capitolo 12

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Avete presente quello stato di dormiveglia in cui non siete addormentati ma neanche svegli? In cui sentì tutto quello che succede? Beh mi trovo proprio in quello stato.

«Cris, sono ancora in ospedale con Aurora» sento dire da Paulo è il mio nome che viene pronunciato così da lui mi fa trattenere il respiro. «Non mi sono sentito di lasciarla da sola. Si adesso sta dormendo, tra poco dovremmo andare via. Ci sentiamo dopo» chiude la chiamata.

Mi beo del suo profumo e sento la sua mano che accarezza i miei capelli che grazie a lui, non ricadono sul mio viso per procurarmi fastidio.

Sorrido quando oltre al suo gesto, capisco che sono appoggiata sulle sue gambe come se fossero un cuscino per permettermi di dormire meglio e anche qui, sento un nodo piacevole ma fastidioso allo stesso tempo nello stomaco.

Mi beo del suo profumo che invade completamente le mie narici e sorrido lievemente constatando che questa è una delle poche volte che non bisticciamo come sempre.

«Buongiorno, lei è la figlia della signora Kumar?» sento un'altra voce ma i miei occhi restano chiusi non volendo abbandonare questo momento di benessere.

Sento scuotermi per un braccio varie volte ma sempre con delicatezza fino a quando i miei occhi non si aprono del tutto e come prima cosa vedo il volto stanco di Paulo che mi regala un accenno di sorriso che quasi non si vede.

«Si sono io, mi dica pure» mi alzo dalle sue gambe sistemandomi meglio sulla sedia.

«Sua madre adesso sta molto meglio. La dimetteremo entro questa giornata» parla ma guarda solo Paulo visibilmente scosso di trovarsi un calciatore nel suo reparto.

Mi sento a disagio e dato che Paulo se ne accorge, si schiarisce la voce ringraziando il medico che va via, non dopo averli chiesto una foto.

Mi alzo sistemandomi la tuta e mi alliscio i capelli con le dita invitando anche Paulo ad entrare dentro la stanza di mia madre perché so che da sola non ce la farei.

«maan (mamma)» È sveglia è appena ode la mia voce si gira velocemente con un dolce sorriso tirato.

«meree betee (figlia mia), non dovevi venire qui. C'era tuo fratello con me» mi fa segno di sedermi sul letto mentre Paulo rimane in piedi, accanto all'armadio.

«Invece si. Come ti senti?» chiedo prendendoli la mano e accarezzandone il dorso.

«Adesso molto meglio. Ho un po' di dolore alla testa ma il dottore dice che è normale» si massaggia la tempia con la mano libera.

«Sono contenta, appena arrivi a casa riposati e mangia qualcosa d'accordo?» annuisce ma poi i suoi occhi si spostano dietro la mia figura e aggrotta le sopracciglia.

«Lui chi è? Non ricordo di averlo mai visto» afferma.

«È un mio amico, è stato così generoso da accompagnarmi fin qui appena ha saputo dell'accaduto»

Lo guarda analizzandolo da cima a fondo e so che ha capito che si tratta proprio del ragazzo della nostra vecchia conversazione a casa nostra.

«Ha un viso famigliare. L'ho già visto» cerca di ricordare ma proprio non ci riesce.

«Salve signora, sono Paulo Dybala» si presenta lui con un tenero sorriso mentre afferra la mano di mia madre per presentarsi educatamente.

«Oh adesso ricordo. Mio figlio ti ammira così tanto» sussurra più che altro dato che non ha più voce.

«Lo apprezzo molto» dice lui regalandole un sorriso.

***

Siamo usciti dall'ospedale ed entriamo subito nella macchina di Paulo per il freddo della mattina nonostante la tuta prestata da Georgina sia calda.

Pazza di te //Paulo Dybala Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora