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Cespugli di fiori rossi circondavano l'ampio prato verde. L'intenso odore erbaceo della vigna alla sua sinistra la fece voltare, per appurare la breve distanza che vi era tra lei e il vigneto, così vicino da poterlo quasi toccare.

Improvvisamente, sembrò che il bambino l'avesse notata, ma il buonsenso della giovane necessitò di un attimo per ricomporsi.

Poi, le si mozzò il fiato.

Jylin ebbe la sensazione di non essersi mai trovata di fronte a un pericolo così complesso. Quasi di certo lo avrebbero commutato come una terribile disgrazia, non potevano certamente accusarla per quanto sarebbe accaduto, tuttavia non si sarebbe nemmeno aspettata di passarla liscia, in fondo, la sua prestazione con il pugnale aveva attirato l'attenzione di molti passanti.

Quel povero ragazzino stava per essere assassinato, e il peso di quei secondi si ritorse contro di lei, facendole provare un senso di sofferenza che marciò tortuosamente lungo tutta la sua schiena, fino a introdursi nelle viscere della sua anima cupa.

Inspirò, obbligando l'aria gelida ad arrivarle ai polmoni, e con lo stomaco che le si rivoltava, urlò: «Scappa!»

Nelle scuderie vicine, il principe Falkor Bluedragon, in sella al suo maestoso stallone nero, la notò. Senza esitazione, sollevò le redini e con una pressione dei talloni incitò il cavallo a galoppare verso di loro. La sua reazione fu fulminea, quasi istintiva: l'arco si alzò con grazia, la corda si tese e la freccia volò con una precisione millimetrica, fendendo l'aria con un sibilo acuto. Colpì il pugnale a mezz'aria, facendolo volteggiare e cadere a pochi passi dal giovane.

Un silenzio teso li avvolse. Le labbra di Jylin si piegarono in un breve sorriso, prima di chinarsi e appoggiare i palmi delle mani sulle ginocchia, liberando finalmente il gelo che aveva serrato i suoi polmoni.

Con una statura imponente e l'armatura scura, Falkor scese agilmente da cavallo. Posò una mano sulla spalla del giovane, che presto si allontanò, lasciandoli soli.

In un batter d'occhio, era già di fronte a lei.

Jylin alzò lo sguardo dall'erba per incontrare i suoi occhi, che brillavano di una rabbia impetuosa. Nonostante fosse sorprendentemente raziocinante, metodico e bello, il suo volto era una maschera di furia sul punto di esplodere. Jylin, cercando di stemperare la tensione, strizzò gli occhi, ma il rancore del principe non sembrò diminuire.

Pareva all'opposto un baluardo di sicurezza, dalla figura fieramente eretta, con i capelli biondo argentei che gli cadevano lungo le spalle. «Torna nelle tue stanze. Questo non è un posto per principesse.» Due intensi occhi misti tra il blu ceruleo e la polvere di stelle incontrarono i suoi.

Falkor risistemò l'arco e, con un passo sbrigativo, si piazzò innanzi a lei. Il suo viso, affilato e ben definito, mostrava una mascella pronunciata e zigomi alti che conferivano al suo aspetto un'aria regale. La forma allungata e armoniosa del suo volto era accentuata dalle orecchie appuntite, e lo sguardo penetrante era incorniciato da sopracciglia ben delineate e leggermente arcuate. Profumava di gelsomino, era come se il mese di aprile si fosse appena ripresentato.

«Maledizione, stavi per uccidere un ragazzino!» Lo sguardo della giovane corse subito sul suolo erboso, ignorando quello che il principe le stava rimproverando. «Non riesco a capire come fai a metterti sempre nei guai» parlò ancora lui, porgendole il pugnale. «Non usarlo più qua, ci siamo capiti?» la obbligò, con fare fraterno. I muscoli ben scolpiti si scorsero forse un po' troppo attraverso la camicia nera aperta sulla sommità.

Falkor era seducente, bello, misterioso come la notte. Stare in sua presenza aveva lo stesso effetto di una carezza tiepida, del sole che arrossava la pelle e la faceva scottare.

FIGLIA DEL FUOCODove le storie prendono vita. Scoprilo ora