NEL MARE DEI RICORDI

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Andreina discese la lunga rampa di scale che portava al piano inferiore della casetta, dove ad attenderla c'era un salottino quadrato sulla destra e un piccolo cucinino a sinistra, nel quale ci poteva entrare a malapena una persona.
Non appena varcò la porta per il salotto, corse a sedersi sulla poltrona in stoffa marrone, sporca e impolverata; posò i piedi sul tavolino basso davanti a lei e accavallò le caviglie. «Non ricordavo che questa casa fosse così stretta» mormorò, osservando Elysian che la fissava dall'altra parte della stanza.
«Forse sei solo tu che sei diventata troppo alta?»
Lei sbuffò, rivoltando gli occhi. «Sssh, non dirlo troppo forte, o crescerò ancora di chissà quanti centimetri.»
Elysian ridacchiò. «Che spiritosa. I sette anni all'estero non ti hanno insegnato nulla?»
Schioccò rumorosamente la lingua, incrociando le braccia al petto e gli indirizzò uno sguardo di sfida. «Oh, caro mio, mi hanno insegnato più di quanto immagini.»
Lui si avvicinò lentamente, contando ogni singolo passo che li sperava. «Davvero? E cosa? Se posso sapere.»
Andreina drizzò la schiena e mise i piedi a terra, posando i gomiti sulle ginocchia. «A farti il culo, tanto per iniziare.»
Lui si fermò a meno di due braccia di distanza da lei, guardandola stranito. «A farti... cosa?»
Andreina scoppiò a ridere. «Il culo» ripeté divertita. «Oh, e a inseguire quello stronzo di mio padre per avermi fregata.»

L'espressione di Elysian pareva essere sempre più disorientata, confusa. Si lasciò cadere le mani lungo i fianchi e corrugò la fronte, alzando l'angolo di un labbro per due, tre, quattro volte.

«Chi diavolo ti ha insegnato a usare questo linguaggio così rozzo?»
Andreina si alzò, inarcò un sopracciglio e si posò una mano sull'anca. «La risposta che cerchi, mio caro, è pirati.»

Lui spalancò la bocca, rimanendo in quella posizione per qualche istante. Rivoltò poi gli occhi all'indietro e si spostò verso le finestre, dove ad attenderlo c'era il panorama lungo il quale sorgevano lunghi campi verdi e ondulati, alti alberi ancora pieni di foglie e qualche educato cittadino intento a raccogliere fiori ed erbacce varie.

«Ho viaggiato per la maggior parte del mio tempo in diverse navi, accompagnata da uomini e donne che amavano definirsi "pirati". Con il tempo ho capito che lo erano davvero, non mentivano affatto. Mi hanno insegnato molte cose: come usare le bussole, a leggere le cartine, a navigare, cacciare, pianificare assedi, fuggire da un attacco, combattere, parlare. Mi hanno insegnato la loro lingua, altre lingue, anche quella elfica e quella che parlano oltre i monti dei draghi. E prima che me ne rendessi conto, sono diventati la mia famiglia. Quando mio padre... quella carogna, mi ha fatto arrivare una lettera da uno dei suoi uomini, nel quale diceva di aver urgentemente bisogno del mio aiuto e del mio denaro — che avrebbe usato per il nostro bene, e che mi avrebbe restituito interamente in breve tempo —, mi sono imbarcata verso queste terre e, una volta scesa nell'isola delle pietre, l'ho aspettato per sei giorni. Inutile dirti che non è mai arrivato. Ovviamente non avevo nulla, ero nella miseria e stano patendo la fame. Ho iniziato a cacciare inoltrandomi nelle terre di Kael, il re del Castello Nero. Ho dovuto uccidere delle sue guardie per sopravvivere; uno di loro mi ha aiutata, ed è stato grazie a lui che sono riuscita a scriverti mesi fa, per dirti che sarei arrivata qui.»
Elysian la interruppe, e disse: «Mi è arrivata, e mi è arrivata anche quella di tuo padre, o meglio... lui ha lasciato una lettera sul mio tavolo prima di partire. Diceva che sarebbe andato a prenderti a Nord, e che ti avrebbe riportata a casa nel giro di due o tre giorni. Quando non l'ho visto arrivare pensavo aveste cambiato idea, date le improvvise morti e le strane cose che stavano succedendo in paese.»
Lei rise, una risata colma di odio e di disgusto. «Quel bastardo non è mai venuto. Durante la mia sosta nelle terre di Kael, l'uomo che aveva assoldato per recapitarmi la sua lettera mi trovò, e mi disse che era scappato non appena gli era arrivato il mio denaro. Quel...» si fermò prima che dalla sua bocca uscissero altre parole, ma riprese subito dopo aver tratto un lungo respiro. «Ormai saprà, sempre che non sia già morto, che sono riuscita a raggiungere Evander, e che lo ucciderò personalmente con le mie mani se mai dovesse rimettere piede qui.»
«E tutte queste valigie? I vestiti, il nuovo denaro, il cibo, la carrozza... come sei riuscita ad avere tutte queste cose?»
«Il cavaliere che mi ha salvata era anche il migliore amico di Kael. Mi ha dato tutto quello che poteva, mi ha accudita e ha curato le mie ferite. Quando Kael seppe cosa aveva fatto... lo uccise.»

Sulla faccia di Elysian danzarono la paura, la rabbia e infine l'accondiscendenza. Aveva capito che tra loro due era nato qualcosa, e allo stesso tempo era morto.

«Come si chiamava?» chiese, con le viscere che gli si contorcevano.
Andreina lo guardò. Le labbra le fremettero e girò di scatto la testa verso le finestre. «Azar» rispose.
Elysian ripeté a bassa voce quel nome, poi disse: «Azar significa "fuoco", nella lingua antica.»
«Nella lingua elfica» lo corresse lei.
«Ma gli elfi ora parlano la nostra lingua» sostenne lui.
Andreina scaturì un'espressione torva. «Tra di loro parlano come meglio preferiscono. Se hanno voglia di parlare nella lingua elfica lo fanno. Sono dei farabutti bugiardi.»
«E Jylin?» la voce di lui parve incupirsi non appena pronunciò il nome dell'amica.
Lei lo squadrò da cima a fondo. «Non parlo di quelli come lei. Parlo di quelli di Galdor e di quelli delle terre oscure e Nord.»
«Gli elfi sotto il comando di Orgrom il Supremo?»
«Quelle troiette ripugnanti parlano in modi che nemmeno ti immagini. E quasi certamente farebbero cose molto peggiori se non ci fosse lì Orgrom a punirli.»
«Questo come lo sai?» domandò perplesso, avvicinandosi.

Andreina fece un passo indietro e andò a scontrarsi con la poltrona. Non appena si rese conto dell'errore commesso nel rivelargli quella cosa, si fece coraggio e lo guardò incollerita. Nei suoi occhi si svincolavano fiamme di ira, ma ormai non poteva più tornare indietro o cancella quanto aveva detto.

«Anni fa, io e Ahren, un ragazzo che si imbarcò nel mio stesso periodo, navigammo sulle acque che fiancheggiavano le coste dei territori dei Balkros. Oltre il monte, Orgrom e alcuni dei suoi servi ai livelli più alti, quelli che loro chiamano "gli spietati quattro del Supremo", punirono degli stupidi elfi oscuri che gli disobbedirono, utilizzando la magia per scopi non strettamente legati alle loro leggi.»
«Mi stupisce che tu sappia tutte queste cose. Spero che tu e quel... Ahren, non siate stati così sciocchi da entrare irresponsabilmente nelle loro terre.»
Lei ammiccò un sorriso che si vide appena spuntare nell'angolo destro delle labbra. «Oh, lo facemmo eccome. Dopo aver ancorato la nave a un miglio di distanza, ci avvicinammo alla terra con una piccola zattera che Alilith, una donna della nostra ciurma, costruì in caso di naufragio. Una volta arrivati sulla riva, la nascondemmo e ci avviammo verso il monte, addentrandoci in boschi così bui e macabri che non pensavo avrei più rivisto la luce del giorno.
Per nostra fortuna non piovve mai, o avremmo lasciato le tracce sul terreno fangoso. E quando, dopo un giorno e mezzo di cammino arrivammo alla montagna, vedemmo tutto, scoprimmo alcuni dei loro segreti e ci facemmo beffa dei loro strani comportamenti, delle loro abitudini.» Fece una breve pausa, spostando lo sguardo dalle finestre a Elysian, che la osservava guardingo. «Giorni fa, quando stavo giungendo verso il paese, ho potuto assistere a uno degli scenari più singolari e notevolmente misteriosi di sempre. È stato così improvviso e terrificante allo stesso tempo.»
Passarono diversi secondi, prima che Elysian riuscisse a chiedere: «Cos'è successo?»
«Una strana e potente luce bianca è emersa da una delle stanze del regno, estendendo il suo raggio per qualche metro oltre i giardini, in direzione del paese. Allo stesso tempo, da nord, dove sorge il regno dei Balkros, un'agghiacciante grido, che suppongo venisse da Orgrom stesso, si è divulgato in gran parte del bosco, tanto che persino io ho potuto udirlo fino a qui, e ancora allo stesso tempo, un'immensa luce di un vivace e acceso verde si è fatta largo sopra tutta la loro area, arrivando quasi a solleticare le nuvole in cielo.»

Elysian non aprì bocca, ma dentro di sé sapeva che cos'era quella luce bianca di cui parlava Andreina.
La vecchia doveva essersi sbagliata quando aveva annunciato che la principessa non avrebbe più posseduto nemmeno un frammento dei suoi poteri.
E sapeva anche che quella cosa avrebbe portato solo problemi.

Andreina sgranò gli occhi in direzione del piccolo camino in pietra alle spalle dell'amico. «Io credo proprio che vi siate tutti sbagliati. Credo che ci sia qualcuno con poteri molto più elevati della regina, e che quel qualcuno non sappia nemmeno dell'immensa forza che le scorre nelle vene.»

SPAZIO AUTRICE
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Buon pomeriggio a tutti, cari lettori^^

Sì, questo capitolo è decisamente più corto rispetto agli altri, ma (forse) ho deciso che alleggerirò un po' la scrittura (solo ogni tanto🤣)

Detto ciò, che cosa ne pensate di quanto detto nel capitolo?
Come vi sembra Andreina?

Vi aspetto nei commenti,
A presto ◡≦❤️

FIGLIA DEL FUOCODove le storie prendono vita. Scoprilo ora