IV capitolo: sorpresa

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devo dire che questa notte non ho chiuso occhio, o perlomeno è meglio dire che nella mia testa apparivano troppi film mentali con LUI.
è stato impossibile riuscire a dormire, perché avevo troppa paura dell'impressione che avrei fatto a tom.
sì sì, non sto dicendo che è un vero e proprio appuntamento, ma questa sera devo uscire con tom holland, davanti a tutti.
sicuramente non passerò inosservata dai suoi fan e ciò mi mette davvero troppa ansia.
io ancora non ho ben capito le vere e proprie intenzioni di tom, spero sia solamente un rapporto amichevole.
inutile fantasticare troppo, non sono alla sua altezza e ne sono cosciente, sono una povera barista (ora disoccupata) che non sa come procurarsi da mangiare, mentre lui un attore di fama mondiale conosciuto da tutto il mondo che può ottenere tutto ciò che desidera.
lo so, e lo saprò sempre che con tom non ci sarà mai nessuna speranza, siamo solo amici che escono al london eye, tutto qua.
"però lui è fottutamente bello" penso mentre mi lavo i denti, ma cerco immediatamente di togliermi dalla testa questo pensiero.
mentre penso e ripenso a ciò che potrà succedere questa sera, sento squillare il telefono.

Sconosciuto:
ei ciao everly, volevo
sentirti, tutto bene?
ti vedevo un po' strana
ieri sera...

"chi diavolo è? non capisco come fa ad avere il mio numero."

Rispondi a Sconosciuto:
ciao...chi sei?

Sconosciuto:
hai ragione, non ho
specificato chi sono,
sono tom e oggi ci
dovevamo vedere,
ricordi?

"che carino si è preuccupato per me" penso tra me e me.

Everly:
oh sì sì, non capivo chi eri,
grazie per esserti preuccupato,
sono solo in ansia per questa sera,
ho paura...

alla fine è la verità, perché dovrei nasconderglielo? ma tanto alla fine è semplicemente un'uscita tra amici, "inutile avere paura".
non capisco, ma dopo aver mandato il messaggio a tom mi ha lasciato il visualizzato senza rispondermi.
"forse avrà capito che sono una rottura" "everly potevi evitare" "magari penserà di essere lui stesso il problema" "guarda che casino che hai combinato". i pensieri mi rimbombano in testa, e non riesco a levarmeli, sembra che la mia testa stia per esplodere. mi accorgo di star fissando lo schermo del telefono per un paio di minuti, quindi decido di allontanarmi il più possibile.
appena mi distendo sul letto sento il mio telefono squillare, questa volta però è una chiamata.
corro a rispondere e noto il nome apparso sul display: Tom.
Dio, ora non so che fare. rispondo o non rispondo? mentre penso a cosa fare e a cosa non fare la suoneria continua a suonare con insistenza, perciò mi decido di rispondere.
«ei everly, di cosa hai paura? di me? hai ancora ansia per quella serata? dimmi che succede, magari ti posso aiutare» non mi dà il tempo di parlare che già inizia a farmi troppe domande.
«no, no, solo che io ho paura dell'impressione...»
«impressione? in che senso, non capisco everly» il suo tono diventa sempre più duro, ma allo stesso tempo dolce.
«no no niente, scusa» cerco di risolvere la questione, ma con scarsi risultati.
«everly, non fare la finta tonta, dimmi cosa ti succede, dimmelo ti prego»
«io, io, ho paura dell'impressione che potrei farti, ho paura dell'impressione che potrei fare gli altri. mi vedrebbero passeggiare con te, con un attore, e ho estremamente paura di ciò che potrebbero pensare di me. io non sono mai stata conosciuta e ho troppa ansia.» dico tutto d'un fiato.
«ei ei bella ragazza, smettila di farti queste paranoie, non devi aver paura di niente. non succederà niente, e le persone penseranno che sei una ragazza stupenda accompagnata da un ragazzo stupendo» dice l'ultima frase con ironia.
«ritorniamo a noi, io ho scelto di uscire con te per un valido motivo, e credimi, l'impressione che mi fai è magnifica. non sai neanche quanto io ti vedo bella» continua lui evidentemente imbarazzato.
«allora, facciamo una cosa»
«d-dimmi» rispondo io tranquillizzata leggermente dalle sue parole.
«allora, sono le 11 di mattina, hai fatto colazione?»
«non ancora, mi sono svegliata da poco»
«bene, vestiti e fra 30 minuti sono sotto casa tua , andiamo a fare colazione insieme» conclude lui con tono molto dolce.
«non ti preoccupare tom, non c'è bisogno» cerco di non scomodarlo.
«ok, le opzioni sono due: o vieni con me, o ti porto io, scegli » ah sì? mi vuole sfidare? ok.
«va bene, la via è green street, non arrivare in anticipo; odio farmi aspettare dalle persone»
«cara, già la so la via» conclude lui prima di attaccare.

«bene, ho trenta minuti per preparami, prima che tom arrivi a casa mia a suonare il clacson per il mio solito ritardo» urlo sbuffando.
scelta insolita, ma decido di videochiamare jane.
dimenticavo, ieri ho chiamato jane per farle sapere del nostro "primo appuntamento". inutile specificare che si è messa a urlare come una pazza.
«allora Jane, non fare troppe domande. aiutami a scegliere come vestirmi. devo vedermi con tom questa mattina per fare colazione, e lui fra trenta minuti sarà qui» le dico tutto d'un fiato senza farle capire niente.
«TU E TOM A FARE COLAZIONE? TU E TOM A VEDERVI AL LONDON EYE?» dice lei incredula per il secondo "appuntamento" imprevisto.
«jane, non era prevista la colazione con tom, me l'ha detto qualche minuto fa. poi, ti ho detto di non fare domande, aiutami e basta»
«allora vediamo cosa hai... vestito? no banale per una colazione... gonna? figuriamoci... camicia? neanche morta... TROVATO, un bel top scollato e dei pantaloncini corti. sarai uno schianto amore»
«top scollato? pantaloncini corti? jane mi stanno male, e poi non voglio mica essere una prostituta» rispondo io seccata.
«stai zitta e vestiti come ti ho detto, poi mi ringrazierai..»
«va bene...»
vado in bagno a vestirmi e le mostro come sto.
«te l'ho detto io che saresti stata uno schianto!! guarda quanto sei bella, e poi la scollatura...wow, non farete solo la colazione, vi farete a vicenda...» dice , anzi urla, l'ultima frase ridendo.
«JANE MA SEI PAZZA? comunque si dai, non sto male... beh se ti ho chiamato sapevo a chi affidarmi...» dico io.
«scusami? non avevi prima detto che saresti stata una prostituta conciata così? e invece guarda sei stupenda»risponde lei in modo onesto.
«grazie Jane, ti sono debitrice» la ringrazio chiudendo la chiamata.
cerco di sbrigarmi il più possibile, per facilitarmi il lavoro mi sono messa solo del mascara e un po' di illuminante; non voglio esagerare.
finisco di prepararmi e guardo immediatamente l'orario : 11:27 "in perfetto orario".
scendo le scale e fuori dal portone noto una macchina evidentemente molto costosa, ma anche molto bella.
«ciao bellezza, monta pure» dice tom sorridendomi.
indossa degli occhiali da sole e una giacca di pelle, "cazzo quanto è bello" mentre penso a ciò non mi accorgo che ho le guance tinte di rosso.
«ciao tom, bella macchina»
«sono più bello io o la mia macchina» mi chiede lui vantandosi.
«vuoi che te lo dica sul serio?» dico io ironica.
«tu» non so con quale coraggio io l'abbia detto ma è uscito fuori dalla mia bocca involontariamente.
«brava, hai buon gusto» continua lui togliendosi gli occhiali da sole e girarandosi verso di me.
noto i suoi occhi andare un po' troppo in basso "jane perché ti ho ascoltata quando mi hai detto di mettermi questo top" penso tra me e me.
«cazzo» dice lui pensieroso senza accorgersene di aver parlato ad alta voce.
«sei rimasto impalato davanti a me, per caso sono troppo bella da incantarti?» chiedo io ironica cercando di non imbarazzarmi ulteriormente.
«si» sorride lui.
arrossisco e quindi mi giro dalla parte opposta per non farlo notare.
«allora dove mi porti?»
«lo scoprirai quando arriveremo» risponde lui continuando a guardare dritto.
«tom dobbiamo solo andare a fare colazione, mi bastava andare pure al bar più piccolo di tutta londra»
«chi l'ha detto che io voglia fare solo la colazione? colazione, pranzo, cena. prima che tu dica qualcosa, ormai sei qui in macchina con me, e ti tocca sopportarmi per un'intera giornata»
«no no no, non mi faccio comandare da nessuno. noi ora andiamo a fare colazione, mi riporti a casa mia e alle 7 pm mi vieni a prendere per andare al london eye, alle 10 pm mi riporti a casa mia e-»
«no no ragazzina, ormai ho già scelto, la questione finisce qui» insiste lui
«COSA? NON CI SPERARE NEMMENO, non mi faccio comandare da nessuno, punto.» rispondo io in cerca di sfida.
«da me sì. ora tocca sopportarmi per tuuuutta questa giornata, quindi divertiti» conclude lui .
«io non-» cerco di finire la frase ma tom mi zittisce subito mettendo una mano sopra la mia bocca.
«ok, che sfida sia» termino io.






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