|| Troppo corto ||

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Capitolo 11

⁣Noi veniamo dalle stelle sapete,
spesso ce ne dimentichiamo, troppo spesso. Le stelle brillano di luce propria, non si fanno spegnere da ciò che hanno intorno  perché sanno di essere uniche, non hanno bisogno di parlare per essere comprese e fanno delle loro cadute il più grande degli spettacoli.

Le stelle sono immobili perché sanno che chi vorrà troverà sempre un modo per raggiungerle.

Perchè le stelle sono quelle che non fanno rumore ma quando sarà buio chiunque verrà a cercare.

Poteva essere solo un inganno.
Un trucco per qualcosa che in realtà non era mai stato, un fidanzato. Se ci penso, non avevo ancora chiesto a Newt se eravamo conferma o solo degli scopa-amici.

Non eravamo niente..

Ci piacevamo, anzi, solo io gli piacevo. Ma non come lui piace a me, io lo amavo. Ma lui lo sapeva?

Evidentemente no. Dirglielo sarebbe stato tragico, avrebbe rovinato tutto quello che tempo ho cercato di tenere insieme, pensando e masturbandomi solo, pensando al mio migliore amico.

Newt era semplice solo ai suoi occhi, la mattina si sveglia sempre con del trucco sparso sul viso, si vestiva con un mix completo tra arcobaleno e jeans neri attillati, aveva sempre qualcosa di colorato, di gay. Amava la sua comunità. Ci va sempre e solo con me, in fiere simili, se fanno domande scomode dove lui si sente a disagio, sono io che metto le mani avanti e mostro il mio lato destro. Newt usciva sempre, quando poteva si divertiva ma mai da solo. Ero, e sono, il suo regolamento da seguire.

Io invece non ero così.

Se mi va la sera esco, altrimenti me ne sto a casa a leggere o a guardarmi un film con Newt e Minho o a cucinare qualcosa di buono per questo trio. A volte mangio a tavola e apparecchio oppure mi siedo per terra con la schiena appoggiata sul divano. Mi chiama Newt. Lo vado a riprendere dolo un bicchiere di troppo. Lo porto qui e lo faccio addirmentare pensanso "cazzo, ora lo bacio" mo non lo faccio mai.

Sono sempre stato in grado di dare le cose di cui ho bisogno da solo, Newt era la mamma del gruppo, io il padre.

Newt, tranquillo, mette gli altri prima di se stesso, timido e ti cura; mentre io, thomas, ero sempre in giro a controllare la situazione, come fa un alpha col suo branco. Era automatico.

Una volta però, quando eravamo a casa mia, New cadde, si ruppe la caviglia, rischiando di doversela amputare.. da allora mi sono stato buono, lui ama divertirsi solo sotto stretta sorveglianza. La mia.

Quel giorno, quando Newt aveva i vibratori, Benjamin gli aveva parlato mentre Tess ed io facevamo ingelosire un amica. Newt sudava, rischiava di gridare d'aiuto e in un gerto senso lo aveva fatto, venendo da me in quelle condizioni.

<<Thomas ci sei?- Thomas!>> Disse, poi urlando, Sonya, facendomi tornare in me, mi spense la sua sigaretta sul braccio e d'istinto deglutii rovesciando il bicchiere; la guardai, e per poco non cacciai un urlo <<lizzie->> dissi solo, ma lei rise.

<<Oh pivello, lo sai che guardare e basta non aiuta i tuoi problemi -si guardò intorno, controllando il tutto- Newt?>> Con voce interrogativa, mi guardò con occhi da cerbiatta, era identica a lui.

<<T-tuo fratello ed io..->>

<<Avete rotto?>> Si portò le mani alla bocca, deglutendo un sospiro <<.....lizzie, non siamo mai stati fidanzati..>> esclamai deluso. Presto sentii come le oareti intorno a me si stessero timpicciolendo, la sensazione di chiuso era nella mia testa, mi dava presssione e la fretta di andare via da li. Il respiro si fece più forte, velocizzato, e vidi doppio.

Neverending Story - Storia InfinitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora