Prisoner

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«Sei ancora vivo?» chiese l'uomo al di fuori delle sbarre.
«Tu che dici?» domandò Louis ironico dalla cella.

Louis era stato catturato dal capitano Nick Grimshaw, non rubava quasi mai ai pirati ma quando ne aveva l'occasione lo faceva ma questa volta non era andata bene. Infatti, era stato catturato subito e messo nella cella della nave, era lì da una settimana ormai, con Nick e la sua ciurma che si prendevano gioco di lui.

A tenerlo d'occhio c'era il tirapiedi di Grimshaw, non conosceva il suo nome, ma era un uomo decisamente molto più grande e forte di lui data la sua statura.

«Fai poco lo sbruffone Tomlinson e si grato che il capitano Nick non ti abbia ucciso ma abbia deciso di venderti»
«Sì, sono così grato di essere trattato come del bestiame in vendita» disse, roteando gli occhi al cielo.
«Invece di usare la tua lingua per blaterare, perché non racconti una di quelle storielle che piacciano tanto al capitano?» domandò ridendo.
«Se gli piacciano così tanto non dovrebbe farmi rimanere?»
«Pensa che siano false probabilmente, i gradassi come lui non credono a ciò che non hanno mai visto, io sì invece».

«Quanto tempo abbiamo?» domandò, mettendosi seduto accanto all'uomo nonostante ci fossero le sbarre a separarli
L'uomo si voltò per vedere attraverso l'oblò per poi girarsi di nuovo verso di Louis.
«Non vedo navi all'orizzonte quindi abbiamo tutto il tempo del mondo, dolcezza»
«Non chiamarmi così!» esclamò irritato.
«Ti da fastidio?»
«No, è che... Un'altra persona mi chiamava così»
«Problemi di cuore, non mi interessano. Racconta la storia»
Louis sospirò. «Be', amico mio, ti racconterò la prima storia che mi narrò mio padre quando ero bambino, l'avrai sentita sicuramente, è molto famosa, ma raccontata così non l'hai mai sentita. Ti racconterò la vera storia del Cuore dell'Oceano»

«All'epoca dell'antica Roma, c'erano due ragazzi...»
«Aspetta, due ragazzi? Io sapevo fossero due adulti: un uomo e una donna»
«Te l'ho detto che questa versione non l'avevi mai sentita, perché è la versione originale, la versione che solo i parati e persone come me potrebbero sentire senza rimanere scandalizzati»
L'uomo annuì comprensivo. «Vai avanti» disse.
«A Roma c'erano due ragazzi, non si conoscono i loro nomi, si sono persi nel tempo quelle lettere, quello che però non si è perso nel tempo è il loro amore che continua a esistere tutt'ora. I ragazzi, cresciuti insieme, si innamorarono e si amarono come nessuno mai fece dopo di loro, il loro amore era nascosto agli occhi del sole ma non a quello della luna che ogni sera li vedeva, li ammirava amarsi come si può amare solo l'altra metà della tua anima. Ma la loro amata luna non poté impedire il loro tragico destino.
Uno di loro venne chiamato per combattere nell'esercito e il ragazzo, ormai maggiorenne, non poté controbattere; la notte prima di separarsi fu sofferente, avevano entrambi addosso la paura di non rivedersi mai più ma quella notte la luna gli concesse un'ora in più di tempo per stare insieme e a loro, per il momento, bastò. I giorni passano e del soldato non si ha alcuna notizia e il suo innamorato non fa altro che piangerlo pregando sia ancora vivo e le sue preghiere furono ascoltate perché presto arrivarono delle lettere dove il suo amato gli diceva che stava bene, lo pensava, era vivo e lo amava ancora.
Ma Dio non era dalla loro parte perché presto il soldato morì in guerra e l'altro ragazzo morì poco dopo averlo saputo, nessuno sa con certezza quale fu la morte del giovane, si sa solo che scorse del sangue e che quel sangue finì su una pietra, una pietra del lago dove i giovani amanti si innamorarono, da quella che sembrava una pietra nacque un cristallo che nel corso degli anni fu trovata per poi spostarsi in tutto il mondo ma alla fine fu persa in mare e nessuno la ritrovò e chi provava a cercarla non faceva più ritorno a casa. Ad oggi nessuno sa dove sia la pietra, si sa solo che vive da qualche parte, nell'oceano, e che addosso porta il colore degli occhi azzurri del soldato caduto in battaglia».

«Caspita! Tu si che sai raccontarle le storie, ci credo che tutti stravedono per te» ammise l'uomo, con occhi sorpresi.
«Sono un cantastorie per un motivo, peccato non avere la mia chitarra qui con me...» sospirò.
Vide l'uomo alzarsi e uscire da quella specie di stiva - Louis lo chiamava buco per i topi - e lo vide tornare con in mano una chitarra in legno scuro.
Il liscio sorrise a quel gesto di gentilezza e iniziò a suonare qualcosa, una melodia semplice ma comunque bella, chiuse gli occhi per godersi quel momento ma appena lo fece sentì la porta aprirsi e sbattere contro il muro.

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