11 dicembre 2039
Due vite separate si rincorrono la notte, si riabbracciano incredule e meravigliate si domandano come abbiano fatto a persistere l'una lontana dall'altra. E si raccontano il modo in cui hanno riempito quella distanza soffocata, si stupiscono nel rendersi conto di essere state l'essenza reciproca e taciturna di ogni gesto commesso e passo compiuto. E si amano in seguito alla spasmodica ricerca di un compenso alla mancanza, dopo essersi perse, quanto prima e forse un po' di più.
Due vite separate riequilibrano il proprio destino in una camera di ospedale, il volto di Manuel è scoglio incastonato al petto, che argina la marea provocata dai suoi battiti impetuosi, le mani di Simone sono una candida carezza sulla pelle, che dipinge il pallore e imprigiona il tremore scaturito dalla paura.
«Ma come non crede in Babbo Natale?» volge incuriosito lo sguardo verso di lui, per farsi narrare l'ennesimo estratto della loro quotidianità, hanno le sembianze di avventurose favole.
Sono ricordi edificati nelle festività, quelle ripartite per evitare diventassero benzina, nello scontro silenzioso tra i due fuochi, mantenuti distanti con estrema fatica di Dante, Anita e Alex, pronto a fornire un porto sicuro ad entrambi, per non lasciarli ardere nella solitudine.
«Sarà che il travestimento di Alex l'anno scorso non è stato credibile ma dopo aver scartato i regali mi ha abbracciato e mi ha detto» tra le parole scandite con gioia, sgorga una lacrima commossa «questi non me li ha portati Babbo Natale, mica mi conosce e mi vuole bene come te, questi me li hai portati tu, ed è ancora più speciale perché tu sei solo mio papà, il mio Papà Natale.» una frase impressa nella memoria, intrinseca di un affetto viscerale che non necessita di nient'altro, se non della vicendevole compresenza.
Simone libera la sua fronte dalla cascata di ricci indomabili, per imprimere un bacio di immensa ammirazione verso quel padre che da solo, e senza chiedere aiuto mai, ha cresciuto il suo bambino raccogliendo tutto l'amore insito nell'universo per poi riversarlo su di lui.
«Lo sai che sei un papà straordinario, vero?» percepisce in gola la sensazione di aver perso troppo, nello stomaco l'incentivo a voler recuperare tutto, nel cuore la volontà di introdursi a poco a poco nella loro realtà.
«Non sono straordinario, quello che faccio io per lui è ciò che fanno anche gli altri padri con i propri figli.» Simone scuote la testa con convinzione, trapianta gli occhi nei suoi prima di scoprire il vaso di Pandora con la sua amara verità. «No Manuel, e noi ne siamo un esempio concreto. Mio padre se n'è andato di casa che ero poco o più grande di Jacopo, tu invece il tuo non lo hai mai nemmeno conosciuto.» dissente, non per smentire il complimento, ma per la purezza del suo sentimento privo di forzature «Ma loro due sono eccezioni.»
«Loro due sono stati degli stronzi. L'eccezione sei tu» cambia posizione, si gira su un fianco per osservarlo meglio attraverso la luce fioca che li illumina dal corridoio, mantenendo ugualmente il peso del suo corpo e delle sue emozioni su di sé, ormai e nuovamente una costante immutabile «e la famiglia che sei per quel bambino nonostante tu sia solo uno.»
Manuel dirotta la conversazione, che ai complimenti non ha mai imparato a reagire, e osa, perché per quanto sia stato felice, adesso è stanco di essere solo uno «da un paio di giorni però si è affezionato anche ad uno zio, ha detto che è buffo.» gli solletica la punta del naso con un dito, di rimando arriccia il suo «ah, buffo?»
«Si, anche se questo zio lo vizia troppo.» fa il finto tonto «io lo conosco di persona e non mi pare proprio.» si stuzzicano come un tempo, e cavolo se lo hanno desiderato entrambi «gli mette più nutella sulle fette biscottate» si avvicina al suo viso «gli fa sbagliare i testi delle canzoni per la recita» è a un centimetro da lui, può percepire i loro respiri mescolarsi «gli fa mangiare cotoletta e patatine invece che pasti salutari.» sostiene la tensione in attesa di una risposta «bene, non potrò mai cospirare contro di te con Jacopo.» scoppiano a ridere prima di far collidere le loro labbra in un bacio dolce, a cui ne segue un altro, e un altro ancora, fino a perderne il conto, come a recuperare tutti quelli mancati in sei anni.
STAI LEGGENDO
Sedici
Fanfiction«A sedici anni ti ho aspettato, in sedici anni ti ho amato e perso, dopo sedici anni e per sedici giorni ti ho ritrovato.» Sotto il cielo stellato Manuel si appropria del modo di dimostrare un ti amo di Simone e pronuncia un ultimo "vengo con te". D...