Capitolo 8.

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20 maggio

Di domenica David non voleva mai che io andassi da loro. Sosteneva che, la domenica, solo chi salvava vite aveva il dovere di lavorare; tutti gli altri dovevano riposare.

Per me era, in realtà, solo una gran sofferenza, restare lontana da loro. Perciò fui entusiasta, quando David mi chiese se, di domenica, potessi andare a cena a casa sua. Aveva invitato Carlo e gli avrebbe fatto piacere se fossi andata a fargli compagnia.

Carlo arrivò intorno alle otto e mezza. Avevo pilotato il menù della cena verso una grigliata sul terrazzo, considerato il clima quasi estivo.

Alex stava giocando con alcune macchinine, seduto su un tappeto che simulava un prato, prodigio del design svedese.

"Buona sera, Niky! Finalmente ho il piacere di rivederti!"

Carlo mi salutò con calore, uscendo in terrazzo seguito da David che levò rassegnato gli occhi al cielo.

"Buona sera anche a te, Carlo. Anche io sono lieta di rivederti"

"Incantevole, come sempre!"

Mi sorrise conquistato e studiò tutta la mia figura, indugiando sulla scollatura rotonda del maglioncino bianco.

David lo superò, frapponendosi fra me e lui, con la scusa di passarmi i tovaglioli.

"Attenta alla sua galanteria! Sa diventare pericoloso come un leone in agguato!"

Rivolse un mezzo sorriso al cognato che gli rispose con una pacca sulla spalla.

Mi mise a disagio, più di quanto avrei voluto, quella sua battuta sul fascino dei predatori in agguato, solleticando i miei sensi di colpa una volta di più.

"Non fare quella faccia, Niky! Ti giuro che non ho mai mangiato nessuno"

"Io invece sì" borbottai tornando a sistemare i tovaglioli sul tavolo.

Rimasi turbata, quando mi accorsi che Alex mi stava fissando. Il fatto che si fosse legato a me non gli aveva impedito di mantenere una certa diffidenza nei confronti della parte più nascosta della mia natura. Come tutti i bambini aveva una sensibilità molto più acuta della maggior parte degli adulti e, nonostante, quando stavo con a loro, mi sforzassi di non fare nulla di strano, era difficile resistere all'istinto di prendere al volo un gioco che rotolava dal tavolo o evitare che una scodella rovinasse dallo scolapiatti direttamente sulla testa di David, piegato a cambiare il sacchetto dell'immondizia. David non si accorgeva di nulla e, generalmente, rispondeva all'espressione ansiosa, che assumevo in quelle circostanze, con un sorriso allegro, chiedendomi a cosa mi servisse la ciotola o da dove sbucasse quella macchinina e via dicendo. Alexander, al contrario, notava tutto e mi scrutava vagamente conscio della mia potenziale pericolosità.

David si mise alla griglia e io, con Carlo, mi sedetti a giocare insieme ad Alex.

David ci osservava compiaciuto.

Mi sembrava, come al solito, bellissimo, in piedi accanto alla griglia, con in mano una birra, un maglioncino di cotone leggero, indaco come i suoi occhi, e un paio di jeans chiari. I suoi occhi blu avevano una luce intensa e serena.

Mi sorrise e si concentrò sulla carne che sfrigolava sulla brace.

Justine e Philippe continuavano a nutrire perplessità sulla mia scelta di stargli accanto; Lucius invece era come se mi stesse osservando da lontano, aspettando di capire... cosa non avrei saputo davvero dirlo. Forse, come me, anche lui stava ancora cercando di capire perché David fosse riuscito a conquistarmi così in profondità. Non avrei saputo dire se fosse preoccupato o più incuriosito.

Davide e Nicola. Oscuro RisveglioWhere stories live. Discover now