Capitolo 9. Cos'ho combinato!?

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Andy's pov

Tentai di baciarla. Avvicinai il mio volto lentamente e "pericolosamente" al suo.
I nostri nasi si sfiorarono.
I nostri corpi erano abbastanza vicini da farmi sentire il movimento del suo addome che seguiva il ritmo dei suoi respiri. Sentivo il mio cuore che batteva all'impazzata e sentivo che da un momento all'altro avrebbe smesso di battere per quel mix perfettamente imperfetto di emozioni che provavo in quel minuto.
Sentivo tante cose in quel minuto.
Ma vedevo anche.
Vedevo la sua espressione confusa.
La leggevo la confusione nei suoi occhi.
Leggevo nei suoi occhi tutto ciò che le ho sempre tenuto nascosto.
Leggevo nei suoi occhi la sua incomprensione di quel mio gesto.
Leggevo nei suoi occhi la sua delusione.
Leggevo nei suoi occhi quel qualcosa che non avevo compreso per tanto tempo e che continuavo a non comprendere.
Leggevo nei suoi occhi la rabbia per quel che stavo per fare.
E poi...
<< Andy lasciami! Mi hai afferrata. Non sono caduta. Grazie mille per non avermi fatto cadere, ma vorrei rialzarmi.>>

La guardai spaesato. E la feci alzare.
<< Andy.. Il mio polso..>>
Quando si stava alzando la prima volta l'ho trattenuta afferrandola per il polso e senza volere lo stavo ancora stringendo.
<< Si.. Scusa>> dissi dispiaciuto.

<< Vuoi tornare a casa?>> le chiesi dopo un po' per rompere il Silverio sperando che mi dicesse di no.

<< Si per favore. Sono un po' stanca>> disse con lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi lucidi ma con voce cauta.

<< D'accordo>> dissi cautamente.

Durante il tragitto in macchina non osò parlare nè riguardo quanto era successo pochi minuti prima, nè riguardo qualcos'altro.
Nemmeno io osai parlare.
Mi limitai a pensare. E pensavo troppo.
Pensavo alle conseguenze di quel gesto. Pensavo a come avrei voluto che fosse stata la sua reazione. Pensavo a quanto ero stato un idiota. Mi rinfacciavo di aver ceduto alla mia tentazione in un momento così stupido, quando poi ero riuscito a resisterle in occasioni molto più "difficili".
Avrei tanto voluto sapere a cosa stesse pensando in quel momento. Volevo sapere se l'avrebbe detto a Valerie.
Volevo sentire la sua voce e sapere tutto ciò che pensava.

Arrivammo a destinazione. Scese dall'auto salutandomi e ringraziandomi per la cena. Ma il suo tono di voce era cambiato. Era vuoto e molto probabilmente deluso. E con un velo di freddezza.

Arrivai a casa. Tolsi le scarpe ed i vestiti. Spensi il cellulare. Mi misi il pigiama e mi stesi sul letto, pensando che addormentandomi avrei dimenticato in parte qualcosa -anche se era impossibile- o che almeno mi sarei convinto che era tutto un sogno.
Dopo tempo che ero sul letto tentando invano di dormire, decisi di andare in cucina e bere qualcosa. Guardai l'orologio in cucina e notai che erano le 4 del mattino.
Il pensiero di ciò che stavo per fare e della reazione di Mia mi tormentavano.
Mi sentivo soffocare. Non riuscivo a non pensare di averla persa.
La sensazione di soffocamento aumentava sempre di più. Iniziai a gironzolare per casa come un pazzo tenendo le mani trai i capelli.
Notai in un angolino un vecchio mobiletto di mio padre. Ricordo che non lo apriva quasi mai. Solo qualche volta quando veniva a trovarlo un suo caro amico di vecchia data.
Cercai la chiave ed aprii il mobiletto. Trovai tanto alcool e molti liquori. L'ultima volta che avevo toccato qualcosa di alcolico era stato mezz'ora prima dell'incidente.
Presi una bottiglia di vodka liscia, la aprii e iniziai ad affogare tutti i brutti pensieri con i primi tre sorsi.
Uscii fuori il terrazzo e mi sedetti sulla sdraio guardando le stelle e ingerendo vodka liscia.
Bevuto poco più della metà della bottiglia iniziai a perdere i sensi e finii con l'addormentarmi.

<< Andy... Andy... Andy svegliati>> disse una voce familiare ma non riuscii a distinguerla.

<< Cosa ti ha ridotto in questo stato?>> chiese con un tono misto tra la preoccupazione e il rimprovero.

<< Una ragazza>> sbottai.

Non avevo voglia di parlare e avevo un mal di testa tremendo. Avevo la sensazione come se un trapano mi stesse perforando in modo imperterrito il cranio.
<< Da quando in qua una ragazza ti riduce in questo stato?>>

<< Da quando sono innamorato. >>

<< Chi è la fortunata?>>

<< Una ragazza che non posso amare apertamente>> feci una pausa e poi dissi << scusa Caroline ma non ho molta voglia di parlarne>>

Si. Avevo riconosciuto chi era quella persona con voce familiare e volto familiare. Era mia sorella Caroline che era appena tornata da Madrid per farmi visita.
Mi alzai e dato che non riuscivo a stare in piedi in modo stabile, mi feci accompagnare da mia sorella nel bagno così che potessi farmi una doccia fredda.
Dopo la doccia mi vestii e mi resi conto che avevo decisamente bisogno di cambiare aria.

Mi diressi verso la porta di casa per uscire a fare una passeggiata, la aprii e...

**spazio autrice**
Ciao ragazzuoli!! Come va?
Piaciuto questo capitolo?
Voglio sapere cosa ne pensate e voglio sapere cosa vi aspettavate quindi COMMENTATE IN TANTI.
PROSSIMO CAPITOLO A PIÙ DI 5 STELLINE.
Ve se abbraccia, ve se bacia e ve se ama. 💕🙈😘
-Fede 💕

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