pensato che fossi venuta da te."
Mason le aveva scritto qualche minuto prima che raggiungesse casa di Emily e lei ne era rimasta stupita, in senso positivo; non avrebbe mai immaginato che a Mason importasse fino a quel punto, le venne anche il dubbio che lui potesse avere una cotta per Emily e ciò, stranamente, le fece un po' meno piacere.
"Wow, è molto dolce da parte sua..."
Emily si bloccò, pensando se continuare o tenere a freno la lingua.
Alla fine decise di parlare: "E Blake, lui non ti ha detto niente?"
Rachel ammutolì; non aveva ricevuto alcun messaggio da parte di Blake.
"Mi dispiace" rispose coraggiosamente, scuotendo la testa.
"Fa nulla."
Emily finse che la cosa non la stesse toccando e riabbassò lo sguardo.
Rachel si avvicinò a lei e avvolse un braccio intorno alle sue spalle.
"Mentre quello stronzo ti teneva per i polsi, pensavo solo a come ucciderlo, e il dolore che provi adesso deve essere indescrivibile; è tutta colpa sua, Emily, non uscire di casa, non andare a scuola e ignorare i tuoi amici e la tua famiglia significa dargliela vinta, dargli ciò che voleva" disse Rachel seriamente.
Emily tirò su con il naso mentre sentiva di star per piangere.
"Non riesco più nemmeno a guardarmi allo specchio..." rispose distrutta nel profondo, con la gola secca e la voce nasale.
"Lo so, mi dispiace Em, non lo meritavi, anzi, nessuno lo merita."
"Sono stata io a insistere per andarci, tu mi avevi avvertita!"
Emily incominciò a non poter più trattenere le lacrime.
"Mi avevi avvertita!" ripeté scoppiando a piangere, crollando tra le braccia di Rachel, che la strinse forte.
"Non è colpa tua, volevi solo trovare un lavoro" disse Rachel con il cuore a pezzi, vedendo la sua migliore amica soffrire fino al punto di piangerle tra le braccia.
"Sono una disperata, ecco, una cazzo di disperata!" pianse Emily, mugugnando sulla spalla di Rachel.
"Sei la mia disperata e non darti mai più la colpa di una cosa tanto brutta, perché non hai fatto nulla a parte cercare di guadagnare un po' di soldi, sei stata un po' ingenua ma può capitare a chiunque; non è colpa tua se nel mondo ci sono tante persone cattive, pronte a ferirti, se dovessimo rinunciare a qualsiasi cosa per la paura di essere violentati o uccisi allora non vivremmo più" affermò Rachel risoluta.
Emily singhiozzò ma quelle parole la fecero sentire un po' meglio, forse perché Rachel non le aveva dato della completa idiota e non le aveva detto di meritarselo; se solo fosse accaduto, Emily sarebbe morta sul colpo è non avrebbe più potuto aggrapparsi ad alcuna speranza.
Rimasero abbracciate per un po', guardarono un film, e lessero le ultime notizie del giorno, sperando che Mark fosse stato arrestato, ma non fu così.
Rachel dovette salutare Emily verso le 15:00, per dirigersi a lavoro.
Jason la stava aspettando con sguardo austero e con una scopa in mano.
"La più ricca di Pacific Grove è arrivata, alla buon ora" si lagnò Jason, riferendosi ai tre minuti di ritardo che Rachel aveva fatto.
"Jason, sono letteralmente tre minuti!" si difese indispettita.
"Tre minuti non sono accettabili solo perché sei la figlia del futuro sindaco. Muoviti a pulire, che tra poco apriamo di nuovo" ribattè Jason scontroso, ritornando nel magazzino.
Rachel si soffermò sulla sua frase; la conferenza di sabato era andata alla grande per Philip ed era sempre più probabile che avrebbe vinto, a meno che Carmen non avesse rafforzato la sua campagna di marketing.
A Rachel sembrava strano tifare per una persona che non fosse suo padre e si sentiva un po' in colpa, ma non poteva fare a meno di sperare che vincesse Carmen, così Philip non avrebbe cominciato ancora a proporle di pagarle l'università.
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Nothing Left
Teen FictionMason Barlow si trasferisce da San Francisco a Pacific Grove, spinto dalla madre quando i suoi genitori scoprono che sta entrando in un brutto giro. Arrivato in città si ritrova a dover combattere contro suo cugino, il quale ormai non nutre più fidu...