Come avevano deciso, Blake ed Emily si incontrarono a casa della ragazza quel pomeriggio e l'atmosfera - anche se Emily non poteva immaginarlo - era già molto tesa per Blake, che batteva il piede a terra e cambiava spesso posizione sul divano, mentre aspettava che lei gli portasse qualcosa da mangiare.
"Mia madre ha lasciato delle pizzette nel microonde e un po' di cioccolata, ti va?" chiese Emily, spuntando dalla porta della cucina che dava sul salotto.
"È un abbinamento strano, non trovi?" rispose Blake mostrandosi rilassato, sorridendo.
"Perché? Si mangia prima il salato e poi il dolce, oppure tutte e due insieme, se ti piace rischiare."
Lo fece ridere genuinamente, ed era proprio questo che amava di lei:
la sua serenità, il suo amore per la vita e la voglia di mettersi in gioco, che a Blake a volte un po' mancava.
"Prendo una pizzetta e mi fermo lì, ma grazie lo stesso" dichiarò lui, prendendo una pizzetta dal vassoio che Emily gli stava porgendo.
"Lo chiamavano 'cuor di leone'" lo beffeggiò.
"Ci tengo a non passare la notte in bagno, specialmente perché lo condivido con Mason" rispose Blake, innervosendosi non appena lo nominò, pentendosene; poi gli venne in mente di aver visto Emily e Mason discutere a scuola e le disse: "A proposito: oggi ci hai parlato, ti avevo chiesto di lasciarlo perdere."
"Lo so ma era lì, tutto solo, e tu non lo stai per niente aiutando ad ambientarsi" si difese Emily, che non si sentiva affatto in colpa per essere stata gentile con un suo compagno di classe appena arrivato in città.
"Certo, perché quel ragazzo non merita aiuto, ma solo di finire in un carcere minorile" ribattè Blake.
"Sei troppo duro con lui."
"E tu sei troppo buona, come sempre."
Blake scosse la testa e distolse lo sguardo da lei, mordendo la pizzetta con poca voglia.
"Blake" lo richiamò Emily, agitata; capiva di averlo fatto arrabbiare ogni volta che lui smetteva di guardarla e rimaneva in silenzio per più di dieci secondi.
"Lascia perdere. Prendo un po' di birra" disse Blake, alzandosi dal divano e dirigendosi in cucina.
"È sul lato sinistro del frigo" gli rispose Emily, mentre le venivano in mente un sacco di brutti pensieri.
"Ma è vero che hai fatto sesso con una l'altra sera?" chiese sempre lei, sentendosi all'improvviso impacciata.
Blake si fermò con lo sguardo imbambolato sul frigo aperto, per qualche secondo.
"Sì...è vero" ammise poi.
"E chi sarebbe questa?"
"Una del secondo anno" rispose frettolosamente, dato che non le avrebbe mai offerto tutti i dettagli su un piatto d'argento.
"Ora scopi le più piccole?" domandò Emily contrariata.
"Tu ti scopi sempre i più grandi, che io sappia" replicò Blake.
"Touchè" fu costretta a dire lei, incrociando le braccia al petto, in preda alla disperazione.
Che altro avrebbe potuto fare? Confessargli i suoi sentimenti, per poi venire rifiutata e vedere Blake tra le braccia della ragazza del secondo anno?
Blake tornò a sedersi e bevve la birra che aveva appena preso.
"Dammi un goccio" lo pregò Emily.
"Ehi, è la mia birra" rispose Blake, sollevando la lattina.
"Ma se l'hai presa dal mio frigo!"
"Tu non me l'hai mica impedito."
"Dammela."
Emily cercò di rubargliela ma Blake, prendendola in giro, continuò a sollevarla; alla fine si arrese, di fronte alle occhiatacce di Emily, e gliela lasciò prendere.
Lei bevve e Blake ridacchiò timidamente.Quel pomeriggio, Mason si fermò a vendere la droga in un parcheggio vicino alla scuola; indossava una felpa con un cappuccio, l'unica che possedeva, e aveva le mani nelle tasche dei jeans.
A pochi metri di distanza era parcheggiata l'auto di Ethan; lui era seduto al posto del guidatore e al suo fianco c'era Liam, che guardava fuori dal finestrino, verso Mason.
"Mi ricordi perché stiamo tenendo d'occhio quell'idiota mentre dovrei star scopando con Rachel?" chiese Ethan indispettito, battendo un dito sul volante.
"Prima di tutto: Rachel con te non ci scoperà mai. Secondo: devo assicurarmi che venda quella roba e non se ne tenga un po' per sé, o che non si fotta più soldi del dovuto" rispose Liam, sincero e tagliente, come gli piaceva essere di solito.
"Chi se ne frega? Tu sei ricco, i soldi nemmeno ti servono" obiettò Ethan, che non riusciva a comprendere i motivi dietro alle azioni del suo migliore amico, ma questo forse dipendeva dalla ragazza che continuava a passargli per la testa, la quale gli impediva di concentrarsi su qualsiasi altra cosa.
"Chiudi quella bocca di merda o ti faccio strozzare con il panino schifoso che stai mangiando" replicò Liam, diventando tanto cattivo da spaventare Ethan; i suoi occhi erano colmi di rabbia e le sue mani tremavano un po'.
Ma Ethan non ebbe il tempo di metabolizzare la reazione di Liam;
un cliente si avvicinò a Mason ed entrambi lo riconobbero subito:
era Corey.
"Tu sei lo spacciatore?" domandò Corey vedendo Mason, la stessa persona che quella mattina l'aveva difeso dai bulli.
"E tu sei il deficiente che se la compra?" rispose Mason sconvolto; Corey gli sembrava tutto tranne che una persona con problemi inerenti alla droga.
"Corey" disse Liam atterrito, fissandolo come se non potesse essere vero.
Quello sguardo durò troppo e Corey, non essendo di spalle, a differenza di Mason, si accorse di Liam.
"Porca puttana, ci ha visto!" esclamò Ethan in preda al panico, dando un colpo sul braccio del suo amico.
Corey, preoccupato, chiese a Mason di voltarsi e così li vide anche lui.
"Figlio di puttana, non si fida di me!" asserì Mason, sorridendo incattivito.
"Parti, veloce!" ordinò Liam e Ethan partì come un fulmine, guidando veloce, lontano da lui.
L'ultima occhiata Liam la rivolse a Corey, che lo guardò perplesso, non potendo fare a meno di domandarsi che tipo di rapporto avesse con Mason.
"Quindi lavori per Liam?" gli chiese infatti e Mason squadrò la zona, assicurandosi che non ci fossero ulteriori amici di Liam nei paraggi.
"È meglio non parlarne qui. Conosci un posto dove possiamo mangiare cibo spazzatura in santa pace?" rispose Mason.
"Sono arrivato da poco ma sì...conosco un posto qui vicino" affermò Corey.
Camminarono per qualche isolato e raggiunsero il BestCafè, dove Rachel stava lavorando dalla mattina, per sostituire Peter.
Lei si accorse subito della presenza dei due ragazzi.
"Merda, il cugino di Blake" pensò allarmata; Blake non voleva affatto che lei o Emily avessero contatti con Mason e sarebbe stato meglio non avvisarlo.
"Come mai conosci questo posto? È squallido e non attirerebbe mai l'attenzione di un nuovo arrivato in città" disse Mason dopo essersi seduto; Corey aveva preso posto davanti a lui.
"Nel corso della mia vita ho imparato ad apprezzare l'essenza delle cose e non il loro aspetto" spiegò con l'aria un po' pensierosa, persa a riflettere su qualcosa che Mason avrebbe tanto voluto sapere.
Corey gli sembrava misterioso e ricco di sorprese, il tipico ragazzo introverso che a scuola non sarebbe mai riuscito a farsi alcun amico ma che nella vita avrebbe ottenuto grandi risultati anche da solo.
Corey girò lo sguardo verso Rachel, cominciando a guardarla intensamente e Mason, attirato da quel suo gesto, lo imitò.
"Ti piace quella?" chiese.
"È carina" si limitò a rispondere Corey. Non pensava che Rachel fosse attraente, la trovava carina e dolce, anche se lei odiava mostrarlo.
"Sì, niente male, ma ne vedrai di migliori" disse Mason; non lo pensava davvero, Rachel era la ragazza più bella che avesse mai guardato, ma non era solito mostrare quel tipo di sensazioni agli altri.
"Non credo proprio" rispose Corey.
"Non mi sembra la tipa che va dietro ai cocainomani" affermò Mason e Corey riportò gli occhi su di lui, agitandosi.
"Non mi faccio, volevo solo...è complicato."
"Risposta di merda."
"La mia vita è complicata, questa è la quarta volta che cambio città nel giro di tre anni; i miei genitori sono ricchi imprenditori e adesso stanno collaborando con un certo Lawrence, un pezzo grosso che forse diventerà anche sindaco di Pacific Grove" raccontò Corey mentre si sentiva schiacciare la gola da un enorme peso; i suoi genitori avevano deciso di stabilirsi definitivamente a Pacific Grove ma lui era certo che si trattasse solo di una mera illusione e che presto sarebbero andati di nuovo via.
"Un pezzo grosso, hai detto?" chiese Mason; Corey annuì.
"E quanto grosso? Tipo un broker di Wall Street o più tipo un ciarlatano che spera di diventare qualcuno?" proseguì Mason, incuriosito.
"Non lo so ma ha molti soldi, è un caposaldo di Pacific Grove, tutti fanno praticamente tutto quello che dice."
Mason sorrise; un'idea gli stava balenando in mente e, se fosse andata a buon fine, avrebbe detto addio alla sua famiglia e a tutti i suoi problemi.
"Aspetta, hai detto Lawrence?" domandò, trasalendo.
"Sì, perché?"
"Cazzo!"
Mason imprecò e guardò di nuovo Rachel.
"Ho già sentito questo cognome, oggi, durante l'appello" disse.
Era lo stesso cognome che la professoressa aveva usato per chiamare Rachel e quindi chiese:
"Potrebbe essere il padre di Rachel?"
Corey fu stupito e anche lui riguardò Rachel.
"Oppure è un altro Lawrence" disse facendo spallucce; non gli importava che lei fosse ricca o che vivesse per strada, per lui contava solo la sua essenza e ne era stato immediatamente colpito.
Mason, però, la pensava in modo diverso e, poco dopo, si avvicinò al bancone dietro al quale Rachel stava lavorando.
"Un caffè lungo, grazie" disse lui, lasciando Rachel di stucco.
Prima o poi si sarebbe avvicinato e lo sapeva, ma dentro di sé sperava che ciò non accadesse mai.
"Arriva subito" rispose Rachel con diplomazia, rimanendo seria e composta.
"Credevo che le bariste fossero obbligate a servire con il sorriso" la provocò Mason, mentre aveva un mezzo sorriso sulle labbra.
"Scusami, ci riprovo: arriva subito" disse Rachel, quella volta sorridendo falsamente; il suo umore era nero, a causa della litigata con il padre, e non avrebbe sorriso nemmeno a Ethan quel pomeriggio.
"Mi licenzieranno presto, lo so" continuò lei rassegnata, sbuffando.
"Farebbero bene" replicò Mason e, stranamente, riuscì a farle accennare un sorriso.
"Scommetto che alla fine non sei scappata da scuola" le disse.
"E io scommetto che per te la scuola non è importante quanto lo sia per me."
"Se non fosse per le belle compagne di classe non ci verrei nemmeno."
"Non avevo dubbi."
Si guardarono ed entrambi pensarono di essere troppo diversi per poter conversare senza odiarsi.
Rachel gli preparò il caffè, cercando di ignorare le occhiate costanti che Mason le stava rivolgendo da quando si era voltata di spalle.
"Mio cugino è tuo amico?" le chiese, solo per capire se Blake avrebbe potuto fornirgli qualche informazione riguardo Lawrence.
"Uno dei migliori" rispose Rachel onestamente.
"E ti sta simpatico?"
"Molto" affermò lei, servendogli il caffè.
"Ci hai fatto sesso?" domandò Mason, indiscreto.
"Cosa?" rispose Rachel sbigottita, strabuzzando gli occhi e alzando un sopracciglio.
Nessuno era mai stato così inopportuno con lei.
"Andiamo, ho visto come lo guardavi alla festa, te lo mangiavi con gli occhi" continuò Mason, bevendo con uno sguardo ambiguo puntato su di lei.
"Mi dispiace deluderti ma lo vedo come un fratello, ma ora capisco perché ti definisce invadente e insopportabile" ribattè Rachel.
"Mi definisce così? Che stronzo!"
Mason finse di essere sorpreso; gli aggettivi con i quali lui aveva definito Blake erano decisamente meno gentili.
"Ora sono in due a farlo; tre, se aggiungiamo Emily" asserì Rachel.
Corey li raggiunse e si sedette accanto a Mason; gli sudavano le mani per l'agitazione, aveva paura che Rachel non lo trovasse carino.
"Per te sono uno stronzo?" Mason domandò a Corey che, non avendo ascoltato la conversazione, rispose tranquillo: "Mi hai dato una mano oggi, quindi no, per niente."
"Cosa ordini?" gli domandò Rachel, sorridendo come le aveva detto Mason, ma in modo più sincero.
"Un thè freddo" rispose Corey; avrebbe dovuto bere qualcosa di fresco per riprendersi.
"Ah, te lo sconsiglio, fa schifo qui" disse Rachel, ricordandosi di Emily:
ordinava sempre un thè freddo, anche se era terribile.
"Allora prendo un caffè" rettificò Corey, sistemandosi il colletto della camicia.
Mason lo guardava e ridacchiava, sapendo perché fosse così agitato.
"Arriva subito."
Rachel finse ancora un sorriso e guardò Mason, che si lasciò scappare un'altra risata.
"Dici che le piaccio?" chiese Corey, mentre i due ragazzi erano rimasti soli.
Mason non aveva ancora smesso di guardare Rachel, girata di spalle, nella zona frigo.
"A quella non piace nessuno, stanne certo" rispose con un po' di malinconia.
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Nothing Left
Teen FictionMason Barlow si trasferisce da San Francisco a Pacific Grove, spinto dalla madre quando i suoi genitori scoprono che sta entrando in un brutto giro. Arrivato in città si ritrova a dover combattere contro suo cugino, il quale ormai non nutre più fidu...