29 - Rabbia e lacrime

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Per un attimo rimaniamo tutti talmente immobili che sembra quasi che il tempo si sia congelato e che noi siamo diventati statue di marmo, con gli occhi non smetto di fissare il punto in cui c'era fino a pochi istanti fa Niklaus, prima che sparisse letteralmente fra le fiamme dell'inferno senza lasciare nessuna traccia di lui, come se non fosse mai esistito, la conferma della sua reale presenza è sua figlia, la famiglia e le lacrime che tutti stanno versando per lui, per il dolore che il suo sacrificio ha scaturito in tutti noi. Continuo a guardare quel punto fisso serrando le mandibole talmente forte che mi si sono indolenzite e tutto questo perché sto cercando con tutta me stessa di non mostrare nessuna emozione, se lo faccio adesso crollo e non me lo posso permettere. Sento Caroline piangere disperata e questo mi ricorda che lei e le mie figlie non possono uscire dalla bolla che io ho creato per proteggerle se prima non la distruggo, quindi con un gesto della mano mando in pezzi la bolla protettiva attorno a lei e le bambine, ma lei non si muove rimane rannicchiata per terra a piangere con una mano sul petto come se il cuore le fosse stato appena strappato. Stringo gli occhi cercando di essere forte e non crollare e poi abbasso la mano con cui tenevo fermi tutti gli altri e facendo così li lascio liberi di muoversi di nuovo. Le piccole con le lacrime agli occhi ed estremamente spaventate corrono subito da me, le accolgo fra le mie braccia mentre tutti sono ancora fermi a guardare il punto in cui Niklaus è svanito proprio come facevo io fino a qualche secondo fa, le bambine mi stringono forte aggrappandosi con le mani alla mia maglietta come se avessero paura che io mene vada. Dolcemente le slaccio da me e le guardo negli occhi, poso una mano sulla guancia di Joyce e una su quella di Liza sorridendo lievemente, sono così contenta che loro stiano bene, poso un dolce bacio sulla fronte di entrambe e respiro il loro dolce profumo. Ad un certo punto Caroline lentamente si alza da terra e i suoi occhi scattano su di me, e mettono perfettamente in chiaro che non cerca conforto, anzi, è furiosa e sono sicura al cento per cento che farebbe qualsiasi cosa in questo momento, so cosa significa essere accecati dall'ira. Guardo le bambine e sorrido per non farle spaventare ulteriormente, metto prendo le loro piccole manine fra le mie e faccio si che mi guardino dritto negli occhi.
«Piccole mie voglio che andate in camera di mamma e restate chiuse li fin quando non vi verrò a prendere io chiaro?» loro mi guardano preoccupate e stringono le mie mani, faccio un altro finto sorriso per farle calmare e faccio un cenno con la testa verso il piano superiore.
«Ba bene mammina»
«Ma tu non te ne vai via come lo zio vero?» mi si forma istantaneamente un nodo in gola alla domanda di Liza, respiro a fondo e deglutisco più volte cercando di mandarlo giù, ho ancora in mente gli occhi di Niklaus quando ha deciso di andare via con Lucifero.
«No bambine mie, non vado via come lo zio, ma adesso andate forza!» mi danno entrambe un bacio e corrono via facendo esattamente ciò che ho detto loro di fare, io mi alzo in piedi e guardo tutti uno ad uno, hanno lo sguardo disperato, sconvolto, triste, ma una cosa che infiamma gli occhi di tutti e li fa scintillare quasi è l'ira, sono furiosi tutti quanti con me perché non ho permesso loro di aiutare Niklaus in alcun modo quando Lucifero l'ha portato via con sé. Caroline comincia a camminare verso di me con lo sguardo in fiamme e le lacrime sulle guance che scivolano una dopo l'altra senza controllo, io non mi muovo di un passo sono pronta ad accogliere tutto ciò che verrà perché questo è necessario e se devo essere oggetto della loro rabbia per far si che presto stiano di nuovo bene, che sia così.
-TU! SEI STATA TU! È TUTTA COLPA TUA!- i suoi riccioli d'oro ondeggiano per l'energia che ci mette nei passi mentre io continuo a rimanere ferma e immobile, non parlo e non faccio assolutamente niente e lei quando arriva mi dà un schiaffo con tutta la forza che possiede nel suo fragile e debole corpo umano. Comincia a spingermi urlando tutto ciò che le passa per la mente completamente accecata dalla rabbia e dal dolore che sta provando in questo momento, non voglio nemmeno immaginare come si ci possa sentire a guardare l'uomo che si ama sacrificarsi e scomparire in mano ad un essere tanto crudele come Lucifero. Capisco la sua rabbia perché se al posto del mio migliore amico ci fosse stato mio marito non sarei solo arrabbiata, sarei letteralmente furiosa e accecata dal dolore straziante che mi avrebbe divorato dall'interno. Caroline continua a spintonarmi, ma ad un certo punto mi arriva un paletto addosso che si conficca sulla parte destra del mio petto, guardo da dove proviene ed è stata la giovane Hope a lanciarlo.
-Peccato —afferma con cattiveria— la prossima volta devo ricordarmi di migliorare la mira!- la mia gola continua ad annodarsi ad ogni cosa che succede, sono straziata per Niklaus perché anche se non lo dico spesso è diventato una parte importante della mia vita, ma sono anche devastata da tutto l'odio che percepisco abbattersi su di me, le persone che mi circondano, quella che considero a tutti gli effetti la mia famiglia mi sta riversando addosso così tanto odio che fa venire i brividi sulla mia pelle. Hope sa benissimo che non mi avrebbe uccisa, ma la rabbia offusca la ragione e quindi ci porta a fare anche cose contro senso, la guardo e il nodo che si è creato nella mia gola si stringe sempre di più, si stringe talmente tanto che mi fa mancare il respiro e mi fa venire da piangere per le parole crude, cattive e prive di emozione che le sono uscite di bocca, ma non mi permetto nemmeno di versare una sola lacrima, non posso perché loro devono credere che non mi interessi niente di ciò che è appena successo.
«Ho recepito bene il messaggio! —dico mentre tolgo il pezzo di legno dal petto— Sei stata estremamente chiara!» lo guardo il pezzo di legno sporco del mio sangue e poi lo lascio cadere per terra procurando un flebile tonfo nel giardino per quanto silenzio ci circonda, guardo tutte le persone che sono intorno a me, persone a cui voglio un mondo di bene, persone che amo e che considero la mia famiglia e che ora mi riservano solo odio. Li guardo uno alla volta negli occhi fino a quando non arrivo a Elijah, cerco i suoi occhi e li trovo, ma talmente pieni di emozioni contrastanti che mi sembra di non vederli anche lui in questo momento mi sta riservando solo odio come ogni altro componente della nostra famiglia, più sto ferma qui più mi avvicino al crollo, devo andare via, non posso restare qui con tutti loro che mi guardano in quel modo. In un battito di ciglia vado in camera e vedo le bambine che giocano per terra facendo volteggiare in aria le piume di un cuscino con la magia.
«Streghette mie, dobbiamo andare» cerco di essere il più normale possibile con loro, non voglio che si preoccupino e si scombussolino più di quanto lo sono già, quindi mi stampo un bel sorriso finto sulle labbra e mi avvicino ancora di più a loro.
«Dove andiamo mammina?» sorrido a Joyce e mi metto sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza, gli faccio una dolce carezza sui capelli e la guardo.
«Andiamo... a casa»
«Ma noi siamo già a casa mammina»
«Andiamo in una casa nuova amore della mamma»
«Mammina viene anche papà?» guardo la biondina e deglutisco a vuoto, perché Liza mi fa sempre delle domande a cui non so rispondere?
«Non lo so piccola mia, adesso andiamo dai» le aiuto a mettersi in piedi, le prendo in braccio dolcemente ed esco dalla stanza, scendo di nuovo ed esco da casa Mikaelson sotto lo sguardo di tutti ma senza una parola da parte di nessuno, neanche uno di loro ha aperto bocca, nemmeno mio marito, l'uomo che amo più della mia stessa vita. Non mi sarei mai aspettata parole piene d'amore visto la situazione in cui siamo e visto ciò che è appena accaduto e che addolora tutti noi, ma avrei voluto che mi avesse fatto sentire la sua voce almeno per qualche secondo. Mando giù l'ennesimo boccone amaro e mi metto a correre con le bambine in braccio verso la piantagione, ormai è pronta per abitarci e dopo oggi di sicuro non potevo restare a casa Mikaelson, è ora di andare a vivere nella mia casa con le mie bambine, avrei voluto che con noi ci fosse stato anche Elijah, ma penso proprio che con me non voglia avere niente a che fare in questo momento. Quando entro dentro casa porto subito le bambine a letto perché hanno affrontato una dura giornata, hanno bisogno di riposo, le metto sul letto, porto le coperte sui loro piccoli corpi e mi metto accanto a loro, le coccolo mentre dondolo lentamente e canticchio una ninna nanna. Loro mi guardano e ognuna stringe una mia mano come se fossero due peluche che gli infondono sicurezza nel sonno, Liza gioca con una ciocca dei miei capelli e lentamente le palpebre dei loro occhi si chiudono, ascolto il loro respiro e quando diventa più pesante capisco che sono sprofondate fra le braccia di morfeo e spero che degli incubi non le sradichino da esse. Continuo a coccolarle anche se ormai dormono profondamente e le guardo mentre le mie guance vengono rigate da calde lacrime che finalmente posso lasciare andare dato che sono sola, prima non l'ho potuto fare perché mi sono dovuta mostrare forte davanti a tutta la mia famiglia, ma adesso non mi pongo più dei freni e lascio le gocce salate scivolino sul mio volto indisturbate. Dolcemente sposto le ciocche di capelli sul volto delle bambine e le accarezzo teneramente, poso un bacio delicato sulle loro piccole fronti e continuo a coccolarle.
«Siete la cosa più bella della mia vita, farò di tutto per rendervi felici mie piccole streghette» bacio la punta dei loro piccoli nasini e lentamente mi alzo dal loro letto tentando in tutti i modi di non svegliarle. Vado nella camera da letto padronale, quella che doveva essere la mia e di Elijah, è bellissima non c'è che dire, scommetto che è stato lui stesso ad arredarla conoscendo perfettamente i miei gusti, riesco quasi ad immaginarlo mentre dice ai suoi fratelli come io desidero la stanza da letto. Guardo tutto ciò che c'è all'interno e proprio mentre con lo sguardo ispeziono nei minimi dettagli la stanza vedo un dipinto fantastico nella parete sopra la testiera in legno scuro del letto, c'è anche un biglietto attaccato in uno degli angoli della cornice e quindi mi avvicino per leggerlo.

'Per te noi ci saremo sempre!
Alla dolce colombella della famiglia da parte del suo amato cognato Nik!'

Oh Niklaus se solo tu sapessi che sei più di un semplice cognato, sei il mio migliore amico, una delle colonne portanti della nostra famiglia e anche se all'inizio non lo avrei mai ammesso ti voglio un mondo di bene, anche dopo tutto quello che abbiamo affrontato quando ci siamo conosciuti io ho imparato ad amarlo come un fratello e oggi ti sei sacrificato per tutti noi mostrando l'umanità di cui quando ti ho conosciuto non c'era nemmeno l'ombra. Lo lascio lì dov'è, voglio che le sue parole restino insieme al suo quadro così che io possa leggerle ogni giorno, guardo il dipinto e vedo che è raffigurata la sera della festa delle streghe quando festeggiavamo uniti il mio fidanzamento con Elijah, quando tutti eravamo insieme felici come una famiglia unita e adesso invece ecco dove siamo arrivati.

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