capitolo 1

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Fin dalla tenera età, Torino era sempre stata la mia città preferita, quella città che per forza dovevo visitare almeno una volta nella vita, quella città che pur non vivendoci, mi era entrata talmente nel cuore che se pensavo a me stessa, a Torino, la mie labbra si inarcavano all'insù in un bellissimo sorriso.

Mai nessuno aveva capito del perché mi ero innamorata di quella città, neanche mia madre riusciva a spiegarselo.

Forse perché vivendo in un piccolo paese sperduto vicino ad esso, mi immaginavo vivere in una grande città dove nessuno ti critica per il tuo abbigliamento o per le tue origini come spesso succedeva nel mio paese quando frequentavo la scuola.

Sono italiana al 100% ma sono anche per metà indiana dato che lo sono i miei genitori pur avendo avuto la cittadinanza italiana prima che nascessi.

Come ci sono finiti in Italia?

Mia madre odiava più di tutto l'India e le sue stupide traduzioni, per questo convinse mio padre a vivere qui, lontano dalle loro famiglie avide e con ideali che a loro, non andavano per niente bene.

Quindi eccomi qui, con le auricolari nelle orecchie ad ascoltare una delle canzoni di Vasco Rossi, con i capelli spettinati, il freddo di gennaio che mi entra addirittura dentro le ossa nonostante abbia come minimo tre maglioni sotto il giubbotto.

Sospiro di sollievo quando mi accomodo fra i sedili della metro e per una buona volta ho trovato posto, dato che ogni volta è sempre tutto pieno.

Potrei prendere normalmente un taxi, ma qui costa troppo e non mi posso permettere di spendere soldi quando posso risparmiare a prendere la metro.

Sorrido ad una dolce e bellissima bambina dai capelli biondi quando mi guarda con i suoi occhioni da cerbiatta e con un leggero sorriso sul viso paffutello.

Mi ricorda me e mia madre quando mi portava a lavorare con se, dato che non si fidava a lasciarmi con una babysitter.

Adoravo andare a lavoro con lei dato che nel negozio in cui faceva la commessa, c'erano davvero tante caramelle, di ogni tipo oserei dire.

Ma appena i miei occhi spostano di qualche secondo lo sguardo, la mia espressione diventa disgustata dato che di fronte a me, un uomo sulla cinquantina mi fissa spudoratamente mettendomi a disagio.

Purtroppo Torino non è sempre rose e fiori e queste tipo di situazioni capitano a molte ragazze.
Vorrei che tutto questo finisse e che alcuni uomini non pensassero solo a cose sporche e orribili, ma vorrei che la finissero mettendosi nei nostri panni per capire le nostre emozioni, il nostro disagio e la nostra paura.

Appena la metro si ferma, esco subito issandomi il borsone in spalla e per quanto sia pesante per poco non cado a terra.

La mattinata è stata davvero molto stressante e con la nuova sessione siamo un po' tutti sotto pressione ma per fortuna, posso ritenermi una persona abbastanza intelligente e con un quoziente intellettivo alto per questo, a volte le pagine da studiare, le studio in meno di tre ore.

Frequento l'Accademia dei miei sogni, quella che desideravo fin da piccola e convivo con le mie due coinquiline e se non ci fossero state loro, la mia vita sociale sarebbe pari a zero dato che non amo socializzare con la gente essendo timida e molto riservata.

Apro il portone di casa, lasciando le chiavi del piccolo appartamento nell'ingresso e dopo essermi tolta il giubbotto e le scarpe, mi stendo
sul divano e afferrò il mio cellulare.

Chiamo immediatamente mio fratello che dopo due squilli mi risponde alla velocità della luce.

«Hey, tutto ok?» chiedo, ranicchiandomi in me stessa, come se potessi proteggermi da qualcosa, qualcosa che fa parte della mia vita da quasi un anno, o forse da praticamente tutta la vita.

Pazza di te //Paulo Dybala Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora