7 - Comportamento che ferisce

371 13 0
                                    

Mentre sono seduta sul letto a guardare fuori dalla finestra mi rattristo sempre di più, è inutile tentare di non farlo, specialmente quando si è un vampiro nuovo a tutto questo. Tra un po' mi sa che le lacrime sfuggiranno dai miei occhi senza freni, le sento proprio spingere per uscire, sono lacrime di tristezza si ma anche di sfogo per tutto quello che sto sentendo in questo momento. Tutte le emozioni che sto provando adesso mi fanno sentire come se stessi per esplodere. Non Io so, non capisco proprio perché Elijah sta facendo così, forse è vero che mi odia e a giudicare da come mi guarda e da come si comporta nei miei confronti sembra proprio che lo faccia con tutto se stesso, ma sarebbe meglio che avesse il fegato di dirmelo in faccia almeno, in quel caso forse smetterei di arrovellarmi il cervello con tante domande e tante supposizioni che non mi aiutano per niente, anzi mi fanno sprofondare nella confusione. Vado nella libreria che ho in stanza e prendo uno dei libri che Elijah mi ha regalato, parla del mondo soprannaturale torno sul letto e comincio a sfogliarlo leggendolo ad una velocità impressionante. Mi fermo sulle reazioni della magia sul corpo di chi la pratica e c'è scritto che troppo sforzo fa avere spiacevoli reazioni fisiche come sangue dal naso, dalla bocca, dalle orecchie e perfino dagli occhi però c'è anche scritto che con il tempo il livello di sopportazione della potenza degli incantesimi aumenta. Continuo a sfogliare tranquilla il libro e leggere tutto ciò che c'è scritto su di esso riguardo la magia, leggo pensando al momento in cui Elijah mi ha comprato questo libro, è stato proprio il primo cha avevo adocchiato ma sono uscita dal negozio senza comprarlo visto che non avevo il portafoglio con me, dopo qualche secondo il vampiro originale dal vestito impeccabile è venuto verso di me e mi ha sorriso consegnandomi il libro. Tutto questo è successo solo tre settimane fa, però sembra che sia passata una vita, mi manca il sorriso che mi rivolgeva, mi mancano i suoi occhi profondi e il modo in cui mi facevano sentire quando si intrecciavano con i miei. Sento al piano di sotto l'arrivo di qualcuno e annusando un po' l'aria riconosco l'aroma di Rebekah e Marcel quindi corro subito di sotto, spero che almeno loro possano regalarmi un po' di buon umore, di solito ci riescono alla perfezione. Quando arrivo di sotto la bionda mi abbraccia di slancio e appena mi lascia andare anche il marito lo fa facendomi fare una giravolta come un fratello maggiore con la piccola sorellina. Dopo avermi posato di nuovo con i piedi per terra mi regala un dolce bacio sulla guancia e una carezza sui capelli.
-Come va piccoletta?- mi rivolge uno dei suoi sorrisi abbaglianti, ma non sono proprio di buon umore al momento e gliene faccio uno solo per educazione. 
«Questa è la tua unica risorsa o hai una domanda di riserva da farmi Marcel?»
-Ehi Andy tutto bene ?-
Alla sua domanda il mio sguardo cade automaticamente su di Elijah, ma non riesco a guardarlo negli occhi come sempre negli ultimi tempi perché lui fa di tutto per non farlo, capendo di cosa si tratta la bionda si avvicina e mi sposta una ciocca di capelli da davanti agli occhi mettendola dietro al mio orecchio,
-Vuoi andare a fare un po' di shopping per svagarti? Possiamo comprare quello che vuoi!-
«Rebekah se compro anche solo un altro vestito il mio armadio esploderà quindi grazie dell'offerta, sei davvero molto gentile, ma no!»
Sento alle mie spalle Niklaus arrivare in giardino, i miei sensi altamente sviluppati non mi permettono di ignorarlo come invece vorrei fare. Alzo gli occhi al cielo e sbuffo pesantemente facendomi ben sentire da lui.
-Oh la mia presenza ti disturba amore?- dice attaccato al mio orecchio con la sua voce da sbruffone.
«Si abbastanza!» non ho proprio voglia di sopportare i suoi giochetti e gli concedo questa verità.
-Bene, allora mi sa che rimarrò un altro po' in tua compagnia!- lo guardo con la coda dell'occhio e lui mi fa un sorrisetto da vero e proprio stronzo.
«Come se un fratello Mikaelson che mi odia non fosse abbastanza!»
Detto questo mi volto e gli passo accanto facendo scontrare le nostre spalle, passo dietro la sedia di Elijah mentre mi vado a sedere accanto a Hope, mi sembra quasi di sentirlo trattenere il respiro, ma lascio perdere e ricomincio a leggere il mio libro di magia.
-É un libro di magia quello!- 
Guardo Davina la piccola ragazza che è la moglie di Kol e sorrido annuendo con il capo, è una donna davvero bella non c'è che dire, capelli castani, occhi verdi, carnagione chiara, viso piccolo e labbra carnose al punto giusto.
-Sai anche io ero una strega qualche decennio fa, ma ho rinunciato a tutto e mi sono fatta trasformare da Kol per stare con lui in eterno !-
«È una cosa da ammirare, sei stata molto romantica e coraggiosa!»
Parliamo un altro po' di magia e Hope mi spiega un nuovo incantesimo molto potente che vuole provare, mi spiega di cosa si tratta e quando ha finito le dico che quella di cui parla è magia nera e non deve utilizzarla se non strettamente costretta, è troppo potente, troppo maligna, crudele e imprevedibile. Inizio a spiegarle tutto per bene, ma veniamo interrotte dal movimento brusco della sedia di Elijah che si alza ed entra in casa con un espressione di rabbia pura sul volto, ma non ho assolutamente idea per quale motivo lui sia così adirato ogni volta che parlo, questo suo comportamento è insopportabile. Sul serio non ne posso veramente più. Mi alzo di corsa chiedendo alle ragazze di darmi solo un momento e gli corro dietro, lo blocco per un braccio nel corridoio del primo piano, ma lui non si gira minimamente nella mia direzione e questo mi fa capire quanto poco gli importa di me. Sono così insignificante per lui che non merito nemmeno di guardare i suoi occhi mentre gli parlo. 
«Elijah perché ti comporti in questo modo con me?» chiedo inizialmente con sicurezza. Lui non si muove minimamente, non si stacca dalla mia presa benché data la sua forza millenaria potrebbe farlo facilmente, ma non lo fa, eppure nemmeno fa un accenno al volermi rispondere, io non mi arrendo però e decido di riprovare, sperando di indurlo a rispondermi. 
«Ho fatto per caso qualcosa che ti ha infastidito in qualche modo o che magari ti ha offeso?» faccio un passo avvicinandomi a lui che però non si muove di mezzo millimetro. Anche questa volta continua a farsi tenere per il braccio, ma anche a non risponder mi, impassibile e gelido come il ghiaccio, mi vengono i brividi per la sua freddezza e sento di essere quasi sul punto di piangere perché la sicurezza che avevo quando l'ho seguito qui è svanita nel nulla senza lasciare un minimo di traccia. Lo credevo il migliore, lo credevo diverso, mi sono fidata di lui ciecamente sin dal primo istante e credevo che non mi avrebbe mai fatto del male, invece eccolo qui che continua con questo suo nuovo modo di fare nei miei confronti.
«Ti prego non possiamo parlarne?» la voce comincia a tremare, non vorrei che mi sentisse così debole, ma le mie emozioni in questo preciso momento sono senza freni e senza alcun controllo. Non si muove, non fa nessuna musione, se non lo sentissi respirare mi verrebbe il dubbio che sia di pietra. Non capisco veramente perché stia agendo così in questi ultimi giorni, non riesco a capire cosa abbia scatenato questa sua reazione, che cosa ho fatto di così terribile da meritare questo trattamento da parte sua? 
«Vuoi davvero continuare in questo modo?» sono esausta, non ce la faccio più. Lui continua a non rispondere e restare immobile, ma questa volta abbassa il volto e si guarda la punta dei piedi. E questo mi fa provare come la sensazione di aver ricevuto una risposta anche senza che sia stata spiccicata una parola, sento come un nodo in gola, lo mando giù con tutta la forza possibile e sospiro.
«Si dice che chi tace acconsente...quindi va bene, se è davvero questo che vuoi mi sembra inutile continuare!» dico continuando a guardare il suo profilo appena visibile. Ancora silenzio e altre conferme rimbombano in esso, mi odia per un motivo a me sconosciuto e non vuole nemmeno concedermi la possibilità di conoscerlo. Lascio il suo braccio, lui non appena si sente libero dalla presa ricomincia a camminare verso dove stava andando prima che io lo afferrassi, volto alto come sempre e passo spedito. Abbasso lo sguardo, dal primo istante in cui io e lui ci siamo incrociati mi sono sentita al sicuro, ero incatenata ad una sedia al cospetto di quello psicopatico di suo fratello, ma i suoi occhi e anche solo la sua presenza mi hanno fatto sentire subito al sicuro, mi sono fidata di lui come non ho mai fatto con nessuno, si è preso cura di me e mi ha viziata anche contro il mio volere perché cito testualmente le sue parole di quel pomeriggio "Voleva che io avessi tutto quello che desideravo" e adesso tutto sembra solo un sogno da cui mi sono svegliata piombando nella cruda realtà, dove per lui valgo ancora meno di niente. Cerco in tutti i modi di mandare giù le lacrime che sono salite prepotentemente nei mei occhi pronte per uscire, ma io non voglio piangere per qualcuno che pensa che io non meriti nemmeno una parola. Quando finalmente ci riesco faccio un profondo sospiro, riempio i polmoni di ossigeno e poi lo faccio uscire tutto in una volta facendo si che trascini con se tutto questo senso di abbandono, di tristezza, di dolore, voglio che porti via tutto l'amaro che mi è rimasto dentro dopo questa scena. Mi stampo un bel sorriso falso sulle labbra e torno dalle ragazze con l'umore ancora più a terra di prima che lo seguissi in casa. Appena mi siedo gli sguardi di tutti loro si puntano su di me e capisco subito che hanno ascoltato le mie parole —cosa quasi impossibile da non fare con il nostro udito soprannaturale— e che stanno tentando di decifrare come io mi senta al momento, ma io faccio tutto il mio possibile per non darlo a vedere e spero di riuscirci, odio essere un caso pietoso. Vorrei fare come sempre e fregarmene del dolore, seppellirlo in qualche angolo di me stessa, però proprio non ci riesco, è come se fosse una presenza bruciante nel mio petto e non riuscissi a liberarmene. Hope mi guarda per qualche istante e io le sorrido cercando di sembrare il più normale possibile, lei specialmente conosce ogni minimo dettaglio di quello che è successo, visto che vive in questa casa e sa che il comportamento di suo zio mi ferisce eppure ogni volta che ne parliamo continua a dirmi che non può essere che suo zio Elijah si comporti così senza un motivo, dice che non tratterebbe mai nessuno così e questo pensandoci adesso mi fa ancora più male, perché mi fa capire in che bassa considerazione mi tiene l'originale.
-Sicura di stare bene Andy?- mi sussurra dolcemente sporgendosi verso il basso in modo da vedere il mio volto orientato completamente in direzione del pavimento. Alzo di scatto il viso con un sorriso palesemente falso e annuisco, non posso parlare, ho paura che se apro bocca scoppio subito a piangere. Sono davvero stanca di tutto questo, odio sentirmi così legata ad una persona, odio sentirmi così tanto emotiva da sembrare fragile, odio non avere il controllo sulle mie emozioni, non voglio sentirmi in questo modo! Io non sono mai stata una ragazza che piange facilmente, non sono mai stata una di quelle ragazze che piangono per i loro uomini, non sono una di quelle ragazze che si lasciano trasportare dai sentimenti...io sono tutto il contrario di questo e voglio tornare ad esserlo, perché così mi sento troppo vulnerabile, mi sento scoperta davanti agli occhi del mondo e non va bene, per affrontare questo mondo bisogna avere una corazza attorno a se per proteggersi da quello che potrebbe farti male e io al momento questa corazza non ce l'ho, è crollata non appena mi sono trasformata, ma presto ne costruirò una nuova e lo prometto a me stessa questo!

Sin Dal Primo SguardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora