UN ANTICO SEGRETO

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Coi capelli rossi aggrovigliati, Amadrien di Galdor si sforzò di sorridere al Cavaliere, mostrando due canini lievemente affilati che rendevano il suo viso meno gradevole di quando fosse. In fin dei conti, le leggende sui Signori della Notte non si erano ancora estinte, e c'era qualcuno che azzardava a confermare – e, alle volte, a testimoniare –, la loro esistenza.

«Spero di non aver interrotto qualcosa di importante, vedete, vorrei davvero tanto poter imparare da voi. Io odio Galdor, ed Evander mi sembra un regno così bello, con persone amorevoli, feste, Cavalieri.»

"Per tutti i Santi", pensò Brom, e fece un profondo sospiro, ma aveva la gola talmente stretta da non riuscire a proferir parola.

Amadrien non sembrò notare che il Cavaliere gli fissava la fronte madida di sudore con un lieve disgusto. «Vedete,» continuò il Galdoriano, «signor Brom, voi mi date l'aria di essere davvero un gentil uomo, e si dà il caso che, di gentil uomini intendo, ne siano rimasti ben pochi. Oh, che maleducato sono, quello che voglio dirvi è che...»

«Altezza, dovrei...» furono le uniche parole che Brom riuscì ad articolare.

«... credo di pensare le cose pressappoco nello stesso modo vostro. Voi siete uno dei migliori Cavalieri della Somma Sovrana, e vi confesso che mi piacerebbe imparare da voi» continuò l'elfo. Parlava come un ragazzino, e le frasi che metteva in piedi non avevano un gran senso.

Brom aveva sentito vagamente a parlare della pazzia, probabilmente perché era un qualcosa che non si era ancora scoperta del tutto, ma Amadrien gli faceva pensare al contrario.

«Che assurdità andate dicendo, Altezza? Il vostro posto è a Galdor, nel vostro regno, a servire vostro padre e vostro fratello dopo di lui!» si affrettò a rispondere.

Amadrien non aprì bocca, restò zitto per vari minuti.

«Perdonatemi,» continuò allora Brom, posandogli una mano sulla spalla, «ora devo andare.»

Il rosso lo seguì a passo spedito. «Le maniere di mio padre sono molto... dure. Lui non ha la finezza della Somma Sovrana del Palazzo Bianco. Mi farebbe molto piacere servire qui, piuttosto che a Galdor.»

Brom alzò gli occhi al cielo, si voltò e si posò una mano sul viso, stropicciandosi gli occhi. «E va bene. Se il vostro regno ve lo concederà vi addestrerò io stesso. Fino ad all'ora, non interrompete le mie mansioni. Buona giornata, Altezza.»

Amadrien sorrise, esponendo nuovamente quei denti agghiaccianti. «Vi ringrazio, vi ringrazio tantissimo!» esclamò dalla gioia.

Brom ricambiò il sorriso, con un'espressione esasperata. Amadrien non assomigliava per nulla a quel perfettino di suo fratello.

«Quanti anni avete?» gli chiese.

Il Galdoriano rispose sbrigativo. «Diciassette, signore.»

Brom si stropicciò di nuovo gli occhi. «Voi sapete che dovreste avere almeno vent'anni per essere Cavaliere, non è vero?»

Il principe non sembrò affatto preoccupato. «Vorrà dire che sarò il più giovane dei Cavalieri» sorrise ancora.

Inquietante era l'unico aggettivo che veniva in mente a Brom. Quelle aguzzine e orripilanti zanne gli facevano accapponare la pelle.

«Vi sbagliate. Il Generale Bluedragon e sua Altezza, il principe Aryon, erano Cavalieri già molto prima dei diciassette anni. Tuttavia, loro sono di sangue reale» disse, e si incamminò lungo il corridoio, alla ricerca di Majra. Sapeva che l'avrebbe trovata nella Grande Biblioteca, appena dopo la Sala del Trono.

«O, bene!» esclamò il Galdoriano. «Allora non ci saranno problemi, anch'io sono di sangue reale.»

Brom strinse i denti. Intollerabile era il secondo aggettivo, perfetto per descrivere Amadrien. Si girò frettolosamente, ma l'elfo gli stava già alle calcagna. «Perfetto» mormorò innervosito. «Quando avrete un consenso scritto da parte del vostro re, allora venite da me.»

FIGLIA DEL FUOCODove le storie prendono vita. Scoprilo ora