Mason tornò a casa la mattina presto senza avvisare Corey, uscendo dalla finestra.
Carmen lo accolse saltando in piedi dal divano, sbottando: "Tu! Razza di coglione!"
Aveva passato l'intera notte a chiedersi dove Mason fosse finito, seduta sul divano che le sembrava diventare sempre più stretto, mangiandosi le unghie e lamentandosi ad alta voce, immaginando tutte le cose terribili che gli avrebbe detto una volta tornato a casa.
Mason sbuffò, abbassando la testa con irritazione; non sopportava le ramanzine di prima mattina.
"No, non osare abbassare lo sguardo e sbuffare, non...non osare comportarti come se fossi pazza o come se ti stessi infastidendo" disse Carmen e lui la guardò, ma la sua espressione non cambiò, rimanendo seccata.
"Possiamo passare direttamente alla parte in cui mi metti in punizione? Ho mal di testa e vorrei solo prepararmi per andare a..."
Lei lo colse alla sprovvista, avvolgendo le braccia intorno al suo corpo, stringendolo forte.
"Scuola..." finì la frase Mason, accigliato, in preda allo sconvolgimento.
Carmen era arrabbiata, fino a qualche attimo prima, ma rivederlo le aveva tolto dal petto un enorme peso che non le permetteva più di respirare; fu semplicemente felice di sapere che Mason fosse sano e salvo, a casa, dove nessuno gli avrebbe fatto del male, dato che c'era lei a proteggerlo.
Mason, d'altro canto, non era abituato a quel tipo di approccio e non ricambiò il gesto di sua zia, ma non si oppose nemmeno, rimanendo immobile, fermo come un tronco di legno.
"Mi hai fatto prendere un colpo, idiota di un ragazzino" dichiarò Carmen, che gli accarezzava la schiena e sorrideva.
"Ho dormito da un amico" rispose Mason, dopo aver esitato.
"Non ti credo."
Carmen si allontanò da lui e lo fissò intensamente, per capire se stesse mentendo oppure no.
"Ma è vero" insistette Mason.
"È vero?" gli chiese; ciò che sperava era che lui fosse sincero e che potessero creare un rapporto di estrema fiducia, prima o poi.
"Sì, te lo giuro" affermò Mason.
"Anche se fosse, è giusto che tu mi avvisi, è importante per far sì che le cose funzionino" gli raccomandò.
"La prossima volta lo farò" replicò lui, sorprendendosi da solo per aver dato una risposta del genere immediatamente, senza nemmeno pensarci; la reazione di Carmen l'aveva completamente spaesato.
"Grazie mille" disse Carmen sorridendo, per poi tornare seria e risoluta.
"E mi devi un favore: non ho chiamato tua madre" continuò, ammiccando mentre si dirigeva in cucina.
Mason sorrise con stupore, provando, per la prima volta, stima nei confronti della zia.
L'ora di andare a scuola era ormai arrivata e Mason salì in macchina; Blake lo aspettava alla guida e partì subito con una domanda: "Hai dormito da Emily stanotte?"
Quelle parole colpirono Mason, che non fece a meno di ridere, convinto che Blake stesse scherzando.
"Rispondi" lo pregò invece lui, seriamente.
"No, ma che cazzo dici!"
"So che te la vuoi scopare, vi ho visti a scuola."
Blake non era riuscito a togliersi dalla testa l'espressione gioiosa di Emily mentre rideva e scherzava con Mason durante la lezione, ed era un pensiero tanto angosciante da fargli perdere la ragione.
"Io non voglio scoparmi proprio nessuna; e poi che ti frega?" chiese Mason alterato, ma Blake non smise di stringere il volante, con lo sguardo di chi avrebbe volentieri distrutto qualcosa.
"Il fatto che sia la tua migliore amica non la rende anche una cagna al tuo servizio, può farsela con chi vuole, me compreso" aggiunse Mason, lasciatosi provocare dalle occhiatacce di Blake, che strinse così forte il volante da farsi male.
"A meno che non ti piaccia" pose il dubbio Mason, cominciando ad abbozzare un sorriso scaltro.
"Sta zitto" rispose Blake, ancora serio in volto.
"Lei ti piace, eh? Ora ho capito, sei tu che te la vuoi scopare."
Mason proseguì nel suo intento di far arrabbiare Blake, adesso con un sorriso più ambiguo sulle labbra.
"Sta zitto!" sbraitò Blake, spazientito.
"Ma perché mi odi così tanto? Siamo cugini, Blake, dovremmo almeno provarci a far funzionare le cose" disse Mason, smettendo di sorridere e distogliendo lo sguardo da Blake, rivolgendolo di fronte a sé.
"Neanche ti rendi conto di distruggere tutto quello che tocchi?" domandò Blake.
"Io distruggerei tutto? Allora guarda cosa mi hanno fatto i tuoi amichetti!"
Mason gli mostrò le ferite sulla pancia, alzandosi la maglietta, ma non ottenne la reazione che sperava da parte di Blake, che non parve affatto sorpreso; lui era a conoscenza dell'idea folle di Liam, gliene aveva parlato la mattina precedente, durante l'ora di pranzo, e, pur non avendo acconsentito, non si era nemmeno opposto.
Mason impallidì sconcertato.
"Tu lo sapevi..." disse.
Blake non parlava più, sentendosi profondamente in colpa, nonostante i rancori che provava verso Mason, quella volta era certo di aver esagerato.
"Sapevi tutto e gliel'hai permesso" continuò Mason abbassandosi la maglietta.
"Non sapevo sarebbero arrivati a tanto" rispose Blake; aveva lo sguardo basso perché, se l'avesse alzato, lui si sarebbe accorto di quanta vergogna fosse racchiusa in quest'ultimo.
Mason, indignato, scese dalla macchina, sbattendo lo sportello con tutte le sue forze.
"Mason, non sapevo che ti avrebbero ridotto in quel modo!" gridò Blake, sporgendo la testa fuori dal finestrino.
"Va a farti fottere" replicò Mason, con il dito medio alzato e il bisogno impellente di uccidere Liam; forse quella mattina sarebbe stato anche capace di farlo.
Mason arrivò a scuola a piedi e corse proprio da Liam; Blake era già lì, a testa bassa davanti al suo armadietto, pronto al peggio.
"Ehi, figlio di puttana" disse Mason dirigendosi a passo svelto da Liam; ormai si trovava a pochi metri da lui.
"Non avvicinarti, non dopo quello che tu e Corey avete fatto ieri" rispose Liam guardando i suoi compagni di scuola come se si aspettasse che qualcuno gli desse una mano.
"Quello che io e Corey abbiamo fatto?" chiese Mason allargando le labbra in un sorriso colmo di irritazione.
"Avete pugnalato un mio amico" asserì Liam, e lo disse con tono basso.
"Avrei dovuto ucciderlo e poi venire da te."
Mason lo sbattè contro un armadietto mentre gli studenti guardavano atterriti.
"Bravo, rovina l'opportunità che ti è stata data per uno scherzo di merda" rispose Liam; non si divincolò, anche se sentire le mani di Mason sul suo corpo lo metteva a disagio.
"Mi avete probabilmente rotto una costola e parli di scherzo?" domandò sconvolto Mason, tentato dal mettergli le mani al collo.
"Sei fortunato che io non abbia preso a calci in culo quel coglione del tuo amichetto" disse Liam, e rivolse una rapida occhiata a Corey, appena entrato nell'istituto scolastico.
"Almeno Corey non è un bugiardo come te e non nasconde la sua vera natura."
Mason conosceva i segreti più reconditi di Liam, sapeva qualcosa che avrebbe potuto cambiargli la vita per sempre; Liam ne era terrorizzato ed eccitato allo stesso tempo, e per questo sorrise nervosamente.
"Tu vivrai sempre di merda, nella menzogna, nella tristezza e nell'abisso di dolore nel quale ti sei infilato, perché non ti accetti, e sai una cosa? Nemmeno io riuscirei a farlo se fossi in te, ma per ben altri motivi" proseguì Mason guardandolo negli occhi con disprezzo, stringendo i denti.
Liam era muto ma stava ascoltando bene ogni singola parola, e tutte l'avevano ferito allo stesso modo.
"Barlow!" vociò la preside Morgan, che era stata chiamata per intervenire.
"Allontanati subito da lui!" gli ordinò.
Mason guardò Liam finché non si rese conto di non avere molta scelta e di dover fare un passo indietro, prima che la Morgan lo cacciasse da scuola.
"Stiamo solo parlando" rispose Mason voltandosi verso di lei, sorridendo falsamente.
"Tra poco lo faremo anche noi" dichiarò la preside Morgan, ricambiando il suo sorriso con un'occhiataccia, indicandogli di seguirla nel suo ufficio, dove entrarono subito.
Rachel guardò Blake, avvertendo un'improvvisa tristezza; era stata al suo fianco durante il litigio e nessuno dei due aveva aperto bocca.
"Lo aspetto fuori" disse Blake; si sentiva in dovere di farlo, vista la piega che quella tremenda situazione aveva preso anche a causa sua.
"Lo vuoi fare davvero?" domandò Rachel.
"Purtroppo sta volta glielo devo" replicò Blake rassegnato, muovendo un passo in avanti, venendo prontamente bloccato da Liam.
"Fighetta" gli disse, continuando subito, dopo una veloce pausa: "Non provare a difenderlo."
"L'hai fatto picchiare" ribattè Blake, allontanandolo con una leggera spinta, che non ebbe alcun effetto su Liam.
"Se lo meritava."
Stava tentando di convincerlo e Blake si fece abbindolare dagli sguardi minacciosi di Liam, che più lo fissava, più lo metteva in soggezione.
"Dovresti saperlo meglio di me, visto che è tuo cugino; quel figlio di puttana è uno stronzo" andò avanti imperterrito Liam.
Blake si voltò a guardare Rachel - la quale aveva già capito che non avrebbe mosso un dito per difendere Mason - e poi tornò con gli occhi su Liam, annuendo.
"Dai, vieni a farti una canna con me, lascia perdere" disse Liam avvolgendo un braccio intorno alla spalla di Blake, scompigliandogli i capelli con la mano.
Rachel li fissava ancora, infastidita; Liam non si smentiva mai, nemmeno quando lei credeva potesse realmente migliorare.
Blake accettò ed uscirono in cortile, mentre Rachel, interdetta, li seguiva con lo sguardo.
Nell'ufficio della preside Morgan, Mason prese a lamentarsi: "Senta, mi sospenda subito e facciamola finita, tanto non mi importa più di finire in colleggio, finirei anche in prigione per picchiare quella testa di cazzo."
"Modera i toni, per favore" rispose la Morgan; controllava dei fogli sulla scrivania, frettolosamente.
Si trattava del fascicolo di Mason, che se ne accorse e, preoccupato, smise di parlare.
"Ascolta Mason, e mi prendo la briga di chiamarti per nome nel mio ufficio; tu non sei un cattivo ragazzo, a differenza di quello che vuoi far credere; sì, forse non sai controllare bene le tue emozioni ma sei qui anche per questo, e voglio provare a capirti" affermò la preside Morgan, lasciando perdere i fogli, sorreggendosi con i gomiti sulla scrivania.
"E come pensa di farlo?" chiese Mason annoiato, guardandola con fare stanco.
"Dimmi che è successo."
"Nulla, quel tipo non mi piace e basta."
Mason si mosse sulla sedia, concitato.
"Il padre di Liam è un uomo rispettabile in città, metterti contro suo figlio potrebbe costarti molto" disse la Morgan.
"È questo il suo modo di capirmi? Mettermi al corrente del fatto che non sono nessuno contro quelle persone? Lei è davvero la preside di una scuola per adolescenti? Cosa farà quando una sua studentessa verrà a confidarle che è stata stuprata? Le dirà di non mettere la minigonna la prossima volta? O di non bere?"
Lei, imbarazzata, si sistemò i capelli, evitando lo sguardo cattivo di Mason.
"È tutto patetico. Mi sospenda, io ho già chiuso con questa merda" asserì lui, alzandosi e uscendo dall'ufficio.
La preside Morgan sospirò e diede un'altra occhiata al fascicolo, rattristata.
Fuori dall'ufficio Mason incontrò Rachel, che lo stava aspettando.
"Anche tu hai minacciato qualcuno stamattina?" chiese Mason arrogantemente, camminando spedito in avanti.
Lei lo seguì e rispose: "No, ma ho visto la scena imbarazzante in corridoio e ho pensato che avessi bisogno di parlare."
"Sono a posto, ma grazie."
Mason scappò da quel discorso velocemente, continuando a camminare.
"Perché te la sei presa con Liam? Che ti ha fatto?" domandò Rachel.
"Non sono affari tuoi."
"Si dà il caso che conosca Liam da anni e siamo molto amici, vorrei sapere perché il nuovo arrivato quasi gli mette le mani al collo."
"Ci mancava solo questa" rispose Mason innervosito.
"Gli amici di Liam non sono miei amici, quindi lasciami in pace, non ho voglia di farmi inseguire tutto il giorno da una delle sue cagne" le disse con cattiveria.
"Scusami?"
Rachel, sicura di aver capito male, camminò più veloce, per star dietro al suo passo.
Vedendo che Mason non le rispondeva, decise di sorpassarlo, bloccandogli il passaggio.
"Ehi! Sto parlando con te!" schiamazzò.
"E io ti sto ignorando" rispose pacato Mason, lasciandosi scappare un sospiro.
Rachel lo guardò truce, infuriata a causa del termine che aveva utilizzato per definirla.
"Cazzo! Ma che volete tutti da me?" chiese Mason esasperato.
"Capire quale sia il tuo problema, forse."
"Le persone come te, che si credono migliori e vogliono per forza dare consigli agli altri, come se ne fossero capaci, ma non avete nulla in più di me, né di qualsiasi altra persona che troverete nel corso della vita. Siete comuni mortali, che possono fallire, che possono anche far schifo, e a me, personalmente, ormai fanno un po' tutti pena" spiegò lui, devastato dalle continue pressioni, domande e ingiustizie che era costretto a subire ogni giorno; prima la sua famiglia, poi i suoi amici, e ora una ragazzina che non teneva mai la bocca chiusa.
Rachel non ribattè; in fondo non avrebbe lottato per aiutarlo, nemmeno lo conosceva, e si era pentita di aver aspettato fuori dall'ufficio.
Mason si allontanò.
"Ho come l'impressione che l'unico a farti pena sia proprio tu" disse lei, trovando il coraggio solo quando Mason non le era più così vicino.
Senza voltarsi, Rachel andò via, tanto Mason non le avrebbe mai risposto; infatti lui si irrigidì e, restando immobile per un po', riflettè su ciò che Rachel aveva detto, arrabbiandosi molto più di quanto avrebbe voluto.
Uscì dall'edificio scolastico e salì sulla bici, pedalando di fretta verso casa.Spazio autrice:
Preferite il personaggio di Mason o quello di Rachel?
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Nothing Left
Teen FictionMason Barlow si trasferisce da San Francisco a Pacific Grove, spinto dalla madre quando i suoi genitori scoprono che sta entrando in un brutto giro. Arrivato in città si ritrova a dover combattere contro suo cugino, il quale ormai non nutre più fidu...