30

157 24 287
                                    

𝐂𝐔𝐎𝐑𝐄 𝐃𝐈 𝐓𝐄𝐍𝐄𝐁𝐑𝐄


Era passato già un giorno dall'attacco del demone, in questo momento gli unici squarci di sole che erano rimasti stavano sommergendo la brughiera dalle mille sfumature dell'oro, e le tenebre cominciavano a giungere fulminee sul regno.

Il Generale posò con durezza la spada sulla mensola di legno a ridosso della porta e si avviò nervoso verso il centro della stanza. Sospirò mentre si rigirava tra le mani una pergamena incerata dal sigillo reale da inviare al regno di Crilan, a est da Evander. Ma di negoziare per riscuotere ulteriori Cavalieri incolti, Falkor ne aveva le tasche piene. Era inutile continuare a pregare che arrivasse una vera armata, quando persino dall'altra parte del mare tutti avevano paura degli orchi e non avrebbero messo piede a Evander nemmeno sotto tortura.

Lasciò cadere il rotolo di carta sul pavimento non appena si accorse di averlo accidentalmente macchiato del sangue di Jylin.

Lo guardò con sgomento, la stessa espressione con cui aveva guardato Lorter mentre gli affidava la Greendragon e usciva dalla stanza della guarigione controvoglia.

La mandragora, l'oppio e il giusquiamo – gli aveva assicurato il giovane medico – avrebbero fatto miracoli su di lei, non solamente per quanto riguardava il fattore anestetizzante, ma anche quello magico. "Ogni simile cerca il suo simile, Altezza" aveva detto Lorter, facendo così riferimento a quanto la mandragora fosse simile alla principessa.

L'attesa sembrava infinita, Falkor iniziò a sfregarsi burrascoso i palmi e si ritrovò a osservare appena fuori da una delle sette finestre che rivestivano la lunga parete. All'esterno, Gusia correva in direzione dell'ingresso. La seguì con lo sguardo, finché la sua sagoma non scomparve sotto al ballatoio.

La sala in cui si trovava non era di grande importanza per il regno; era solo una stanza, una delle più piccole in realtà, anche se al suo interno ci potevano stare benissimo una trentina di persone.

Era più che altro una grande sala da tè.

Sul pavimento in legno chiaro posava un grande tappeto rosso che era quasi impossibile non notare. Le pareti erano ricoperte da una tappezzeria chiara, con delle delicate rifiniture bordate d'oro e incantevoli colonne dipinte a mano che si estendevano sui quattro angoli. Le tende sulle finestre erano costituite da drappi di preziosi tessuti fiammeggianti, sovrapposti ad altri più scuri e ombreggiati. Contro i muri c'era la mobilia, dove al suo interno era possibile intravedere l'argenteria più bella. I lampadari di cristallo scintillavano, facendo riflettere la luce delle piccole gemme appese. In fondo, appena sotto allo stemma reale, si trovava un camino aureo, accostato da due preziosi candelabri della stessa tonalità. Non un solo pezzo stonava con l'altro.

In quel momento, Elysian spalancò la porta. «Altezza» bofonchiò scosso non appena vide il Generale. «La principessa...»

«Jylin è con il medico di corte e sua madre nella stanza della guarigione» rispose lui, cercando di sopprimere il senso di colpa che stava provando.

«Le dame a corte stanno facendo girare la voce che sia... morta?» esitò Elysian.

Falkor lo guardò con uno sguardo gelido. «Chiedo scusa?» esclamò acido.

Elysian sbiancò. «Io-io ho sentito dire...»

«Quello che hai sentito dire non corrisponde alla verità, razza di idiota» proferì Falkor e si sedette con aria snervata, mordicchiandosi il dito indice. «Per quale motivo sei venuto qua?»

A quelle parole, Elysian non seppe come ribattere. «Sono stato convocato dal principe Aryon. Credo abbia bisogno dei miei servigi.»

Falkor lo squadrò poco sorpreso e si concentrò sul suo strano abbigliamento. «E intendi servirlo vestito in quel modo?» chiese con poca garbatezza. «Lo sai che ti rispedirà a casa e chiamerà qualcun altro al posto tuo. Ti ha dato degli abiti consoni, non puoi servire il tuo futuro re vestito come un contadino.»

FIGLIA DEL FUOCODove le storie prendono vita. Scoprilo ora