Capitolo 9.

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David poggiò le birre sul tavolo e afferrò i piatti.

"Pronti per mangiare?"

Carlo lo aiutò alla griglia e tornò a sedersi vicino a me. David mi offrì un piatto pieno di carne e si sedette dall'altra parte del tavolo.

"Al sangue, come desiderava mademoiselle!"

Prima di mangiare tagliai il filetto per Alex e lo imboccai, ma, alla fine, non ebbi più scuse e dovetti costringermi a ingoiare i pezzi di carne che in bocca mi sembrarono duri come sassi e ingombranti come cotone.

Evitai accuratamente la birra e sorseggiai un po' d'acqua nella speranza di allontanare il sapore acido e indigesto della carne troppo cotta.

"Adesso sì che ragioniamo! David, come al solito, sei un maestro della griglia!"

Carlo, con aria soddisfatta, si portò una mano sullo stomaco.

"Beh, varrà pur qualcosa la mia cittadinanza americana! Alla faccia degli australiani che ancora blaterano in merito a una loro presunta e mai dimostrata superiorità fra braci e barbecue!"

Carlo levò una bottiglia in onore della dichiarazione di David e si sporse verso Alex pizzicandogli un fianco.

"A te è piaciuta la carne del papà, Puffo Monello?"

Il bambino soffriva da matti il solletico e si mise a ridere con quella sua risata cristallina che riempiva l'aria di gioia.

David gli scompigliò i capelli con un gesto affettuoso e, quando il bambino tese le manine per farsi prendere, lo accontentò, sollevandolo dal seggiolone e accoccolandoselo fra le braccia.

Se Carlo si era detto invidioso di Alex perché io gli facevo il bagnetto, stando seduta in terrazzo a osservarli in quel momento, non potevo non essere altrettanto invidiosa di Alex perché se ne stava accoccolato fra le braccia di David, avvolto dal suo calore e dalle sue attenzioni premurose.

"A questo punto della cena credo di dover scoprire tutte le mie carte con voi!"

Scrutai incuriosita il volto di David.

"Se ho organizzato questa serata, non è stato solo per trascorrere un po' di tempo insieme. L'ho fatto anche perché c'è una cosa che volevo comunicare a entrambi"

"Che succede, Cognato? Mi devo preoccupare?"

"No, non devi.

Stamattina ho chiamato Bortolan" annunciò più rivolto a Carlo che a me, in realtà.

"E bravo il mio ragazzo! Grande!

Che ti ha detto il vecchio carapace? Sono curioso"

"Il dottor Bortolan è il Direttore Sanitario del nostro Policlinico, il Capo dei Capi, come lo chiamiamo noi" mi spiegò David prima di rispondere alla domanda del cognato "Si è rammaricato della mia prolungata assenza e di come stanno andando le cose in reparto. Dice che il Pronto Soccorso Pediatrico continua a procurargli noie da quando io non ci sono.

Gli ho accennato che avrei intenzione di tornare e, non pensavo, si è detto entusiasta"

"Te l'avevo detto che Pediatria d'Urgenza ha bisogno di te! Fasan non è stato in grado di sostituirti. Ha combinato parecchi casini, da quando è stato nominato Responsabile del Reparto. Senza contare che si rifiuta di fare le notti. Lui è il Responsabile, mica fa le notti! Tanto a coprirle, ciucciandosi tutte le grane da Responsabile godendo la considerazione di un dottorando, c'è quasi sempre quel fesso del dottor Righetti"

Mi sforzai di non ridere del cipiglio infervorato che aveva assunto Carlo.

"Non prenderà bene il mio ritorno"

Davide e Nicola. Oscuro RisveglioWhere stories live. Discover now