Capitolo 2.

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Nei giorni che seguirono, non tornai più in Piazza, ma non riuscii in alcun modo a liberarmi del ricordo di quell'uomo, del bambino e dell'amarezza che avevo avvertito in loro, ma, soprattutto, delle sensazioni che avevo provato di fronte allo sco...

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Nei giorni che seguirono, non tornai più in Piazza, ma non riuscii in alcun modo a liberarmi del ricordo di quell'uomo, del bambino e dell'amarezza che avevo avvertito in loro, ma, soprattutto, delle sensazioni che avevo provato di fronte allo sconosciuto.

C'era qualcosa di insolito in quell'uomo e, sebbene non riuscissi a individuare cosa, non ero in grado di togliermelo dalla mente.

Ero anche tornata al centro dei lazzi di Justine e Philippe, come non accadeva più da tempo, per quel mio essere assente e pensierosa.

"Stai ancora pensando a quei due!"

Non era una domanda quella che mi pose Justine, raggiungendomi sull'ampia balconata dalla quale si godeva la vista di buona parte del centro storico.

Quell'appartamento era stato costruito su disegno di Lucius; un attico con cinque camere da letto, tre bagni, un ampio salone, un piccolo studio per Lucius, una cucina essenziale e l'ampia balconata, grande quasi quanto l'appartamento stesso, perché tutti noi abbiamo sempre prediletto luoghi aperti e panoramici.

L'abitazione aveva un unico accesso: un ascensore privato che si azionava con una chiave la cui copia ciascuno di noi possedeva. Gelosi della nostra privacy, non abbiamo mai amato le visite a sorpresa!

Il sole stava lentamente tramontando dietro a una coltre di nuvole gonfie e violacee, all'orizzonte.

Osservai il volto di Jigì, il suo mento pronunciato che tradiva il carattere forte e orgoglioso, la voluttuosa nuvola di lunghi boccoli corvini, i suoi occhi color dell'ambra ammiccanti sotto alle lunghe ciglia e le sue labbra scarlatte e piene. Indossava una tuta di vellutino nero, modellata come una seconda pelle sul suo corpo sinuoso.

"Smettila di fissarmi!"

Mi rimproverò senza smettere di ammirare il tramonto e borbottai una scusa tornando a guardare il cielo anch'io.

Il sole scendeva lentamente, lasciando il posto alle ombre che stavano invadendo la città. Le luci cominciavano ad accendersi nelle case e nei palazzi. Lentamente la vita si preparava ad assopirsi.

"Perché ti ha colpito così tanto?"

Lo sguardo sottile che mi puntò contro mi fece balbettare un falsissimo "Non lo so".

Il suo sottile sopracciglio corvino si arcuò vistosamente.

"Davvero?"

Mi imbronciai.

Cosa avrei potuto dire all'altezzosa Justine? Proprio a lei che non si era mai fatta coinvolgere davvero da nessuno?!

Era sempre stata diffidente per natura, sempre! Io invece... troppo coinvolta dalle umane passioni che non avevano mai davvero abbandonato il mio cuore.

In realtà, un po' tutti ne siamo affascinati, in una certa misura. A noi lo ha insegnato Lucius!

È ciò che ci ha permesso di non perderci, ma, se loro se ne sono sempre nutriti, accrescendo la propria essenza, io... beh, probabilmente le passioni umane sono rimaste troppo ancorate nella mia, di essenza! Non c'era nulla che potessi a fare in proposito e, ancora, non ero in grado di farci i conti, finendo per sentirmene, forse, sempre più schiacciata.

Davide e Nicola. Oscuro RisveglioWhere stories live. Discover now