Capitolo 6:

1.3K 51 0
                                    

Mi svegliai e ritrovai mio fratello Romeo accanto a me, che dormiva profondamente.
Ho sempre amato il rapporto che ho con i miei fratellastri. Loro sono davvero tutto per me.


Mi alzai cercando di non svegliarlo, esso si mosse un poco ma continuò a dormire beatamente, gli scattai una foto e poi scesi in cucina.
"Buongiorno" dissi sbadigliando e sedendomi nel tavolo imbandito
"Buongiorno tesoro" disse mia madre mentre mi metteva davanti un piatto di pancake con del cioccolato fuso sopra.
"Oggi dobbiamo fare qualcosa?" le chiesi mentre mangiavo
"Si, di mattina andiamo a scuola per parlare col preside per vedere se possono farti seguire le lezioni da casa, dato che quando sarai incinta di sei mesi non ti sarà più permesso di farti vedere in pubblico." disse friggendo altri pancake, abbassai lo sguardo e mi toccai la pancia.
"Non capisco cosa ci sia di male mamma! Sono incinta, non c'è bisogno di sapere chi è il papà. Io non voglio stare tre mesi chiusa a casa, ti sembra normale?" dissi spingendo il piatto sul tavolo, per i troppi nervi mi era passata la fame.
"Tesoro..." mi guardò abbassando lo sguardo
"Non penso che quando tu eri incinta di me, il nonno ti abbia tenuta in casa per tre mesi, lui ha fatto di tutto per farti avere una vita normale. Voi nemmeno vi state battendo per me." mi alzai "vado a prepararmi." dissi salendo in camera mia, fortunatamente mio fratello se ne era andato.


Presi il mio accappatoio rosa e il telefono, poi andai in bagno, mi spogliai, misi la musica e lo posai nel mobile del bagno ed entrai nella doccia enorme.
Mi lavai per bene, mi feci lo shampoo ed uscii dalla doccia, indossai il mio accappatoio e lo attaccai lungo la mia pancia gonfia. Mi guardai allo specchio, tolsi il cappuccio dell'accappatoio liberando i miei capelli biondo cenere, presi il phon da uno dei tre cassetti presenti sull'armadietto che c'era in bagno, lo attaccai alla presa ed inizia ad asciugarli.
Quando finalmente ero pronta mi avvicinai allo specchio e mi guardai. Indossavo una semplice T-shirt di H&M gialla, i pantaloncini blu e ai piedi le vans dello stesso colore dei pantaloni. Decisi di lasciare i capelli sciolti, misi un po' di mascara e un lucida labbra, presi la mia borsetta blu a tracollo, mi diedi un'ultima occhiata allo specchio e scesi giù.
Trovai mia madre che preparava il borsone per mia sorella, presi la bambina in braccio e mi regalò un fantastico sorriso mostrandomi i due dentini.

***

Tornammo a casa, ed io ero abbastanza incazzata.
Naturalmente il preside accettò. Mi spiegò la prassi che consisteva nel scegliere le materie di studio, io avevo scelto psicologia, italiano, storia, anatomia, biologia ed inglese; dopo mi disse che ogni giorno sul mio indirizzo E-mail mi sarebbero arrivati le pagine dei compiti, e mi sarei dovuta presentare a scuola solo per le verifiche e gli esami.
In oltre promise di mantenere segreto il motivo per cui studiavo da casa e che se qualcuno della scuola avesse messo in giro la voce che io fossi incinta, lui sarebbe risalito al colpevole e poi avrebbe preso dei seri provvedimenti disciplinari.
Che poi per me potevano anche dirlo.
Tanto tre mesi dopo tutto il mondo lo avrebbe saputo.
E non penso che la gente pensi ancora nel 2011, che i bambini li porta la cicogna, quindi poi sarebbero arrivati ad un dunque.


Trovavo inutile tutte queste idee che avevano fatto i manager, ma non potevo dire niente. La regola numero uno della fama è questa: "accettare qualsiasi cosa ti venga imposta dai tuoi manager, loro lo fanno per te ed il tuo futuro. Non metterti mai contro i tuoi manager, perché potrebbero far finire tutto " ed è vero.
I manager riescono a coprirti anche i tuoi peggiori guai, riescono a coprirti sempre, inventandosi storie impossibili, ma costruite così bene che anche il miglior scienziato ci caschi.
Passai tutto il resto della mattinata a dare una mano in casa, cucinare, e badare alla mia sorellina di sette mesi.
Di pomeriggio, qualcuno bussò alla porta e Brooklyn andò ad aprire.
"Non c'è Cara" disse
"Lo so che è qua, non mi prendere per il culo!" riconobbi la voce di Liam, posai il peperone che stavo tagliando e andai verso la porta d'ingresso.
"Brooklyn va ad aiutare mamma okay? Ci penso io con lui." gli sorrisi e gli accarezzai la testa, il bambino annuì ed andò in cucina. "Che ci fai qua?" uscì dalla porta e mi chiusi fuori con lui.
"Pronto, i messaggi di ieri sera. Ti avevo chiesto se potevamo vederci e tu mi hai risposto sì, quindi eccomi qua!" mi diede dei piccoli colpetti sulla fronte "metti in moto la tua materia grigia" rise
"Ah ah ah ah, molto divertente." lo guardai, era vestito con una camicia a quadri rossa, un paio di jeans e un giubbotto.
Notai che aveva un pacchetto in mano "Devi darmi niente?"
"Cosa io? No." fece finta di niente.
"Il pacchetto." glielo indicai.
"Ah questo hahahaha non è per te, ma per tua sorella, anzi fammi entrare fa freddo." disse e bussò alla porta
"Non penso-" mi bloccai quando ad aprire fu David.
Era sicuramente entrato dalla porta sul retro, visto che non era in casa prima che Liam arrivasse.
Vidi la faccia di David cambiare, da dolce e serena, si fece scura, i suoi occhi puntavano Liam.
Avevo un brutto presentimento.

"Signor Beckham che piac-" non fece in tempo a finire la frase che il pugno di mio padre entro in collisione con la guancia destra di Liam. Liam indietreggiò e si toccò la guancia dolorante, si tolse il giubbotto, gettò il pacchetto per terra e saltò sopra David, iniziarono così a prendersi a botte, Liam era sotto e le stava prendendo di santa ragione.
Restai a fissarli senza riuscir a far niente, loro due si picchiavano, dopo un po' vidi del sangue uscire dalla bocca di Liam, andai verso di loro e cercai di calmarli
"Basta vi prego" iniziai a piangere "basta" urlai, e mia madre corse fuori e riuscì a staccarli, prese David che ancora voleva picchiare Liam.
Io andai da Liam, che tremava come una foglia, lo guardai e vidi il suo volto insanguinato.
"L-Liam" cercai di toccarlo, ma esso si spostò e scoppiò a piangere.
"Aspettatevi notizie dal mio avvocato, addio. E sai, io ero venuto fin qua per dirti che avevo lasciato Danielle, ma sai che ti dico? Puoi crescertelo da sola il tuo caro bambino, a me non me ne fotte un cazzo. E ricordi quando ti ho detto che ti amo? Bene scordatelo perché non è vero, mi fai schifo, come mi fa schifo quell'uomo laggiù -indica David che cercava di liberarsi dalle braccia di mia mamma per ucciderlo-." prese il giubbotto ed andò via.

Uscì dal cancello e sentì una macchina partire, era sicuramente venuto con Louis, perché lui è l'unico che ha la patente.
Guardai David, che in confronto a Liam non aveva niente, lo guardai facendo no con la testa mentre delle lacrime m'irrigavano il viso, lui si avvicinò e alzò una mano "non toccarmi" mi allontanai, presi il pacchetto ed entrai in casa, corsi in camera mia e mi chiusi dentro piangendo.


Non so se faceva più male, il fatto che il mio patrigno abbia picchiato il mio fidanzato? Padre di mia figlia? In quel momento non sapevo cosa eravamo, o le parole che mi aveva detto il mio non so che cosa.


Mi sedetti sul letto a gambe incrociate e aprì il pacchetto a pois grigio.
Dentro c'era: una scatola, dei cioccolatini ed una lettera.
Per prima cosa aprì la scatola, dentro trovai un body per neonati di Batman, un pettine per neonati, ed un set per il bagnetto. Controllai la taglia del body ed era di 0-3 mesi, "sicuramente lo avranno aiutato. " pensai, comunque, mangiai i cioccolatini e tenni i profumi, il pettine il body di lato.
La lettera, invece, la strappai, non m'interessava niente, dopo quello che mi aveva detto, con me aveva chiuso per sempre.


Dopo qualche ora passata a fare zapping in tv, David venne a bussare alla mia porta, io non risposi, non mi andava di sentire le sue scuse.

WARRIOR. {A Liam Payne FF}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora